Il sindaco, nell'ordinamento italiano, è l'organo monocratico a capo del governo di un comune, talora informalmente denominato anche primo cittadino.
Secondo il TUEL il sindaco è uno degli organi di governo del comune, assieme alla giunta comunale e al consiglio comunale.
Con il dominio napoleonico (primi anni del 1800) fu introdotto in Italia un sistema di organizzazione dei poteri locali piramidale-gerarchico, che rispecchiava quello francese: il territorio era ripartito in dipartimenti, distretti, cantoni (a soli fini elettorali) e comuni. Al dipartimento era preposto un prefetto, nominato dal ministro dell'interno, al distretto un sottoprefetto e al comune un podestà che era al contempo capo dell'ente e delegato del Governo. Con la caduta di Napoleone e la restaurazione dei precedenti ordinamenti monarchici, il nuovo sistema di organizzazione amministrativa fu generalmente mantenuto essendosi rivelato efficiente.
Così fecero anche il Regno delle Due Sicilie, dove il capo dell'amministrazione comunale era chiamato "pretore urbano", e il Regno di Sardegna, la cui legislazione fu poi estesa a tutto il territorio nazionale con la legge 20 marzo 1865, n. 2248, allegato A.
In base a questa legge il territorio dello stato era diviso in province con a capo il prefetto, circondari con a capo il sotto-prefetto e comuni con a capo il sindaco, che manteneva l'ambigua natura di rappresentante della collettività e di organo locale dello Stato.
Il sindaco era inizialmente nominato con regio decreto e doveva essere scelto fra i consiglieri comunali. Solo nel 1889 fu introdotta l'elezione da parte del consiglio comunale, tra i suoi membri; la durata del mandato era di 4 anni, con possibilità di rielezione.
Con l'avvento del fascismo, gli organi democratici comunali furono soppressi e sostituiti da organi di nomina governativa. Dapprima il Comune di Roma fu trasformato in Governatorato (R.D.L. 28 ottobre 1925, n. 1949); in seguito fu introdotta la figura del podestà, inizialmente nei comuni con meno di 5.000 abitanti (Legge 4 febbraio 1926, n. 237) e poi in tutti gli altri (R.D.L. 3 settembre 1926, n. 1910).
Tali leggi di riforma, confluite poi nel Testo unico della legge comunale e provinciale del 1934, delinearono un sistema nel quale tutte le funzioni in precedenza spettanti al sindaco, alla giunta e al consiglio comunale erano attribuite a un unico organo, il podestà, nominato con regio decreto per cinque anni ma revocabile in ogni momento.
Il podestà era affiancato da una consulta municipale, composta da almeno 6 consultori nominati dal prefetto (o, nelle grandi città, dal ministro dell'interno), con funzioni consultive su alcune materie indicate dalla legge e su tutte le altre questioni che il podestà avesse ritenuto di sottoporgli. Nei comuni con più di 5.000 abitanti il podestà poteva essere affiancato da uno o due vice-podestà (secondo che la popolazione fosse o meno superiore a 100.000 abitanti), nominati dal ministro dell'interno. La città di Roma aveva un ordinamento differenziato, essendo le funzioni municipali attribuite a un governatore, coadiuvato da un vicegovernatore, come lui di nomina regia, e dalla consulta di Roma, costituita da 12 consultori nominati dal ministro dell'interno.
In seguito alla caduta del fascismo, l'amministrazione provvisoria dei comuni fu disciplinata con R.D.L. 4 aprile 1944, n. 111 che l'affidò, fino al ripristino del sistema elettivo, a un sindaco e a una giunta comunale, nominati dal prefetto su proposta del CLN. Il sistema elettivo fu ripristinato con D.L.L. 7 gennaio 1946, n. 1.
Il Cavaliere Raffaele Paoli Puccetti, di professione notaio, fu il primo Sindaco di Gallicano dopo l'Unità d'Italia (17 marzo 1861). Nacque il 26 dicembre 1831 e morì il 14 ottobre 1891.
La figura di Raffaele Paoli Puccetti è ricordata ancora oggi in una lapide apposta nella sala consiliare.
Questi sono i sindaci di Gallicano che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi (ricerca di Pierluigi Angelini, ex Sindaco).
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