Le parole di Don Fiorenzo pronunciate nelle messe di questo San Jacopo.
S. Jacopo 2021
San Giacomo o San Jacopo (dal latino JACOBUS) detto “il maggiore” per distinguerlo da un altro apostolo Giacomo detto “il minore”, viveva sul lago di Tiberiade ed esercitava la pesca insieme al fratello Giovanni, a Simone (Pietro) e Andrea.
Comunità di uomini semplici, di duri lavoratori del remo e della rete, di gente povera, privi di studi, lontani dalla politica e dal potere.
Ma sono proprio questi gli uomini che Gesù, iniziando la sua vita pubblica, cerca per primi.
Dopo aver attirato a sé Pietro e Andrea, chiama alla sua sequela Giovanni e Giacomo, intenti a riassettare le reti nella barca paterna (Mt 4, 21-22, Mc 1, 19-20, Lc 5, 10).
Da quel momento anche Giacomo è dei suoi, e per sempre. Anzi sarà un privilegiato. I Vangeli, nell'elencare gli apostoli, lo citeranno sempre al secondo o al terzo posto.
Sarà Giacomo, con Pietro e Giovanni, ad assistere alla risurrezione della figlia di Giàiro (Mc 5, 3-7); sarà Giacomo, con Pietro e Giovanni, ad essere portato da Gesù sul “monte alto”, dove assisterà al prodigio della sua Trasfigurazione (Mt 17, 1-13). Sarà Giacomo, ancora con Pietro e Giovanni, a star vicino a Gesù durante la tremenda agonia del Getsemani, pur cedendo al sonno.
Sappiamo inoltre che la loro madre pretese per loro i primi posti nel futuro Regno di Dio (vedi le pagine del Vangelo di San Matteo).
I due, a una voce si dichiararono disposti a bere lo stesso calice di Cristo. Piccole debolezze in cui caddero tutti gli apostoli prima di aver capito che cosa fosse effettivamente il Regno di Gesù: un regno, cioè, di mansuetudine, di umiltà, di servizio.
Ma la luce e il fuoco dello Spirito Santo avrebbero trasformato anche Giacomo, il giorno di Pentecoste. Da allora la sua fedeltà al Maestro fu indefettibile. E lo dimostrò quando, nel 42 d.c., a Gerusalemme il Re Erode Agrippa I lo fece decapitare (Atti 12, 2), primo fra tutti gli apostoli a subire il martirio.
E' tradizione antichissima che San Giacomo, prima di morire, abbia iniziato a evangelizzare la Spagna ed è su questo preludio di evangelizzazione in terra iberica che un giorno, in pieno IX secolo, Teodomiro vescovo di Iria Flavia, piccola diocesi sulle sponde dell'Atlantico, annuncia alla cristianità che è stato trovato, dentro un'arca romana, il sepolcro dove riposano le spoglie dell'apostolo Giacomo.
E' l'inizio di un culto che divamperà intensissimo per tutto il Medioevo fino ai nostri giorni: quello di Compostela in Galizia.
Qui l'intera Europa trovò, lungo i secoli, uno dei punti di convergenza e di attrazione per un cammino di fede, di conversione e di unità. Autentiche masse di fedeli cristiani si sono mosse in direzione di Santiago di Compostela (“ il campo della stella”), e una delle direttrici principali è la famosa “Via Francigena” percorsa dai pellegrini provenienti dall'Italia.
In questi ultimi anni il turismo religioso ha avuto una grande ripresa. Prima della pandemia, secondo le rilevazioni presenti sul sito ufficiale del “camino”, i pellegrini che hanno ricevuto la “COMPOSTELA”, (ossia la pergamena che certifica il percorso svolto) sono stati 327.378. Furono poco più di 2.000 nel 1985.
Mi domando: perchè viaggiare? E' forse solo effetto del culto del corpo che trova espressione nella efficienza fisica? E' voglia di uscire dal nostro piccolo mondo? E' voglia di nuovi incontri? E' curiosità? E' desiderio di purificazione, di cammino insieme?
Tutto questo forse ed anche altro.
Ma il perchè, alla fine, si trova nell'uomo stesso: è l'uomo, nel suo profondo, che è “viaggiatore”. Attraverso vicende, incontri, storie, noi non facciamo altro che cercare. Siamo radicalmente pellegrini, e cioè, come dice la parola stessa, siamo quelli che vanno “per agros”, per campi.
Non è stato così per l'uomo fin dal suo apparire? Non è stato nomade per migliaia di anni? E la Bibbia stessa non ci ha reso amici di uomini nomadi (Abramo, Isacco, Giacobbe, etc.) che con le loro carovane attraverso campi e deserti erano in cerca di una terra dove stare?
Ce lo ricordava Giacomo Leopardi con il suo magnifico “Canto notturno di un pastore errante dell'Asia”
“.... e quando miro in cielo arder le stelle,
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
che fa l’aria infinita, e quel profondo
infinito seren? che vuol dir questa
solitudine immensa? ed io che sono?
Cosí meco ragiono..”
Le domande del pastore Leopardiano sono le domande dell'uomo di sempre. Anche dell'uomo di oggi.
Ci aiuti nella ricerca di risposta San Jacopo, patrono dei Pellegrini e Patrono nostro.
Ci aiuti nelle nostre scelte quotidiane, a fare discernimento tra ciò che conta e ciò che vale poco o nulla.
San Jacopo 2021
Sac. Toti Fiorenzo
Parroco - Pievano
Nessun commento:
Posta un commento