Anche quest'anno non poteva mancare la classica ascensione al Monte Pisanino che con i suoi 1946 metri rappresenta il Re delle Alpi Apuane.
Per salire sulla cima ci sono sostanzialmente 2 vie: la “normale” e la “bagola bianca”.
Noi chiaramente abbiamo optato per la prima alternativa partendo da Val Serenaia.
Nonostante sia chiamata “via normale” presenta tratti molto esposti e forti pendenze; è decisamente difficile e può essere affrontata solo da escursionisti esperti.
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Dal parcheggio nei pressi del campeggio Val Serenaia (m. 1100) seguiamo il sentiero CAI 178 che ci porta in circa 1h30' alla Foce di Cardeto (m. 1642).
Dalla Foce scendiamo sull'altro versante sempre sul sentiero CAI e dopo 150 metri circa si incontra un bivio dove prendiamo a sinistra seguendo i segnavia blu per il Pisanino (a destra si andrebbe verso il Passo della Focolaccia).
La prima parte del percorso (sotto il Pizzo Altare) è caratterizzata da una salita non ripida e da un’esposizione moderata, esposizione che aumenta soprattutto in alcuni traversi sotto il Pizzo Maggiore: qui serve veramente una grande attenzione ed una totale assenza di vertigini, visto che il tracciato è molto stretto e sotto di noi c’è un precipizio di svariate centinaia di metri.
Attraversati gli Zucchi giungiamo a Foce Altare (m. 1750), posta tra gli Zucchi e la vetta del Pisanino. Proseguiamo lungo il sentiero di vetta e, sempre facendo molta attenzione, ci inoltriamo nel ripidissimo Canale delle Rose che percorriamo faticosamente.
Per il ritorno abbiamo seguito la stessa via dell’andata fino alla Foce di Cardeto dove abbiamo preso il sentiero CAI 179 per il Rifugio Orto di Donna (40 minuti).
Dopo una breve sosta rifocillante siamo rientrati a Val Serenaia seguendo il sentiero CAI 180 (1h e 20').
Dal parcheggio nei pressi del campeggio Val Serenaia (m. 1100) seguiamo il sentiero CAI 178 che ci porta in circa 1h30' alla Foce di Cardeto (m. 1642).
La prima parte del percorso (sotto il Pizzo Altare) è caratterizzata da una salita non ripida e da un’esposizione moderata, esposizione che aumenta soprattutto in alcuni traversi sotto il Pizzo Maggiore: qui serve veramente una grande attenzione ed una totale assenza di vertigini, visto che il tracciato è molto stretto e sotto di noi c’è un precipizio di svariate centinaia di metri.
Attraversati gli Zucchi giungiamo a Foce Altare (m. 1750), posta tra gli Zucchi e la vetta del Pisanino. Proseguiamo lungo il sentiero di vetta e, sempre facendo molta attenzione, ci inoltriamo nel ripidissimo Canale delle Rose che percorriamo faticosamente.
Il Canale è interamente ricoperto di paleo e roccette piuttosto instabili, ed anche se l’esposizione non è eccessiva, è sempre necessaria una certa attenzione.
Arriviamo finalmente sulla cresta sommitale del Pisanino: la vetta dista solo 100-150 metri ed il panorama che si para di fronte a noi è favoloso. Percorriamo il filo di cresta con attenzione e finalmente giungiamo sulla cima del Re Pisanino: sono passate circa 3 ore e mezzo dalla partenza e la soddisfazione è enorme!
Per il ritorno abbiamo seguito la stessa via dell’andata fino alla Foce di Cardeto dove abbiamo preso il sentiero CAI 179 per il Rifugio Orto di Donna (40 minuti).
Dopo una breve sosta rifocillante siamo rientrati a Val Serenaia seguendo il sentiero CAI 180 (1h e 20').
Il Pisanino, a differenza di tutte le altre grandi cime della zona che si trovano sul confine tra le province di Massa-Carrara e Lucca (Pizzo d’Uccello, Grondilice, Contrario, Cavallo, Tambura, Sella, Macina), è interamente compreso nel Comune di Minucciano (Garfagnana) in provincia di Lucca.
Come mai un monte interamente compreso nel territorio della Garfagnana si chiama Pisanino?
La leggenda dice che il monte si chiami Pisanino perché due soldati pisani, accusati di tradimento, fuggirono verso la Garfagnana. Inseguiti dalle truppe pisane, uno di loro morì. L'altro arrivò ferito presso un'abitazione in cui vivevano un uomo e sua figlia, che si presero cura di lui. Il soldato non disse il proprio nome e allora cominciarono a chiamarlo "il pisanino". La giovane ragazza si innamorò del soldato, il quale, nonostante le sue cure, morì. Lo seppellirono poco distante dall'abitazione e la ragazza tutti i giorni andava a piangere sulla tomba. Ogni sua lacrima si trasformò in una pietra e in poco tempo si formò il più alto monte delle Apuane, chiamato il "Pisanino". Il nome originario del monte è però "Pizzo della Caranca".
sempre interessante
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