Il nome dei Della Robbia è legato a
Gallicano da due opere di eccezionale bellezza. I Della Robbia furono fra le
famiglie più importanti nella scena fiorentina e toscana del Quattrocento e del
Cinquecento.
Furono scultori e artisti specializzati
nella tecnica della terracotta invetriata.
I componenti della famiglia sono
diventati poi il simbolo delle maioliche
colorate, chiamate oggi robbiane.
Nella chiesa parrocchiale di San Jacopo vi è uno dei più fulgidi esempi di
questa tecnica, messa a punto da Luca
Della Robbia e che fu utilizzata a partire
dagli anni quaranta del 1400.
Grazie a questa pratica le opera dei Della Robbia prendono vita in una sorta di
tridimensionalità policroma.
Sulla navata sinistra della chiesa di San
Jacopo (altare di San Giuseppe) spicca questa pala d’altare, alta 3,38 metri
e larga 2,05 metri. Un’opera che per la
maestosità e i suoi colori colpisce subito l’occhio.
Le figure rappresentate al
suo interno con i loro gesti e i silenziosi
sguardi comunicano come mille parole. Nella lunetta superiore riconosciamo Dio mentre benedice i personaggi
sottostanti.
La figura principale è la
Madonna con il Bambino Gesù: tenera e realistica questa immagine, in cui
si vede il bambinello che stringe il dito
della Madre, mentre Maria con la mano
sinistra afferra il braccio di Gesù in segno di protezione. Gli altri personaggi
che attorniano Maria sono San Giuliano, San Benedetto abate, alla destra,
mentre alla sua sinistra San Giuseppe
e Santa Caterina d’Alessandria, sopra di
lei due angeli che, affiorando dalle nuvole, incoronano la Madonna.
L’opera è da sempre legata al nome di
Domenico Bertini, ritenuto probabilmente il committente della pala, anche se recenti studi portano alla luce nuovi documenti che riconduco l’erezione dell’altare
(1513) alla nobile famiglia Cheli.
IL TONDO ROBBIANO
Della stessa epoca è quest’altra opera, un vero e proprio gioiello: il cosiddetto “tondo robbiano” che rappresenta la “Madonna con il bambino”, un bassorilievo fatto
anch’esso in terracotta policroma invetriata. Il suo diametro è di una sessantina di
centimetri e rappresenta la Madonna a mezzobusto con il bambino Gesù a figura
intera.
Questo tondo nei tempi antichi era collocato al di fuori delle mura castellane, ed era sopra la fonte pubblica, situata nell’attuale Via Cavour (al tempo conosciuta appunto come via delle Fontane).
Dal 1960 quest’opera è stata spostata
sotto le logge del Palazzo comunale per preservarla dalle intemperie e sostituita
con una copia.
Il suo ultimo restauro risale al 2002.
Tanto belle erano (e sono) le terrecotte policrome “gallicanesi” che al tempo il museo degli Uffizi offrì una considerevole somma al Comune di Gallicano per vendergli questi prodigi artistici. Con intelligenza e lungimiranza la risposta dell’Amministrazione fu negativa e ancora oggi queste opere arricchiscono il nostro
patrimonio storico ed artistico.
Serena Da Prato
Fonte: L'Aringo - Il Giornale di Gallicano n. 21 Novembre 2024
Nessun commento:
Posta un commento