Il 2024 è stato l’anno del nostro viaggio a Capo Nord. Ecco il racconto scritto da Martina.
Primo giorno sabato 14 settembre 2024
Ore 9:30 partenza da Gallicano, temperatura 11°, destinazione Lichtenstein, km 572, orario previsto arrivo 16:45. Carburante euro 47,01 (€ su litro 1,569).
Ore 15:00 dogana Italia/Svizzera
Ore 15:15 chiamata delle ragazze: sono in casa (insieme) hanno preparato biscotti cookies e aspettano le amiche per mangiarli in loro compagnia.
Temperatura media giornaliera 23/25°, Km 6,6 galleria Passo San Bernardino, temperatura ingresso galleria 7°, interno 17°, uscita 12°. Prendiamo due caffè nell’area di sosta all’uscita della galleria di San Bernardino, costano euro 6,40 (il mio era macchiato!). Vento, prati verdi e montagne innevate intorno a noi.
Ore 17:45 arrivo nel principato del Lichtenstein, a Vaduz, la capitale. Camminiamo nel centro della cittadina, una leggera pioggia ci accompagna, visitiamo la cattedrale, intorno a noi opere d’arte moderna, in alto ci sovrasta il castello del principe. Attraversiamo a piedi il ponte sul Reno, di confine tra Liechtenstein e Svizzera tra Vaduz e Sevelen.
Alle 19:43 siamo in Austria, proseguiamo fino a Bodolz (Germania).
Prima notte in Maggiolina temperatura 11°.
Ore 22:00 silenzio intorno a noi, siamo in un piccolo paese, chilometri percorsi primo giorno: 668. Nell’unico ristorante che abbiamo trovato ancora aperto prendiamo due zuppe che ci vengono servite in bicchieri, di colore giallo (zucca), molto speziate, buone. Ci aiutano con l’ordine due signori gentili che cenano vicino a noi (parlano in inglese e ci consigliano la zuppa del giorno fuori menu).
Loro hanno parcheggiato fuori una Ferrari, noi la 500 con la maggiolina. Il Dani prende anche patatine fritte e caffè, per me solo zuppa e acqua. Lungo il viaggio abbiamo mangiato tutte le cose buone che la mia amica Edy ci ha dato al forno quando la mattina ci siamo salutate. Un suo pensiero, molto gradito.
Il Dani dorme già, ha guidato per 9:15 ore.
Liechtenstein: “pietra brillante“. Nella piazza centrale il palazzo del governo, a fianco la struttura moderna sede del parlamento, sopra il castello del principe, abitazione privata non visitabile. Unico rammarico: l’opera di Botero, scultura in bronzo lungo una strada della cittadina, vista solo in lontananza.
Secondo giorno domenica 15 settembre 2024
Svegli alle 5:30, ci alziamo alle 6:20 circa. Alle 6:37 siamo in macchina, pronti per partire con destinazione Amburgo. Orario previsto per l’arrivo: 14:45 temperatura al risveglio 6°.
Ci fermiamo per il rifornimento del carburante euro 82 per aggiungere il pieno (circa mezzo serbatoio, poco più!) e il Dani entra in macchina con caffè fumante e pezzo dolce (euro 11,90 un lusso!).
Abbiamo dormito bene sotto il piumone. Viaggiamo in auto con buona musica, leggo le principali attrazioni della città di Amburgo, nel programmare il viaggio di oggi decidiamo di andare a Rotenberg, ore 11:00 arrivo. Temperatura 12° C, il cielo è coperto, distese di prati in parte coltivati, pale eoliche, spazi ampi. Il borgo di Rotenberg ha meritato la visita, ci siamo fermati un paio di ore.
Visitiamo la chiesa di San Giacomo, la piazza centrale “marktplatz” (si chiama così in quasi tutte le città tedesche), la fontana, percorriamo le viuzze acciottolate, il famoso negozio natalizio (compro un carillon con musica natalizia). Il borgo tedesco è una tappa della Romantische Strass.
Ho visto lo scorcio del centro storico che tanto desideravo vedere, prima o poi. Mangiamo “schneeballen” (palla di neve) il dolce tipico della città: buone, simili alle nostre frappe, ai cenci di carnevale, li prendiamo nella versione più semplice perché ci sono molte alternative, al cioccolato, al pistacchio e altro.
Ore 19:00 siamo a 130 km da Amburgo, da Rotenberg ci siamo fermati per una sosta pranzo all’italiana, preparo una insalata mista con pomodoro, cipolle, tonno, scaglie di parmigiano. Un pranzo leggero ma quello che ci voleva, i sapori di casa, poi fermata per pausa caffè, fatto alla moka (doppio per il Dani) una sfoglia dolce per accompagnarlo e ripartiamo.
Il sole sta tramontando la temperatura è di 18°, il primo paese della Danimarca che incontriamo ci risulta essere Padborg, dista 275 km da dove ci troviamo e alle ore 22:00 potremmo essere lì (vediamo).
Sentiamo le ragazze, tutto bene, domani per loro è il primo giorno di scuola in seconda e quarta superiore, per noi l’inizio vero e proprio del nostro viaggio.
Top ten (consigliata su YouTube):
Al decimo posto Skagen Beaches, separa il Mar Baltico dal Mar del Nord.
Al nono posto Kronborg Caste, ottavo posto Den Gamle By, settimo posto Bornholm, sesto Rubjerg Knude, quinto Jaegersborg, quarto parco nazionale di Thy, terzo Rabjerg mile, Mons Klint al secondo e Copenhagen al primo.
Nella sola giornata di oggi i chilometri percorsi, alle ore 21:00, sono 1021, con ieri 1690 km. Alle 21:59 fotografo il cartello Danmark, siamo in terra Danese.
Terzo giorno, lunedì 16 settembre 2024
Partenza da Padborg (il posto più rumoroso del mondo: ci siamo fermati tra la linea ferroviaria ed una strada che pensavamo zona residenziale, sbagliando. Durante la notte, per gran parte il rumore dei mezzi a lavoro. In maggiolina abbiamo dormito bene, al calduccio).
Temperatura al mattino 13°, abbiamo fatto colazione e ci siamo preparati per l’escursione di oggi: il faro di Rubjerg Knude. L’arrivo è previsto alle 12:30.
Per le ragazze primo giorno del nuovo anno scolastico ci siamo dati il buongiorno, tutto bene. Con il Dani H24 insieme, questa mattina anche i denti ci siamo lavati nello stesso momento, passandoci l’acqua e il dentifricio (modalità campeggio) felice io, lui forse un po’ meno. Lui dice che è stato un buon buongiorno!
Durante il tragitto, abbiamo prenotato il biglietto da hirtshals a Kristiansand (Danimarca-Norvegia) ore 20:45 tre ore e 14 minuti di navigazione euro 200,99 × 2 persone più auto (ho prenotato io).
Oggi cielo aperto, sole, velocità media 100 km/h, ore 10:56: percorsi ad ora 253 km cielo più coperto, nuvoloso. Sequenza canzoni: fantasie che volano libere, una canzone per te, non pensare male adesso, quello che potremmo fare io e te, tu che sei nata dove c’è sempre il sole, fuori piove, vorrei vorrei esaudire tutti i sogni tuoi. Fatto il rifornimento carburante in Danimarca con una spesa di corone 558 ovvero 72,50 € per aggiungere il pieno del serbatoio. Come vorrei di zucchero.
Andiamo incontro al sole, la nostra destinazione è il faro di Rubjerg Knude, arriviamo e il passaggio è sorprendente, da pascoli verdi con mucche che brucano l’erba e una vegetazione di arbusti e cespugli con frutti e fiori a dune di sabbia dorata che saliamo.
Di fronte a noi il faro, la scogliera, il mar del nord, é surreale, il Dani conta gli scalini durante la salita, sono 102. Il Mar del Nord di fronte a noi, alle nostre spalle discese distese di campi verdi, c’è un leggero vento che alza la sabbia e copre pian piano le impronte lasciate e prepara un nuovo paesaggio.
Saliamo e scendiamo da una duna all’altra e tra ciuffi lunghi d’erba che il vento ondeggia. La temperatura é tra 18 e 20°, a momenti siamo stati con la maglietta a maniche corte, dal faro sulla sabbia si vedono scritte di nomi e simboli fatti con mattoncini dal color giallo ocra della sabbia. Dalle informazioni che abbiamo preso il faro è stato spostato di posizione perché l`erosione della costa rischiava di farlo cadere.
Incontriamo una coppia (più giovane di noi) che sta facendo lo stesso viaggio, di Cuneo, ci chiede se siamo con una Fiat 500 verde e la Maggiolina, dice di averci visto in autostrada in Germania e di aver fatto caso alla targa italiana e alla tenda che trasportiamo perché lavora in un negozio che le vende.
Chiediamo loro di farci una foto e a nostra volta la facciamo a loro, ci salutiamo pensando di poterci incontrare nuovamente durante il viaggio (anche lei si chiama Martina).
Ci dirigiamo alla macchina con una gran fame. Decidiamo di mangiare appena arrivati alla macchina e di prepararci gli spaghetti piccanti (pranziamo in fretta, anche se abbiamo aperto il tavolino da picnic e una bottiglia di vino rosso “Casa e Chiesa“ che ci siamo portati da casa) mangiamo un buon piatto di pasta, parmigiano, insalata mista e caffè fatto con la moka, che ci prepariamo più volte al giorno.
Rimettiamo tutto in macchina velocemente perché vogliamo andare a Skagen Beaches dove si incontrano e uniscono il Mar del Nord e il Mar Baltico, dista un’ora di macchina.
Partiamo alle 17 e dobbiamo tener conto della partenza del traghetto prenotato alle ore 20:45. Percorriamo a piedi la costa lungo il Mar Baltico, è quasi sera, c’è sempre una bella luce, la sabbia è chiara, le acque calme e in lontananza vediamo grandi petroliere, navi merci, l’orizzonte è sfumato quasi di rosa. Mi entusiasma l’incontro con una foca, piccola, sulla spiaggia vicino alla riva, è sdraiata, ogni tanto alza la testa e muove le zampe, sembra assonnata e intenta a stiracchiarsi.
Ci sono cartelli illustrativi che avvisano della possibile presenza di foche e di non avvicinarsi, di rispettare lo spazio. La piccola foca, di colore grigio chiaro si mimetizza quasi con la spiaggia, è sul lato del Mar del Nord, dove l’orizzonte si colora con le sfumature giallo arancio del tramonto.
La grande distesa di sabbia si chiude con un piccolo lembo, una striscia dove i due mari si uniscono, nello stesso momento ho la mano destra nel Mar del Nord e l’altra, la sinistra, nel Mar Baltico. Torniamo alla macchina e proseguiamo il viaggio. Puntuali prendiamo il traghetto per la Norvegia.
Lo sbarco è previsto alle ore 24:00, arrivati in terra norvegese cerchiamo nelle vicinanze un posto per poterci fermare e trascorrere la notte, con la macchina abbiamo difficoltà a trovarne subito uno, sono stanca e per me ogni piccola rientranza lungo la strada va bene, ho un gran sonno. Ci fermiamo vicino un ruscello che ci tiene compagnia nei pressi del paese di Mandal, già di notte ci appare carino.
Quarto giorno, martedì 17 settembre 2024
Ci svegliamo alle 8:15, colazione Maggiolina portata dal marito che mi dice di far presto. Mi preparo con tutta calma e partiamo. Facciamo spesa ad un supermercato, la corona norvegese (NOK) vale € 0,085 (8 centesimi e mezzo).
Temperature esterna 15° alle ore 12:30. Totale spesa 524,85 nok. Oggi escursione a Preikestolen.
Il pane costa 49,90 al chilo (NOK) ovvero 4,25 € al chilo (quanto quello ai grani antichi del Brogi).
Il paesaggio norvegese che vediamo dalla macchina lungo il viaggio per l’escursione è bello, lungo le insenature i fiordi, sembrano laghi, specchi d’acqua che riflettono la vegetazione circostante, verde brillante, con casette sparse dal colore rosso, ocra e grigio in prevalenza, le rimesse delle barche, mucche e pecore al pascolo. Il sole è timido percorriamo un tunnel in discesa di 14,4 km probabilmente per un tratto (lungo) siamo sotto l’acqua. Cerchiamo su Internet perché colpiti dalla lunghezza e scopriamo che si tratta del tunnel di Rytike, ed è ad oggi il più lungo tra i tunnel sommersi del mondo ed è anche il tunnel più profondo del mondo con i suoi 290 m sotto il livello del mare. Inizio lavori nel 2013, inaugurazione il 30 dicembre 2019. La sensazione era di fare un lungo tratto tutto in discesa, abbiamo scoperto di essere scesi circa di 300 m.
I pedaggi in Norvegia sono automatizzati tramite video che registrano la targa al passaggio dell’auto, anche l’accesso al tunnel è soggetto a pedaggio e ci arriverà la fattura a casa, previa registrazione “Epass“ (oggi dobbiamo provvedere, abbiamo tre giorni di tempo dall’ingresso in Norvegia).
C’è il sole, mi colpisce lo specchio d’acqua che riflette la vegetazione, perfettamente capovolta senza alterarne i colori. La Norvegia ti emoziona fin da subito, percorriamo la strada costeggiando il Mar del Nord tra le insenature frastagliate, porticcioli di legno e case di colore rosso, notiamo che alcuni tetti sono coperti da vegetazione, erba e muschio.
Raggiungiamo il punto di partenza per Preikestolen, “la pietra del pulpito“ che svetta a 604 m a picco sul Lysefjord, l’escursione stimata in quattro ore è una delle più famose della Norvegia. Partiamo alle 14:00 e nel salire incontriamo molte persone che scendono, il percorso è ripido ma facile con ampi gradoni di roccia ben sistemati e ponticelli di legno: raggiungiamo la vetta e la vista toglie il fiato, anche un senso di ansia nel vedere le persone che si spingono fino all’estremità della roccia a picco sul fiordo, mettendosi pure a cavalcioni con le gambe a penzoloni nel vuoto. Mi avvicino timidamente, non mi spingo all’estremità, mi fermo nella zona di sicurezza, il Dani a distanza, da uno sperone di roccia, mi scatta qualche foto ricordo, non alzo al cielo le braccia o altro per lo scatto, mi sento vulnerabile, siamo nel fiordo di Lysefjord ed è meraviglioso, ci fermiamo per circa un’ora, ci prepariamo un panino e osserviamo le persone che sono intorno a noi, una signora dai lineamenti orientali, già avanti con l’età, arriva correndo, è in costume, si avvicina all’estremità della roccia e fa una verticale divaricando in aria le gambe, noi sorridiamo pensando di aver fatto una foto normale (per me anche con un po’ di timore). Al ritorno incontriamo due ragazzi italiani di 25 anni, gli stessi che poco prima ho trovato sul pulpito e che mi hanno chiesto di scattargli una fotografia con una macchinetta con rullino. Mi dicono come usarla e io ripenso a quando ne usavo una uguale durante le gite scolastiche. Chiedo se ne vogliono più di una e mi rispondono che una basta, giusto!! Penso: é una macchinetta con rullino e gli scatti devono essere razionalizzati, ben pensati! Ne facciamo più di una con il telefono cellulare comunque!
Chiacchieriamo lungo tutto il ritorno, abbiamo impiegato due ore ad andare e un’ora e mezzo a tornare indietro, all’area di sosta dove abbiamo lasciato la macchina. I ragazzi sono di Reggio Emilia si chiamano Marica e Luca, viaggiano con un van che hanno allestito. Ci ritroviamo allo stesso campeggio di Preikestolen, i nostri mezzi sono vicini.
Ceniamo, facciamo una doccia calda e laviamo insieme le stoviglie, io lavo e il Dani asciuga. C’è la luna piena in cielo, fa freddo ma non troppo, ci piace. Andiamo a dormire e faccio sogni d’oro.
Quinto giorno, mercoledì 18 settembre 2024
Alle 7:30 ci svegliamo, temperatura 7°, il campeggio è silenzioso, abbiamo dormito bene nei comodi pigiami e ritemprati dalla doccia calda. Le ragazze ci danno il buongiorno, le sentiamo durante il giorno almeno una volta, tutto bene.
Prepariamo la colazione, caffè, latte con la schiuma, riusciamo a bere un cappuccino, ci prepariamo.
Noto che vicino a noi e ai ragazzi ventenni, poco più in là, c’è una coppia di settantenni con un Land Rover modificato a camper, il signore ha i capelli bianchi, è magro e ha gambe lunghe, sistema il camper-rover per la partenza, penso che il Dani possa essere così tra vent’anni, la compagna di viaggio e di vita, come mi piace immaginare, è seduta davanti. Noi siamo nel mezzo, come età e come posizione, tra i ventenni e i settantenni, tra il van e il Land Rover e penso che rappresenti il corso del tempo, i ragazzi che siamo stati e quello che saremo.
Paghiamo il campeggio, circa 28 €, i gestori (mamma e figlia probabilmente) salutano con un bel sorriso e con gentilezza. Compriamo un buffet di lana con i colori della Norvegia blu bianco e rosso, il Dani ha un maglione blu a coste inglesi, pantaloni tecnico da montagna e scarponcino (è un Amore amorissimo! Nel viaggio ascoltiamo la canzone di Elio e le Storie Tese che ci fa sorridere “Amore amorissimo, nessunissima, poco pochissimo).
La nostra destinazione è Bergen“ Bergenissimo“. Per arrivare percorriamo ponti, tunnel e prendiamo traghetti. Oggi splende il sole, lungo la strada scatto una foto ricordo abbassando il finestrino della macchina, mi cade il telefono fuori sulla strada.
Il Dani si ferma e scendo correndo per andarlo a recuperare, è un rettilineo, mentre corro verso il telefono vedo arrivare un camion, con la mano gli faccio cenno di stare più all’interno della carreggiata, mi capisce, mi supera e alzo il pollice come ringraziamento, dietro un altro camion, si sposta verso il centro della carreggiata, ringrazio. Sono vicina al telefono lo prendo e vedo che non si è rotto, lo schermo è pronto per la fotografia che non sono riuscita a fare prima, schiaccio sul pulsante, foto fatta.
Mentre torno indietro verso il Dani si ferma un pullman e l’autista mi dice di salire, capisco che vuole aiutarmi, mi dice che è pericoloso, lo capisco da crazy e crush, di non percorrere a piedi il tratto di strada, mi dice di chiamare al telefono mio marito e di dirgli di seguirmi fino al primo punto si sosta poco distante, sicuro per la fermata. Sono salita e vicino alla macchina chiedo di fermarsi, si ferma e mi fa scendere, capisco che è stato pericoloso sia per il Dani aver sostato lungo la carreggiata e per me aver fatto un bel tratto di strada a corsa. Ringrazio.
Sono le 13:45 siamo sul secondo traghetto verso Bergen. purtroppo apprendiamo della scomparsa della Mary avvenuta nella mattina. Il Dani si commuove, mi parla di lei e mi dice che poco prima gli era apparsa la foto ricordo di un suo post di qualche anno prima con lei sorridente dietro il banco del bar, dove si chiedeva quanti caffé avesse preparato in tanti anni di lavoro.
Arriviamo a Bergen, la cittadina è la seconda più grande, dopo Oslo, della Norvegia. Siamo nel centro, attraversiamo bancarelle con pesce, stoccafisso appeso, panini stracolmi di gamberetti, salmone e verdure, ci sono tavoli e sedie per poterli gustare e per chiacchierare. Di fronte a noi, lungo il porto, le case a schiera di legno, colorate e con il tetto spiovente di Bryggen, luogo dichiarato patrimonio dell’UNESCO. È il quartiere antico della città, un tempo magazzini e uffici della lega mercantile anseatica, oggi botteghe e ristoranti. In uno di questi negozi, serviti da una cordiale ragazza che scopriamo essere italiana, compriamo una felpa blu con scritto Norway per il Dani e un impermeabile per me. La ragazza ci dice che è originaria di Como, da cinque anni vive a Bergen, studia ed è quasi al termine del percorso universitario. Mi colpisce che sta facendo un paio di guanti di lana, uno è terminato, l’altro in corso (se erano pronti entrambi le avrei chiesto di poterli comprare).
Ci sediamo lungo il porto nei pressi delle casette di legno, ci sono molti ragazzi intorno a noi che parlano, bevono e mangiano. Noi prendiamo due birre e una porzione di patatine fritte. È caldo, 20°, ho la maglia tecnica a maniche lunghe, oggi sarei stata bene con una maglietta di cotone a maniche corte. Facciamo qualche passo restando sempre nelle vicinanze del porto nel centro della città, vediamo dall’esterno la fortezza Bergenhus sulla punta estrema del porto, non prendiamo la funivia che dal centro porta sul monte Floyen, compriamo il pane, salutiamo Bergen alle 18:30 circa, prendiamo la macchina e stanchi cerchiamo un campeggio nelle vicinanze che troviamo chiuso, decidiamo di proseguire e cerchiamo un posto per mangiare e dormire.
Ci fermiamo in un paesino che pensiamo essere Kvamsvegen, apriamo il tavolo da picnic e ci prepariamo uno spaghettino veloce, chiudiamo tutto e a dormire, per il giorno seguente abbiamo intenzione di arrivare a Geirangerfiord. La luna è piena e vedo una stella cadente. Intorno a noi nebbia.
Sesto giorno, giovedì 19 settembre 2024
Alle 7:00 ci svegliamo, non abbiamo sveglie ma siamo mattinieri. La notte è trascorsa tranquillamente, caffè e cappuccino, c’è nebbia e una grande umidità come se avesse piovuto, scegliamo una strada interna per arrivare a Tvindefossen (cascata), poi stavkirke di Borgund (chiesa del 1200).
Alle 10:30 vediamo il sole e arriviamo alle cascate Tvindefossen, lungo la strada, l’acqua scende da una parete di roccia a gradoni e si divide in due corsi d’acqua, uno all’estremità destra, l’altro sinistra.
Non ne restiamo particolarmente stupiti, forse perché il getto d’acqua nel momento che lo vediamo non è così impetuoso o forse perché è un luogo troppo turistico. Proseguiamo il nostro viaggio verso la stavkirke di Borgund, attraversando un tunnel di 24,4 km e percorrendo la strada delle cascate, speroni di roccia a fianco della strada, sopra di noi, roccia bagnata, grigia, a tratti nera, fiumi, muschio, alberi.
Lungo la strada noto una casa in legno che mi colpisce, ha il tetto completamente coperto da erba, ciuffi molto alti, è una meraviglia, mi avvicino, penso possa essere una pensione o affittacamere, dalla porta esce una signora che penso abbia circa 60 anni, capelli quasi bianchi, occhi azzurri, che mi avrà vista dalla finestra mentre mi avvicinavo all’abitazione. Nel mio inglese improvvisato le dico che ha una casa molto bella, lei mi risponde che risale al 1600, ci salutiamo e risalgo in macchina.
Le stavkirke sono patrimonio dell’umanità, leggo che in Europa ce ne sono altri simili ma che le stavkirke sono solo in Norvegia e che delle più di 1000 esistenti ne restano solo 28. Quella di Bourgunde è del 1200 ed è l’unica a non aver subito modifiche nel tempo. È dedicata a Sant’Andrea, completamente in legno con intagli, tetti spioventi e catrame, ha intorno le lapidi. Ha superato le intemperie degli ultimi 800 anni.
Proseguiamo per il punto panoramico Stegastein view point, una passerella di legno che dal monte si spinge verso la valle sul fiordo di Aurland, un braccio del Sognefjorden, il piú lungo della Norvegia, più di 200 km e profondo 1300 m. Vediamo una maestosa nave da crociera.
Decidiamo di fermarci nel campeggio del paese di Aurland , “Lunde camping“ dove mangiamo, facciamo una doccia bella calda e dormiamo. Ci siamo posizionati sul prato vicino ad un tavolo di legno con panche di colore rosso e lungo un torrente che scorre vivacemente. Decidiamo di fare due passi verso il centro, chiamiamo le ragazze che sono state invitate a cena dal Taracchi e dall’Alice, ci dicono che hanno mangiato con gusto (ci crediamo!). Stanno bene.
Noi camminiamo lungo la riva del fiordo di Aurland tra le case di legno con le lampade accese alle finestre che in fila una dietro l’altra si estendono sulla collina. Il paese è silenzioso, sono le 21:00 circa e incontriamo meno di 10 persone, tutti giovani ragazzi. Non sentiamo freddo, c’è una bella atmosfera, non c’è vento e nel silenzio che ci circonda rientriamo al camping. Passiamo una buona notte.
Settimo giorno, venerdì 20 settembre 2024
Ci svegliamo alle 7, davanti a noi circa 300 km per raggiungere Geirangerfiord che dicono essere il fiordo più bello del mondo. Percorriamo la strada di montagna “Tindevegen“ che ci appare da subito straordinaria per lo spettacolo che si apre ai nostri occhi percorrendola, laghi, rocce, muschi e licheni (penso di averli visti) ghiacciai e cascate, più di 30 km percorsi in un ambiente naturale che toglie il fiato, ci fermiamo spesso per catturare in una fotografia ricordo quello che vediamo, beviamo caffè e camminiamo un po’.
Proseguiamo e il paesaggio che attraversiamo cambia, chilometri e chilometri di alberi colorati d’autunno, acqua in specchi immobili e in corsi rigogliosi e vivaci, prati verdi e alti alberi in fila uno avanti all’altro fino a Geirangerfiord.
Una coltre spessa di nebbia, la vediamo scendendo, tra le pareti delle due montagne e ne restiamo affascinati, più in alto dove ci troviamo splende il sole, poco dopo scopriamo che la nebbia, tanto fitta, non ci permette di ammirare il fiordo dal punto panoramico, non riusciamo a vedere le cascate che dalle ripide cime circostanti si gettano nello specchio d’acqua. Non ci perdiamo d’animo, con la macchina ci fermiamo in un punto più alto dove non è ancora arrivata la nebbia, decidiamo di mangiare fiduciosi che nel mentre si diradi, la vediamo muoversi e salire e speriamo che ci lasci spazio alla vista sul fiordo.
La nebbia ha deciso di fermarsi lì, bianca e spumosa, decidiamo di scendere fino al centro di Geiranger e a tratti scopriamo il fiordo, a quote più basse. Lungo il tratto d’acqua una nave da crociera. In lontananza, davanti a noi la cascata “velo da sposa,“ con le sue acque che ricordando il velo della sposa si gettano dalla ripida parete di roccia.
Decidiamo di proseguire e di avvicinarci il più possibile al punto di partenza del traghetto per le isole Lofoten, prenotato per domenica sera alle ore 21:00 con partenza da Bodo.
I chilometri che ci separano sono circa 1000, cerchiamo di ridurre la distanza proseguendo, è buio, la luna è piena in cielo, intorno a noi prati, al lato strada vediamo nel buio una renna, non vediamo alcuna luce delle lampade alle finestre delle case, forse la stanchezza, forse la vista della renna nella notte e il buio che ci circonda mi crea una certa ansia, il Dani si fermerebbe qui a dormire, sicuramente al mattino l’ambiente intorno a noi ci regalerebbe un bel risveglio ma preferisco fermarci vicino ad un centro abitato, continuiamo e arriviamo a Oppdal, siamo a un’ora e mezzo da Trondheim, la cittadina che visiteremo domani. Ci fermiamo in uno spazio adibito alla sosta organizzato con bagni, caldi, dotati anche di doccia che possono essere utilizzati dai viaggiatori, sempre aperti.
Non facciamo la doccia ma apprezziamo ugualmente l’acqua calda. Dormiamo, fatico un po’ a prendere sonno.
Ottavo giorno, sabato 21 settembre 2024
Ci svegliamo alle 6:45, alle 7:30 il Dani ha preparato il caffè, scaldiamo il latte e mangiamo qualche biscotto. Ci prepariamo, siamo pronti per il viaggio verso Trondheim. Partiamo con il cielo coperto, a tratti una pioggerellina fine. Alle 10 siamo a destinazione. Il piumone abbiamo deciso di tenerlo all’interno della macchina per sentirlo più caldo al momento della buona notte.
Parcheggiamo la macchina in centro e di fronte a noi si presenta la cattedrale di Nidaros, costruita nel luogo di sepoltura del Re Olaf secondo fondatore del regno di Norvegia e Santo. È imponente e ne vediamo inizialmente la parte laterale, il prato e le lapidi intorno. Ci dirigiamo nel centro storico. L’accesso alla città, che è la terza più grande della Norvegia dopo Oslo che dobbiamo ancora vedere e Bergen vista qualche giorno fa, è tramite il ponte storico, dagli archetti rossi in legno con il nome “il portale della felicità“.
La vista si apre sulle casette in legno colorato che si affacciano sul fiume in fila una accanto all’altra, vecchie rimesse oggi ristoranti, alberghi, case private. Le tipiche casette si affacciano su entrambi i lati del fiume. Ci prendiamo qualcosa da mangiare nel primo locale al lato del ponte, per il Dani un panino con le uova, pomodoro, maionese e altro, ben ricco che dice di essere buono, per me un tè caldo, che non hanno al limone e che mi offrono verde o nero. Scelgo il tè verde che mi viene servito in una ciotola più simile ad un piatto per minestra, è caldo, lo bevo volentieri ma non tutto. Il locale è silenzioso e e nell’aria c’è il profumo di paste appena sfornati.
Camminiamo nella cittadina, all’interno, su vie acciottolate e lungo il corso del fiume, saliamo in alto, sopra la collina dove si erge la fortezza di. Kristiansen costruita nel 1681 dopo un incendio per proteggere la città dagli attacchi da est. Mi colpisce il silenzio, tutto è composto benché ci siano persone, caffé, nei locali, a passeggio nelle viuzze, di corsa, con il monopattino. Fuori dai locali tavoli e sedie con coperte e plaid per scaldarsi, le persone parlano a bassa voce, i tavoli posti all’interno a ridosso delle grandi finestre che si affacciano sulla via con le persone che parlano e sorseggiano bevande, visti da fuori, mi sembrano quadri, dipinti d’autore. ci dirigiamo verso la cattedrale che leggo essere quella più a nord del mondo, è imponente nella dimensione e nella sua facciata completamente scolpita e formata da statue.
Entriamo, il biglietto costa 240 corone norvegesi (NOK) equivalenti a 20 €, 10 € a testa. La biglietteria è all’interno di una struttura moderna di pietra, legno e vetro. a fianco della cattedrale, area caffè al piano superiore, locali caldi e ben arredati. All’interno la cattedrale colpisce per la grandezza e per le volte slanciate verso l’alto, le luci, il rosone e gli organi. Benché sia completamente in pietra grigia è leggera, proiettata verso l’alto, i colori delle finestre con le rappresentazioni religiose tendono al fucsia, al turchese, bene illuminate dalle luci artificiali che ne valorizzano l’architettura. Durante la nostra visita la celebrazione di un matrimonio. Assistiamo all’ingresso in chiesa della sposa, penso alle incoronazioni del Re, usciamo e torniamo alla macchina, partiamo e lungo la strada ci fermiamo sulla riva di un lago in un campeggio, sono le 18.00 e ci posizioniamo, prendiamo da mangiare e dato che freddo ci ripariamo in una struttura in legno vicino alla riva dove c’è un tavolo e ci sono panche, accendiamo le candele per avere luce ed atmosfera, mangiamo pasta al pomodoro, pane e affettato, beviamo il vino rosso che ci siamo portati da casa e andiamo a letto con l’idea di guardare un film, dopo 10 minuti spengiamo e dormiamo. Fuori fa freddo ma non troppo, non c’è umidità, dormiamo bene.
Domani ci aspetta un lungo viaggio in macchina, abbiamo prenotato il traghetto alle ore 21:00 per le isole Lofoten. I chilometri da percorrere sono 530. Il traghetto parte dalla città di Bodo, capitale della cultura per il 2024. Dovremmo arrivarci un po’ prima ed avere un poco di tempo per visitarla, Bodo è la prima città del circolo polare artico.
La cena la preparo nello spazio cucina del campeggio, metto a bollire l’acqua e faccio un sughetto semplice con aglio, olio, pomodoro e basilico. Butto in pentola una pasta corta, le penne, arriva una coppia che dopo sappiamo essere tedesca, lei molto allegra, parla velocemente e sorride, ci dividiamo i fornelli, due a me due a lei, da una confezione che apre escono patate che mette a scaldare sul fuoco e dall’altra wurstel, la cena tedesca VS la cena italiana, non c’è partita! Scambiamo qualche parola, loro stanno rientrando a casa e arrivano da Capo Nord, la nostra destinazione, parliamo dell’aurora boreale.
Nono giorno domenica 22 settembre 2024
Ore 7:00 ci svegliamo nel campeggio “Vegset camping og. Kafé“ temperatura 4°. Partiamo dopo aver fatto colazione al caldo nello spazio cucina in comune, destinazione Bodo, percorriamo una strada grande fra gli abeti, a destra e a sinistra, lungo un corso d’acqua e lungo la ferrovia per chilometri e chilometri. Siamo tra gli alberi di Natale come dice il Dani. La musica della playlist ci accompagna, il viaggio è lungo e le canzoni sembrano poche, si ripetono spesso. Sentiamo le ragazze, parliamo con Costanza che è già sveglia, Vittoria dorme sempre, ci mancano, il viaggio è lungo. Marley sembra soffrire la lontananza ma non è il solo. Ci attendono sette ore di viaggio, ci fermiamo verso le 13:30 per mangiare qualcosa in una piazzola lungo la strada, poi riprendiamo programmando la prossima sosta all’ingresso del circolo polare Artico norvegese.
Ci arriviamo intorno alle 15 la temperatura è di 5° di fronte a noi il centro che si trova al 66 grado 33 di latitudine, entriamo. C’è caldo e dinanzi a noi renne e un orso imbalsamati, troll ed altri animali del bosco, gadget, molte cose da comprare per portarsi a casa un ricordo del circolo polare artico, c’è la cassetta delle lettere, compriamo una cartolina con rappresentato il circolo come lo vediamo noi oggi, il Dani si siede al tavolo e scrive i nostri saluti da inviare alle ragazze a casa e immaginiamo che arrivino prima di noi, imbuca la lettera nella cassetta. Compriamo due paia di calde calze per le ragazze che metteranno nelle sere d’inverno davanti alla TV, facciamo due passi fuori dal centro dove c’è una meridiana che indica i punti cardinali e la direzione dei paesi, tra cui Bodo, la nostra metà giornaliera e sull’altopiano con lo sfondo delle montagne innevate, tanti cumuli di pietre poste una sopra l’altra, a piccole torri, tante intorno a noi, formate dai vari viaggiatori che di passaggio pongono una pietra sull’altra,scrivono un nome, una data. Io metto un piccolo sasso sopra una torre pensando di averlo terminato con la parte finale. Faccio una videochiamata alla Có che è a casa e le faccio vedere dove siamo, scambiamo due parole e ci salutiamo, l’emozione del posto è sapere dove ci troviamo, non pensavo che sarei riuscita in vita mia a raggiungere il circolo polare artico.
Riprendiamo il viaggio e alle 16:44 il navigatore ci indica che la destinazione è prevista alle ore 18:00. Il paesaggio che attraversiamo cambia nuovamente rispetto al punto del centro del circolo posto al 66º e 33 di latitudine, al nostro fianco laghi, montagne con alberi, la ferrovia.
Raccolgo qualche pigna nei pressi di un torrente da portare a casa e regalare a mia mamma pensando che le farà piacere per i suoi “lavoretti” natalizi.
Raggiungiamo Bodo, facciamo due passi nel centro vicino al porto, in un locale il Dani prende un caffè espresso e ci dirigiamo al porto. Alle 21 puntuale il traghetto parte, ci guardiamo il film “un gatto in tangenziale seconda parte” e ci addormentiamo.
Alle 00:15 approdiamo e sbarchiamo a Moskenes, raggiungiamo il paese di Å, con il nome più corto al mondo e ultima lettera dell’alfabeto norvegese, è il paese a sud delle isole Lofoten, apriamo la Maggiolina per passare la notte nei pressi del villaggio Robuer di Å. Entrati in tenda inizia a piovere e passiamo una buona notte.
10º giorno lunedì 23 settembre 2024
Ci svegliamo e con la macchina giriamo la parte a sud dell’isola: Reine, Sakisøy e Hamnøy, Fredvang, Ramberg, Flakstad e Nusfjord. Piove e fa freddo, ci accompagna tutto il giorno.
Attraversiamo ponti, vediamo la spiaggia bianca oltre il circolo polare Artico con l’iconica casetta rossa, i surfisti che sfidano le acque del Mar norvegese e uno dei borghi di pescatori più antichi, dove paghiamo il biglietto per entrare (100 NOK a testa equivalenti a 10 €). Ci dirigiamo alla bakery aperta dal 1877 dove all’interno ci sediamo e consumiamo due tè caldi e due paste (per me crema e cocco, per il Dani una sorta di ciambella con la cannella). Siamo al caldo e nel silenzio, fuori piove, accanto a noi altri turisti che sorseggiano le bevande e parlano a bassa voce.
Usciamo, entriamo in una struttura in legno che ospita una bella mostra fotografica e quadri, vediamo uno spazio cinema con un video proiettore che passa immagine del tempo che fu, percorriamo passerelle tra le casette in legno colorate di rosso e giallo ocra, di fronte a noi il mare è al centro una grande roccia tondeggiante che ci appare come la testuggine di una tartaruga. la pioggia è incessante.
Proseguiamo la nostra camminata verso la caffetteria dove decidiamo di mangiare, l’interno è accogliente e caratteristico, ti porta indietro ad un tempo lontano, ogni ambiente è curato e ricco di particolari nella sua semplicità, ci sediamo ad un tavolo vicino alla finestra con sopra una lampada accesa prendiamo dal menu una zuppa di pesce per me e una salsa di pomodoro con olive e mozzarella per il Dani che scoprirà essere fredda servita con pane locale e burro. La mia zuppa è buona, con gamberetti, pesce bianco, carote, erba cipollina, sedano ed è accompagnata da pane e burro, beviamo acqua. Siamo in una saletta con due poltrone e un tavolo da fumo, c’è un vecchio televisore, un armadietto con diverse scatole di cerini e quadri. Vicino a noi altri ambienti con radio e telefoni vintage, simili nel genere.
Rientriamo alla macchina e proseguiamo verso Reine. Le previsioni meteo ci fanno sperare che domani sarà un giorno senza pioggia così da poter fare l’escursione a Reinebringen he offre una spettacolare vista sulla città e il circondario dopo aver salito 1600 scalini. La pioggia ci ha accompagnato per tutta la giornata, ci fermiamo in un bistro in centro dove prendiamo patatine fritte e birra, l’atmosfera è caratteristica e calda con le luci soffuse delle candele, ci fermeremo lì tutta la sera. Alle ore 20:00 siamo al campeggio di Moskenes dove trascorriamo la notte, piove, piove e ci ripariamo dal vento vicino a un’alta scogliera, oltre c’è il Mar di Norvegia.
Dormiamo bene dopo aver messo un film che non riusciamo a vedere fino alla fine.
11º giorno martedì 24 settembre 2024
Ci svegliamo al campeggio, ha piovuto tanto e tutta la notte, facciamo colazione e ci prepariamo, di buon umore, il tempo speriamo sia più clemente di ieri, rimandiamo l’escursione alla tarda mattinata e nel frattempo giriamo l’isola in macchina, a tratti pioggia e spiragli di sole. Siamo fiduciosi di poter vedere l’aurora boreale stasera, il tempo dovrebbe migliorare.
Abbiamo girato e rigirato la parte sud delle isole Lofoten: Å, Reine, Sakrisøy, Hamnøy, è la giornata degli arcobaleni, ne vediamo diversi e sulla spiaggia con l’iconica casetta rossa ne scorgiamo uno, scatto la foto, la spiaggia è più chiara, l’erba di un verde più brillante, il rosso è acceso, l’acqua del Mar di Norvegia azzurro chiaro nei pressi della riva e i colori dell’arcobaleno che da terra si perdono verso l’alto. L’escursione sull’altopiano è rimandata dopo le 12 a quando è previsto il sole. Facciamo spesa e ci prendiamo un tè caldo, decidiamo che l’escursione la fa solo il Dani, io temo che gli scalini siano troppo esposti sul crinale e di avere difficoltà così lo accompagno al punto di partenza e io finalmente dopo 10 giorni guido la macchina, su terra norvegese.
Ripercorro le strade già fatte insieme, i ponti, mi fermo per scattare qualche foto ricordo e godermi il panorama. Il Dani impiega poco tempo a raggiungere la cima, mi chiama quando è arrivato e mi dice che riscende subito, piove forte, c’è vento, la temperatura é di 6-7°, a tratti grandina.
Io mi avvicino al punto di partenza e arriviamo nello stesso momento, gli scalini che ha contato sono almeno 1911, il percorso, mi dice il Dani che sarei riuscita a farlo ma meglio non essere andata per il tempo brutto che si è scatenato nel frattempo. Penso anche che avessimo voglia, di un momento proprio, da passare da soli dopo 10 giorni H 24 insieme dove tutto è condiviso, ogni istante (eccetto il bagno).
Abbiamo proseguito verso il nord delle isole Lofoten, fino al paese di Hanninsgvagen, con il famoso campo di calcio incastonato in una posizione spettacolare, lo raggiungiamo ma la vista dall’alto non è possibile in quanto l’accesso è privato. Ci fermiamo un poco, il vento è molto forte, sono quasi le 17 riprendiamo la macchina e accompagno il Dani al punto di partenza di un altro percorso per vedere dall’alto gli isolotti collegati dai ponti e forse il campo sportivo. Impiega meno di un’ora per andare e tornare, il terreno era fangoso e non segnato, in alto altre persone. Riferimento per la direzione un laghetto e la vista da due punti panoramici. Mi chiama per dirmi che è arrivato e torna indietro. Io che oggi ho guidato un poco con la macchina torno al punto di ritrovo e da lì proseguiamo per Salvaey, non ci colpisce l’ingresso alla cittadina, decidiamo di non fermarci e proseguire verso il nord dell’isola con l’intenzione di fermarci al primo camping, sono le 19 e troviamo un bel campeggio in riva al mare con le montagne intorno a picco e le cime innevate. posizioniamo la macchina e prepariamo cena in uno spazio poco distante, dove c’è un tavolo e un bancone in legno e l’acquaio. Preparo gli spaghetti piccanti e accendiamo due candele sul tavolo. La pasta ci basta, siamo riparati, sul tetto si sentono gocce di pioggia. Finito di mangiare andiamo fuori, ha smesso di piovere e ci prepariamo per passare la notte, in cielo qualche stella tra le nuvole che si muovono veloci.
Il Dani tiene sotto controllo un’applicazione che indica la possibilità di vedere l’aurora boreale, indica che nel posto in cui ci troviamo se le condizioni atmosferiche sono ottimali è possibile vederla intorno alle 22. Ci siamo quasi, non crediamo di avere la possibilità per il cielo a tratti coperto e andiamo in bagno a prepararci per la notte, all’uscita un fascio denso biancastro si muove nel cielo, sopra di noi, è luminoso e si muove, si allontana e riappare da un’altra parte: è la prima volta che vediamo l’aurora boreale. Scattiamo foto per fissarla come ricordo da rivedere, è verde a tratti intenso, siamo entusiasti e pensiamo che da ora in avanti ogni sera, godremo di questo spettacolo della natura.
Per circa 15 minuti ci ha fatto compagnia, si è mostrata, poi ha cominciato a piovere, eravamo già in Maggiolina a quel punto ed ha piovuto per tutta la notte, una pioggia forte e incessante.
Al mattino un timido sole, è sempre presto.
12º giorno mercoledì 25 settembre 2024
Ore 7:00 siamo svegli, mi faccio una doccia calda al campeggio e facciamo colazione, cappuccino e biscotti, con oggi abbiamo finito le buste di latte portate da casa, dobbiamo pensare di comprarle al prossimo market. Partiamo per Tromsø, verso il nord, ancora più in su, per raggiungere capo Nord domani o dopodomani. Il paesaggio che attraversiamo è fatto di mare, monti e distese d’erba, la cima dei monti ha la neve, lungo la strada in una parte erbosa e soleggiata vicino al bosco vediamo le renne, almeno sei, brucano l’erba, ci fermiamo a osservarle, una più grande con il manto più scuro e folto sta entrando dentro il bosco e le altre poco dopo una dietro l’altra la seguono, hanno il manto grigio, una bianca.
Proseguiamo la strada tra villaggi mare e montagne, il mare è chiaro vicino alla costa, a tratti alghe dal colore giallo e marrone, gabbiani, sassi e spazi sabbiosi, erba, monti, tetti delle casse spioventi, un campanile, ponti che sono archi tra una costa e l’altra. Ne attraversiamo uno che ci riporta nel continente. Sono le 11:30 in macchina mangiamo patatine e beviamo succo d’arancia, l’arrivo è previsto per le 15. Alle 15:10 siamo a Thomsø durante il viaggio leggo cosa fare, la storia della città, splende il sole, il cielo è completamente sgombro da nuvole. all’ingresso della città troviamo la “chiesa polare“ con la struttura piramide che nella forma ricorda le tende Sami, la popolazione originaria, ed è composta da lastre bianche rettangolari in parte sovrapposte a voler indicare il ghiaccio nordico sul mare.
Prendiamo la funivia che ci porta su monte sopra la città, il biglietto andata e ritorno costa 860 NOK circa 35 € a testa. Saliamo per circa 500 m e dall’altro si apre la vista della città costiera collocata su diverse isole e collegata da ponti. Ci sono navi da crociera, facciamo qualche passo sull’altopiano, andiamo sulla terrazza panoramica con il parapetto di vetro che si affaccia sulla città.
Per salire e scendere con la funivia facciamo un po’ di fila, c’è una cabina che sale e una che scende, sentiamo parlare italiano. All’interno della struttura tavoli disposti a fianco delle vetrate sulla città con le persone che sorseggiano bevande calde. Il tempo è bello, è già tardo pomeriggio.
Leggo che a Thomson dal 28 novembre al 15 gennaio è sempre buio, ore di luce zero; dal 15 giugno al 24 luglio il sole non tramonta mai ore di buio zero (sole di mezzanotte). Oggi 25 settembre 2024 il sole è sorto alle 6:37 e tramonta alle 18:32. Non ci fermiamo a visitare la cittadina decidiamo di tornare alla macchina e proseguire per il Nord così da poter avvantaggiarsi e fare qualche chilometro in meno domani 26 settembre data di arrivo dopo 12 giorni di viaggio a Capo Nord.
Prendiamo due traghetti, di fatto percorriamo 50 km. Il secondo traghetto è alle 21:20, arriviamo prima e nell’attesa guardiamo il cielo, l’applicazione ci indica l’aurora boreale visibile con grande probabilità, forse il cielo è coperto, stelle non ne vediamo e nemmeno l’aurora boreale si manifesta. Scesi dal traghetto stanchi e silenziosi troviamo una piazzola dove fermarci. Andiamo a letto e dormiamo.
Al mattino, qualche goccia di pioggia.
13º giorno, giovedì 26 settembre 2024
Facciamo colazione in una struttura in legno nei pressi della macchina vicino a un market che scopriamo essere senza personale, con accesso con carta cliente, aperto H 24, 7 giorni su 7 × 365 giorni l’anno. Entri, scegli, paghi, fai tutto in autonomia senza personale.
Partiamo con la macchina e ci fermiamo in un centro cittadino poco distante in una bakery, ci sediamo e prendiamo entrambi tè caldo e pasta tipica, con la cannella. Ripartiamo, oggi giornata in viaggio con arrivo previsto alle 15, il cielo è nuvoloso e le cime delle montagne sono innevate, la temperatura è di 5°. Siamo alla ricerca di un bagno che al momento non troviamo (ore 9: 47). Abbiamo superato la città di Alta, troviamo il bagno e proseguiamo per Capo Nord, fuori piove, attraversiamo gruppi di case con tetti in legno (senza erba), ponti, a fianco della strada gli alberi colorati di giallo, verde, marrone. Andiamo avanti il paesaggio si trasforma in lunghe interminabili distese pianeggianti, a fianco l’acqua del fiordo, la roccia è scura e a scaglie sottili, lastre, una sopra l’altra, ogni tanto qualche casetta sulla riva e le renne, lungo la strada abbiamo incontrato in tre momenti diversi gruppi di renne, allevate, brucano l’erba, una di queste ha al collo un collare color arancio, forse è il capogruppo.
Mancano circa 53 km all’arrivo, la pioggia ci ha fatto compagnia per tutto il viaggio.la natura intorno a noi è straordinaria, i colori sono quelli dell’autunno bagnati dalla pioggia, immagino le sfumature brillanti che avremmo potuto vedere con il sole. In macchina mi sono truccata e ho sgranocchiato qualcosa, ormai la prossima sosta è vicina, nel mentre abbiamo programmato rientro con tappa Stoccolma e Copenhagen. Alle 16 siamo a Capo Nord, il centro chiude alle 17 non entriamo ci viene detto di tornare domani mattina, dato che c’è un biglietto d’ingresso giornaliero. Restiamo all’esterno e ci dirigiamo sul promontorio dove c’è la struttura in ferro che rappresenta il mondo, è freddo, in realtà i gradi sono quattro ma io ne percepisco sottozero, piove e soffia il vento. Il promontorio è un’ampia distesa di roccia a picco sul mare, la percorriamo nonostante il freddo, ho le mani ghiacciate, non ho i guanti. Scambiamo qualche parola con dei ragazzi che hanno raggiunto in bicicletta Capo Nord, uno di loro ha una bicicletta italiana con il tricolore, pensiamo sia italiano invece è tedesco, viaggia con altri due ragazzi e ci dicono di essere partiti da Tronheim. Scattiamo qualche foto ricordo e guardiamo oltre Capo Nord la distesa di mare e di nebbia, il cielo è completamente grigio.
Alla macchina preparo cena, all’esterno non c’è alcuna struttura dove è possibile fermarsi e ritemprarsi un po’. Preparo un coppo ciascuno di verdure con parmigiano, tonno, olive e due fette di pane, quello che è possibile mangiare preparandone in macchina senza cuocere e con quello che abbiamo a disposizione, beviamo Coca-Cola. Sul parabrezza scorrono le gocce di pioggia, di fronte a noi i colori del tramonto che si fanno spazio tra le nuvole che si diradano. Ci godiamo il tramonto, il promontorio che si estende davanti a noi e proseguiamo scendendo con la macchina nel buio della sera.
Rivediamo le renne, attraversano calme, con passo adagio la strada, si accovacciano sui prati, queste non hanno collari. Chiamiamo le ragazze durante il giorno, ci sentiamo via via per sapere cosa fanno e per dirgli cosa vediamo, per sapere se stanno bene. Intendiamo fermarci in un’area che abbiamo visto durante l’andata, in una struttura in legno dove poterci riparare. Davanti ad uno specchio d’acqua tra le montagne. posizioniamo la macchina nello spiazzo adiacente e ci guardiamo un film, fuori un vento molto forte, non piove più, solo vento che spazza via le nuvole. Apriamo la finestrella della Maggiolina e di fronte a noi nel buio della notte, sono le 23 circa, scopriamo il cielo “trapunto“ di stelle luminose, la luna dinanzi a noi, bassa, alla nostra sinistra a fianco dello sperone di roccia fa “una virgola nel cielo“. A tratti debole e poco luminosa l’aurora boreale.
Torniamo in tenda e dormiamo, mi ci vuole un po’ a scaldarmi i piedi. Dormo fino al mattino circa alle 7: 30, al risveglio splende il sole.
14º giorno venerdì 27 settembre 2024
Oggi è giorno di accredito dello stipendio ed è 14 giorni che non spendo un euro (ci pensa al Dani a spenderli anche se in NOK). Abbiamo fatto colazione e scambiato qualche parola con una coppia napoletana di sessantenni che ha il camper vicino a noi e che sta andando a capo Nord, sul camper hanno scritto “andiamo a capo Nord“ e noi ricordiamo di averli già incontrati in uno dei traghetti presi, avevamo il camper vicino alla nostra macchina e avevamo fatto caso alla meta Comune: Capo Nord.
Lasciamo la Norvegia ed entriamo in Finlandia poco dopo le 12, c’è il sole, la strada è un rettilineo interminabile con sali e scendi, a fianco agli abeti e alberi spogli senza foglie, il paesaggio è diverso, più brullo meno rigoglioso di colori. Pensiamo di dirigerci verso il villaggio di Babbo Natale, ma valuteremo dato il tempo di percorrenza per l’arrivo e la chiusura dell’ufficio di Babbo Natale alle 18.
Lasciata la Norvegia scrivo di getto alcune cose che mi vengono in mente: colori brillanti del paesaggio, natura e rigogliosa e perfetta, strade larghe in ottimo stato, cartelli stradali di pericolo-attenzione per presenza di renne, pecore e lì incontri davvero! Semafori che da rosso passano al giallo per indicare lo scatto imminente al verde, macchine elettriche, insenature, rocce, fiordi, muschio spesso e rigoglioso, il giallo brillante degli alberi, la pioggia fitta e fine (silenziosa pure lei) la nebbia, il cielo stellato, la luna calante, i tunnel lunghi chilometri illuminati da sembrare gallerie d’arte, i ponti moderni dall’architettura perfetta di collegamento e bellezza, i limiti di velocità repentini nel cambiamento e difficile da rispettare per la qualità delle strade, ma non per la bellezza del paesaggio che ti porta ad andare adagio per ammirarlo e non perderne un angolo, le case in legno con i tetti spioventi e il loro colori che si ripetono e si inseriscono perfettamente nell’ambiente circostante, a volte si mimetizzano, a volte macchie di colore che ne accentuano la bellezza, l’efficienza di servizi, spazi ampi ben organizzati per la sosta con acqua calda carta igienica e sapone sempre presenti, strutture in legno per sedersi, riposarsi e godere del panorama, bracieri e legna a disposizione, pagamento senza fermati e file su strade, per l’attraversamento dei ponti e per i traghetti.
Camping presenti ovunque, docce calde, cucine per preparare pasti, la scelta libera del posto per la sosta, il contatto con il gestore solamente al momento del pagamento e a volte neppure quello, km e chilometri di tutto: laghi, corsi d’acqua, cascate, fiordi, spiagge, alberi, montagne innevate, colline, distese d’erba, mucche, pecore, renne, bacche rosse, pigne, alghe, scogliere, luna, stelle, Aurora boreale, ghiacciai, strade in costruzione, pulizia margini, cantieri aperti con personale all’opera, ragazzi giovani alle casse del supermercati, alla guida dei mezzi di lavoro sulle strade, poliziotti, chiese con lapidi nel prato circostante, compostezza, l’accenno di un saluto, market con caramelle gommose sciolte, gomitoli di lana, articoli per la pesca, pane che lo puoi tagliare e portare via a fette, bandiere della Norvegia ovunque, la luce delle lampade alle finestre, panorami, strade extraurbane illuminate per chilometri e chilometri. Siamo nel mezzo della foresta finlandese con (leggo) 1000 orsi che vagano liberi tra Lapponia e Russia. Fuso orario +1 ora!
Alle 19:59 ora locale è previsto l’arrivo a Rovaniemi. Ci siamo fermati per prendere qualcosa da mangiare in un supermarket, rivedo i prezzi in euro, trovo una certa corrispondenza con i prezzi dei prodotti in Italia (in Norvegia praticamente tutto è tre volte più caro eccetto il carburante che corrispondeva ai prezzi a cui siamo abituati o anche meno (caffè 40 nok circa 3,50 €, pizza al ristorante ai “pepperoni“ al costo di 250 nok circa 22 €). Arriviamo a Rovaniemi alle 20 ora locale, andremo in un ristorante nel villaggio di Babbo Natale, piove, ci rechiamo all’interno di uno shop ancora aperto, decori natalizi ovunque, sciarpe, calze, cappelli, oggetti ricordo, non rimango particolarmente colpita, non c’è atmosfera natalizia, un centro che vende oggettistica di Natale come siamo abituati a trovare anche da noi. Il villaggio è chiuso dalle ore 17:00 perciò non è possibile recarsi alla casa di Babbo Natale, all’ufficio spedizioni lettere e negli altri locali del villaggio, per noi è una tappa per spezzare il viaggio verso Stoccolma in Svezia.
Ceniamo nel ristorante-albergo del villaggio e mangio una zuppa di verdure, una vellutata straordinaria, ottima, la mangio di gusto, il menù offre sicuramente altre prelibatezze ma non riesco a buttarmi scegliendo tartare di salmoni con mirtilli e salse o carne di renna come proposti e mi limito a patatine fritte l’ambiente è ampio e accogliente, linea essenziale ordine e compostezza, benché ci siano diverse persone. Terminato di cenare ci dirigiamo verso la macchina e percorriamo circa 100 km di strada tra gli abeti, il navigatore via via indica tra 80 km gira a sinistra, tra 70 km gira a sinistra, poi abbiamo girato a sinistra e da lì a poco abbiamo trovato una piazzola per poter sostare e passare la notte.
Alle 22:30 ora locale ci siamo addormentati dopo aver dato la buonanotte alle figliole. Rovaniemi si trova nel parallelo 66º 33 N e segna il passaggio dal circolo polare artico che lasciamo dietro di noi.
Al ristorante spendiamo 50 € il prezzo rilevante è quello di due bicchieri di acqua frizzante grandi che costano 10 euro, cinque euro ciascuno. Il coperto non viene fatto pagare, il pane è servito nella forma del tramezzino, quattro fette con una ciotolina di burro all’erbette. Le case in legno che ho visto in Finlandia hanno le tavole in orizzontali, mentre in Norvegia sono posizionate in verticali, ritroverò in Svezia le tavole di legno delle case posizionate in senso verticale (case rosse con profili bianchi, grigie con profili rossi, case più grandi con verande vetrate, davanti giardini verdi d’erba brillante, nei centri condomini con terrazzi chiusi di vetro ordinati, dei veri e propri salotti).
15º giorno sabato 28 settembre 2024
Partiamo dalla piazzola alle ore 8:55 ora locale e dopo 10 km siamo all’ingresso della Svezia, splende il sole e mi auguro che duri tutto il giorno. Vediamo il cartello d’ingresso e sullo sfondo il centro commerciale Ikea, sorrido, mi aspettavo che la Svezia mi si presentasse così!
Percorriamo una lunga strada tra alberi e specchi d’acqua, i cartelli stradali indicano attenzione pericolo renne, attenzione motoslitte.
Mancano 1000 km a Stoccolma, al momento il navigatore indica procedi su E4 per 196 km, sono le 8:40 ora locali, al passaggio in Svezia siamo tornati un’ora indietro. le ragazze sono a scuola.
Tra 3200 km saremo a casa. Temperatura esterna 4°. Alle 18 ci siamo fermati presso un campeggio, siamo vicini a un fiume, un grande letto d’acqua più che vivace, in un grande spiazzo, non c’è nessuno ad accoglierci, un po’ distante qualche casetta e un paio di macchine con persone che arrivano per pescare e ripartono. Il servizio cucina e bagni sono utilizzabili l’ambiente a caldo e c’è acqua calda, ci fermiamo. Siamo stati preoccupati durante il viaggio per una spia della macchina che ha mandato il motore in protezione, abbiamo cercato qualche meccanico, tre officine ci risultano essere nel circondario ma essendo sabato pomeriggio le dobbiamo trovate chiuse, qualche accorgimento lo abbiamo adottato dopo aver consultato il meccanico di fiducia con “la chiamata a casa“ e l’amico di fiducia Taracchi che questa notte, alle 3:30, andrà a prenderci la Vittoria in discoteca per portarla a casa.
Ceniamo, penne al pomodoro, uova sode e insalata di cavolo, siamo stati bene, doccia calda e a dormire. La notte trascorre non è arrivato nessuno nel mentre siamo soli al mattino ci svegliamo (ore 6:30) fuori una coltre di ghiaccio temperatura -1°.
All’ora di cena temperatura 3-4° ma eravamo riparati. Ci svegliamo più volte durante la notte, non è un sonno tranquillo, al mattino la parte esterna del piumone è umida, sotto siamo al calduccio. Non faccio colazione mentre il Dani se la prepara. Metto il piumone e cuscini nello spazio doccia dove c’è molto caldo così da farli asciugare bene. Ci prepariamo e alle 7:40 partiamo dal campeggio destinazione Stoccolma, tra 375 km. Il campeggio non ha avuto alcun costo.
16º giorno domenica 29 settembre 2024
A Gallicano è giorno di fiera (ultima domenica di settembre) noi siamo partiti dal campeggio e stiamo percorrendo alle ore 9:11 la strada E4 per Stoccolma. Alle 11:35 è previsto l’arrivo. Durante il viaggio abbiamo cercato una officina per poter portare a far controllare la macchina, abbiamo trovato nei pressi del capoluogo un service Fiat che al momento è la nostra tranquillità, aprirà lunedì alle ore 8:00, abbiamo ancora molti chilometri da fare per arrivare a casa e dobbiamo essere scrupolosi.
Leggo cosa fare e vedere in città mentre il viaggio prosegue tranquillo. In Svezia la moneta è la corona svedese che equivale a 0,089 € il simbolo è SEK. Pensiamo di visitare la città e non perdere il museo multimediale degli ABBA, in macchina ascoltiamo le canzoni del gruppo musicale svedese, Mamma Mia, Waterloo e Fernando. Ci siamo fermati a fare il rifornimento benzina ed io ho preso un tè caldo. Arriviamo a Stoccolma intorno alle 12. Parcheggiamo vicino al centro e andiamo a scoprire la città.
Stoccolma ci appare subito bella, grande, pulita, intorno a palazzi, negozi, strade, ponti, lampioni, semafori. Siamo vicini alla stazione centrale, la ferrovia passa nel centro della città ma qui tutto è armonico. L’ingresso nel centro lo facciamo in maniera trionfale con la banda musicale (militare) 30 + 1 capo banda (6 × 5) sei file da cinque persone che a suon di tamburi ed altri strumenti sfila verso il palazzo del Re. Ricordo di aver letto che nel giorno di domenica alle 13:15 si assiste al cambio della guardia e che lo stesso avviene in modo più pittoresco rispetto al formalismo di quello inglese. Negli altri giorni della settimana avviene alle ore 12:00. Guardiamo l’ora e sono pochi minuti dopo le 13, seguiamo la banda che arriva al palazzo del Re alle 13:15 puntuali, ci sono già diverse persone nella piazza in attesa dell’arrivo della banda e del cambio della guardia. Ci fermiamo, assistiamo al rituale e ripartiamo alla scoperta della città formata da 14 salotti collegati tra loro da ponti e con traghetti.
Vediamo palazzi storici, vie acciottolate, strutture moderne, ho il sorriso stampato sul viso e di tanto in tanto dico wow. Ci fermiamo in un caffè (qui la pausa caffè è un rituale che si chiama fika, ci diverte ed è irrinunciabile), ci colpisce la vetrina con le arance disposte una vicina all’altra in fila a coprirne gran parte, le sedie e i tavoli fuori, i contenitori trasparenti: sacchi pieni di scorze d’arancio e melograno.
Il caffè è rinomato per le spremute ed è uno storico locale si chiama Schweizer e si trova lungo la via principale della città vecchia, piccolo e accogliente ha scritte ovunque, su tutte le pareti, in ogni parte di muro e sulle colonne, pure nel bagno sulla porta e all’interno ci sono scritte lasciate dai turisti e dai frequentatori del posto.
Qui ho preso il panino con il salmone, le cipolle, insalata e un ottimo succo d’arancia. Prendiamo un traghetto e ci dirigiamo verso il museo degli ABBA, la band svedese prima all’Eurovision nel 1974 con la canzone Waterloo, il gruppo pop più famoso di tutti i tempi. Qui abbiamo ripercorso le tappe fondamentali della vita dei componenti tra video delle loro performance, fotografie inedite, chitarre, oggetti personali, costumi originali (abiti colorati e pieni di fantasia) e dischi d’oro. Il museo è interattivo, ho ballato “Dancing Queen“ con gli ologrammi dei quattro artisti e il Dani si è creato un ABBA stile fotografandosi sul palco durante un concerto.
Tramite audioguida ho percorso il museo ed ho conosciuto la storia degli ABBA di cui non sapevo niente. Dopo il museo riprendiamo un traghetto per rientrare in centro e vediamo la città da lontano tra le case disposte lungo la costa di fronte a noi, il campanile che si innalza sopra tutta la città. Lasciamo alle nostre spalle il quartiere Gronda Lund, il parco di divertimento con giostre, percorriamo le strade di Gamla Stan, il centro storico della città, visitiamo Piazza Stotorget, piccola e pittoresca con i colorati edifici, qui si ricorda un avvenimento del 1520 quando un re, cristiano secondo, fece decapitare i suoi avversari politici ai quali aveva promesso l’amnistia.
Leggo che una leggenda vuole che in caso di pioggia, nel giorno di ricorrenza del massacro, la pavimentazione in pietra si colori di rosso. Oggi si respira un atmosfera di tutt’altro tipo. S
ulla piazza si affaccia il palazzo museo del premio Nobel, le cerimonie di consegna avvengono a Stoccolma eccetto quello per la pace che avviene ad Oslo. Passiamo vicino alla cattedrale, al palazzo decorato con alcune statue di soldati romani vecchia sede della borsa, vediamo lontananza la torre illuminata del municipio della città, girottoliamo tra le vie di Gamla Stan, tran negozi ed entriamo in una pizzeria dove mangiamo due pizze diavola con salame calabrese e peperoncino.
Sono buone e le mangiamo con gusto. Nel menu vediamo la lista delle pizze e notiamo varianti negli ingredienti rispetto alle nostre come per la capricciosa che qui è servita con i gamberetti, il prosciutto San Daniele, il parmigiano, i pomodori ciliegine.
Sul tavolo la tovaglia a quadri bianchi e rossi, una candela che ha come base un fiaschetto di Chianti, stiamo bene, la pizza è buona come in Italia. Usciamo e con le luci accese della città torniamo al parcheggio e cerchiamo nelle vicinanze un camping.
Dormiamo, al mattino abbiamo appuntamento all’officina meccanica. Fa freddo, stiamo bene.
17º giorno lunedì 30 settembre 2024
Il Dani mi sveglia presto, sono le 6:30, chiedo se vuole partire e mi dice di prepararci per andare all’officina, già la sera prima siamo andati in perlustrazione per vedere dove si trovava se le info da Internet erano corrette e abbiamo cercato il camping nelle vicinanze.
La colazione la faremo dopo. Alle 7:40 siamo all’officina, è aperta, ci dicono il prezzo e il tempo di lavoro per fare le verifiche. Nel mentre a piedi andiamo nei dintorni per trovare un caffè e fare colazione. Giriamo tutta la zona industriale del circondario e non troviamo niente Inizialmente, sulla strada verso l’officina al rientro prendendo una via diversa troviamo un locale che fa pranzi di lavoro probabilmente e serve a self-service bevande calde. Ci prendiamo due caffè americani (no espressi) e per me un po’ di latte.
Ripartiamo e all’officina aspettiamo fino alle 10 circa. Sono gentili ci accomodiamo ci offrono il caffè e un gianduiotto, accanto alla macchina del caffè, una scatola in latta con stampata a rilievo una vecchia 500 come quella parcheggiata a casa in garage, di colore blu anziché bianca. Nel mentre un signore in attesa di ritirare la sua auto, ci dice di parlare poco italiano che sua moglie è italiana di Bologna. Ci saluta augurandoci buon viaggio.
Con l’officina non abbiamo risolto il problema ci prospettano un lavoro di più giorni che ci costringerebbe a fermarci almeno fino a giovedì prossimo e per noi è impossibile, ci prospettano anche la soluzione di prendere un aereo per tornare a casa e riprenderlo per tornare a recuperare la macchina al lavoro effettuato.
Chiamiamo il meccanico con la "telefonata da casa" e decidiamo di avvicinarci, di fatto non dovremmo incorrere in grossi problemi e nel caso meglio essere più vicini. Paghiamo il servizio 1500 corone e ripartiamo.
Alle 17:24 dovremmo arrivare a Copenhagen.
Ore 16:00 siamo in macchina e mancano 100 km a Copenhagen (percorsi ad ora 568 km bravo Dani!). La Svezia la salutiamo nei pressi del ponte Oresund con la scritta di un cartello pubblicitario Ikea (come per il mio benvenuto). Il ponte di Oresund collega la Svezia alla Danimarca è lungo 7845 m e costa 455 SEK (è il ponte più lungo strallato d’Europa).
Alle 17:10 parcheggiamo, ci rechiamo a piedi seguendo le indicazioni di Google Maps verso il molo per vedere la sirenetta a nord della città. Data l’ora penso sia meglio recarsi prima che cali il sole, camminiamo per 3,5 km attraverso giardini, parchi pubblici, costeggiamo le case gialle-arancio con gli infissi verdi del quartiere di Nyboder, isolato di antichi cantieri navali del XVII secolo (il nome descrive la tonalità di giallo che i danesi definiscono giallo Nyboder). Alla fine dell’isolato raggiungiamo lo specchio di Mar Baltico dove vediamo il simbolo della città “la sirenetta“ la statua in bronzo che riposa sullo scoglio del porto della capitale dal 1913, è alta 125 cm e pesa 180 kg, mi ha colpito per lo sguardo malinconico rivolto verso il mare e per come è adagiata la pinna sullo scoglio. Leggo che nel 2010 è stata trasferita Shanghai per rappresentare la Danimarca all’Expo e che durante i sei mesi di trasferimento sul suo scoglio è stato collocato uno schermo che proiettava immagini della sirenetta in diretta da Shanghai, leggo che è stata oggetto di atti vandalici e che l’attuale testa è una replica di quella originale che dopo essere stata rubata la prima volta non venne mai ritrovata.
Ci rechiamo verso il centro della città di Copenhagen tra giardini e case con mattoni rossi, palazzi, piazze, edifici in vetro moderni e luci a neon, ovunque. Di Copenhagen vediamo l’edificio del municipio con la torre dell’orologio, percorriamo una lunga via tra le vetrine di negozi, ristoranti, di tanto in tanto una piazza con fontane, i palazzi illuminati, scorgiamo le punte dei campanili, intorno a noi ormai è buio, sono accese le luci della città ed è una città con insegne pubblicitarie praticamente ovunque. Ci dirigiamo lungo il canale di Nyhavn, antico porto di Copenhagen e per noi è l’angolo più suggestivo della città con le sue caratteristiche case colorate sui due lati del canale, è buio, il corso è illuminato dalle luci dei locali con i tavoli all’esterno. ci fermiamo per un aperitivo all’interno di un battello lungo il corso d’acqua, poi proseguiamo la nostra camminata lungo il canale per tornare nel centro della città. Sull’acqua i imbarcazioni in legno con l’albero e le vele ammainate, scattiamo qualche foto ricordo, lungo il corso, dei ponti che uniscono una parte all’altra. Questa parte della città la vediamo di notte è suggestiva e mi chiedo come sarebbe stato vederla con la luce del giorno, con i riflessi delle casse colorate e delle imbarcazioni ancorate nelle acque del canale. Stasera vediamo i riflessi i colori brillanti delle insegne e delle luci dei ristoranti. Decidiamo di fermarci a mangiare una pizza in un locale in centro, prendiamo due pizze al gorgonzola che qui vengono servite anche con prosciutto di Parma, cipolle rosse e rucola.
Beviamo acqua naturale, la pizza è buona, il locale più moderno rispetto a quello di ieri sera, sul tavolo una lampada di design, a fianco tre signori italiane del Lago Maggiore. Uno dei camerieri è di Salerno. La pizza è buona ma non come quella mangiata la sera precedente, stiamo bene, appena finito di cenare torniamo alla macchina e proseguiamo per un campeggio fuori dalla città con direzione porto di Gedser dal quale partiremo per arrivare in Germania a Rostock.
Scelgo dal navigatore un camping lungo la tratta del viaggio, a destinazione ci troviamo in un quartiere residenziale d’Elite, il campeggio non lo individuiamo. Forse sono le casette lungo la riva del mare e data l’ora decidiamo di fermarci all’interno in un’area di sosta tra gli alberi. La zona è tranquilla, ben curata, soffia forte il vento. Ci addormentiamo subito ma per tutta la notte sentiamo il rumore del mare e del vento incessante, dormiamo. Alle cinque sono sveglia esco per fare pipì, rientro in Maggiolina e decidiamo di lì a poco di partire. Abbiamo dormito nel posto più ventoso del mondo ricordando quello più rumoroso a inizio vacanza, è un buon giorno e ci dirigiamo verso il traghetto. Alle otto siamo a destinazione il traghetto parte alle ore 9:00. Restiamo in macchina, fuori c’è ancora vento, temo che le due ore di navigazione possano essere movimentate, Costo del traghetto 1119 corone danesi, euro 150 per macchina e due persone.
18º giorno martedì 1 ottobre 2024
In vacanza ho perso il senso del tempo chiedendo che giorno è oggi? Fuori dai ritmi scanditi dal lavoro. Alle 11 in Germania in terra tedesca, anzi mari, ci siamo arrivati un’oretta fa. Decidiamo di viaggiare tutto il giorno e di avvicinarci a monaco tempo stimato otto ore.
Alle 19 potremmo essere all’October Fest (senza pause). Sono le 14:30 il Dani guida sempre, a tratti abbiamo trovato pioggia, ora il cielo ha qualche nuvola ma c’è luce ed è di colore azzurro. siamo a quattro ore e mezzo dall’arrivo a Monaco, altra soluzione è Strasburgo è da questa mattina che viaggiamo, oggi dalle 14:45 alle 17:15 ho guidato io, su terra tedesca, pausa rifornimento benzina, pipì e Adblue per auto e siamo ripartiti.
Abbiamo individuato il camping vicino all’Oktoberfest con metro per raggiungerlo e rientrare. L’arrivo è previsto a monaco per le 19:30. Durante il viaggio canzoni canzoni e ancora canzoni. Arriviamo puntuali all’Oktoberfest camping, ci posizioniamo tra camper e tende, hanno allestito servizi per docce, wc, ci sono stand, ci prepariamo e prendiamo la metro per caricarci alla festa della birra.
Alle 21:30 circa arriviamo a destinazione. Molti sono vestiti con gli abiti tradizionali, vedo corsetti e gonne ampie per le ragazze, pantaloni corti di pelle e calzettoni di lana per i ragazzi. I cappelli con le piume, le camice a quadri, giacche di lana con profili in tessuto e andature a zig-zag.
C’è un grande spazio le giostre ogni tipo di divertimento tra luci e musica, torri con ragazzi che ruotano in aria, stand gastronomici e le grandi strutture dei diversi marchi di birra.
Entriamo in una di queste e nella grande struttura di legno anche con il soppalco laterale vediamo migliaia e migliaia di persone che ballano, cantano, si abbracciano e bevono boccali di birra da litro, praticamente sono tutti in piedi sopra le panche, lo facciamo anche noi e le persone che abbiamo vicino allungano il loro boccale di birra per scambiare un brindisi con noi in un clima di festa e divertimento. Le persone si abbracciano, ridono e si baciano. Leggo che ci sono 14 stand, quelli più grandi hanno una capienza di circa 10.000 posti a sedere. Noi siamo entrati in tre di questi, il nostro boccale di birra lo prendiamo a “Ochsembratere“ che ha la capienza di 7550 posti a sedere (leggo dati di nove anni fa, del 2015), la scelta è casuale. Alle 23 cessa la musica, c’è un’orchestra con gli strumenti che chiude la festa salutando con un’ultima parola: ciao. Ci sono molti turisti, anche italiani che lungo la strada sentiamo parlare o nella metro. Fuori piove comunque ci prendiamo il panino baguette tagliato a metà con all’interno un wurstel più lungo del panino e con ketchup, lo mangiamo mentre guardiamo scorrere le persone davanti a noi. Mi compro un cappello grigio di lana con fascia verde, ci metterò le spille di Bad Tolz che porterò con me alla prossima festa di San Leonardo se dovessi tornarci altrimenti conto di metterlo durante l’inverno. Rientriamo sotto la pioggia, è caldo, la temperatura è di 15°, arriviamo da temperatura più basse e mi sembra di poter stare a maniche corte. il Dani è raffreddato ma resiste.
Sono le 00 e 30. Io dormo bene, mi sveglio alle sette, il cielo è coperto, ci prepariamo per l’ultimo giorno di viaggio. Oggi nel tardo pomeriggio dovremmo essere a casa. All’Oktoberfest abbiamo brindato alla nostra vacanza.
19º giorno mercoledì 2 ottobre 2024
Festa dei nonni.
Alle 9:15 siamo entrati in Austria alle 10 di fronte a noi le Alpi innevate alle 10:45 siamo in Italia. Attraversiamo il Trentino Alto Adige ed è uno spettacolo di colline di prati verdi dal colore chiaro e brillante, abeti, case in muratura in legno, castelli, vigne: filari e filari in tutta la vallata, campanili alti e snelli con il tetto a punta, c’è nebbia, cumuli che salgono verso l’alto.
Sosta pranzo veloce lungo l’autostrada. Ore 13:10 entriamo in Veneto dormicchio. Alle 14:46 siamo nei pressi di Sassuolo (vedo il cartello mentre sto scrivendo). Tra due ore siamo a casa. Ascoltiamo alla radio l’intervista ad Arbore per i 100 anni dalla nascita della radio italiana dalla sede del Senato della Repubblica, dove si sta tenendo la cerimonia alla presenza della figlia di Guglielmo Marconi e del nipote. Il Dani guida da sei ore e 17 minuti, siamo a 64 km dal Passo delle Radici. Il Dani tossisce di tanto in tanto. Alle 16:30 prendiamo un ponch da Pacetto, a San Pellegrino in Alpe, piove e c’è una fitta nebbia. Io e il Dani dopo 19 giorni ci siamo divisi, io in Toscana, lui in Emilia-Romagna: mentre io sorseggiavo la bevanda calda, il Dani pagava il conto. Ripartiamo, tra poco saremo a casa ma in realtà ci siamo già, alle 17:10 di fatto siamo davanti al cancello di casa, dopo 10.218 km e 148 ore e 10 minuti di guida.
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