Attenti al contante. Per non perdere il bonus fiscale sulle spese sanitarie bisogna scegliere con cura la modalità di pagamento. Già oggi. Anzi, già dal 1° gennaio, quando è entrata in vigore la manovra. Che impone di pagare con bancomat e altri mezzi tracciabili le spese detraibili al 19 per cento.
Nella stretta sono coinvolte una quindicina di agevolazioni. Ma l’effetto più rilevante si avverte sul bonus per le spese mediche – farmaci, visite, esami e così via – utilizzato nella dichiarazione Irpef da 18,6 milioni di italiani. Quasi i due terzi di coloro che presentano il 730 e il modello Redditi. Anche perché, proprio per gli oneri sanitari, viene delineata una doppia corsia dalla legge di Bilancio (articolo 1, commi 679 e 680 della legge 160/2019):
1.il contante può ancora essere usato per i medicinali, i dispositivi medici e le prestazioni sanitarie rese da strutture pubbliche o private accreditate al Servizio sanitario nazionale;
2. per tutte le altre spese mediche detraibili è invece necessario pagare con mezzi tracciabili (bancomat, carte di credito, carte prepagate, bonifici, assegni bancari e circolari o altri sistemi).
La novità è passata un po’ inosservata tra le famiglie, ma ha già iniziato a far discutere gli addetti ai lavori. Ad esempio, una visita specialistica presso un libero professionista non può più essere saldata in contanti. Mentre l’acquisto di un cuscino ortopedico con marcatura Ce – in quanto dispositivo medico – ammette ancora il cash.
Chi non ci fa caso rischia di scoprire solo tra più di un anno di non aver diritto allo sconto fiscale. Cioè quando, nel 2021, andrà a dichiarare redditi e spese sostenuti quest’anno. Ma non solo. Bisognerà anche capire come dovrà essere documentata la modalità di pagamento, tenuto conto che medici, farmacie e altri operatori comunicano già al Sistema tessera sanitaria (Sts) molte tipologie di spese mediche. Che poi confluiscono nella dichiarazione dei redditi precompilata. Tra l’altro, dal 1° gennaio la comunicazione delle spese a Sts include anche l’indicazione dello strumento di pagamento (contanti o mezzo tracciabile).
Le istruzioni dell’agenzia delle Entrate saranno fondamentali. Per altri sconti fiscali che non ammettono il cash – dal bonus mobili alle erogazioni liberali – al contribuente viene chiesto di conservare le ricevute dei bonifici, le ricevute di avvenuta transazione per i pagamenti con carte, la documentazione di addebito sul conto corrente. Oltre, naturalmente, al giustificativo della spesa (scontrino, ricevuta o fattura). Quando si versa con assegno, poi, la circolare 13/E/2019 richiede che la modalità di pagamento risulti anche dalla ricevuta. Cosa che peraltro succede già da tempo nel caso dello scontrino “parlante” con il codice fiscale.
Per evitare di dover andare a caccia di estratti conto tra un anno, è consigliabile conservare la prova del pagamento. Almeno finché il quadro non sarà del tutto chiarito.
Non è azzardato prevedere che questa stretta produrrà un incentivo in più ad accettare la dichiarazione precompilata così com’è, per quei contribuenti che non hanno grandi modifiche da far valere. Ma c’è anche un’altra facile previsione, peraltro contenuta nella stessa relazione tecnica alla manovra: molti italiani perderanno per strada i bonus.
L’Erario stima di risparmiare 496 milioni di euro, includendo le altre detrazioni al 19 per cento. Cifra tutt’altro che inverosimile, se si considera che il bonus sulle spese mediche – al lordo della franchigia di 129,11 euro – va da 728 euro (per chi dichiara un reddito inferiore a 15mila euro annui) a 1.825 euro (per chi supera i 75mila euro).
Fonte: Il Sole 24 Ore
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