Le campane di Fiattone torneranno a suonare in cima allo storico campanile, tra i più alti della Garfagnana. Quella che fino a pochi anni fa era un'utopia, adesso, grazie a un ammirevole sforzo della gente, è un obiettivo a breve scadenza.
Questo attraverso anche un libro finanziato col contributo dei paesani, e i cui proventi serviranno per le opere pubbliche. Un impegno, rinnovato in occasione della festa del patrono San Pietro, appuntamento in cui oltre duecento fiattonesi sparsi per il mondo come sempre si sono ritrovati per una rimpatriata dal sapore antico.
Durante i festeggiamenti celebrati dal pievano don Fiorenzo Toti (che di storia dell'arte e architettura sacra è rinomato cultore), è stato presentato il libro "Fiattone" scritto da Ivo Poli, vulcanico e attivissimo sostenitore della causa e membro dell'Istituto Storico Lucchese.
Il volume, edito dalla Effegi, è frutto di una ricerca di documenti e testimonianze di gente ancora in vita, sulle pagine inedite (e spesso drammatiche) di un paese che, prima della guerra, contava centinaia di persone.
Emigrazione e trasmissione della memoria storica sono il leit motiv di questo lavoro, e tante famiglie originarie di Fiattone sono emigrate, senza tagliare il cordone ombelicale.
E quelle famiglie, assieme agli infaticabili paesani hanno voluto contribuire economicamente alla stampa del libro, il cui ricavato sarà interamente destinato alla ricostruzione del campanile, che ha bisogno di imponenti lavori di ristrutturazione.
A presentare il volume Gianluigi Di Giangirolamo, originario di Mologno, ricercatore per il dipartimento di scienze per la qualità della vita dell'Università di Bologna e con numerose esperienze a Parigi all'Istituto di ricerca sul turismo dell'università Sorbona.
Memoria storica, non solo di Fiattone, è stata la professoressa Duse Lemetti, che ha contribuito, con le sue testimonianze, ad arricchire un'opera gradevole e che servirà per un fine nobile. Il piccolo e grazioso borgo arroccato su un colle, conta appena 26 residenti che vivono soprattutto sulla strada principale del paese.
Come ha spiegato il giovane storico Alessio Adami, il paese, centro strategico sulla Linea Gotica, nel 1945 fu raso al suolo dai tedeschi, e l'unico edificio rimasto intatto fu proprio il campanile, uno tra i più alto di tutta la Garfagnana.
Dove non riuscirono le truppe nazifasciste, arrivò l'incuria del tempo, e dagli anni Sessanta le strutture interne del campanile cedettero, rendendo l'edificio inagibile. Da qualche anno però un manipolo di coraggiosi parrocchiani ha deciso di coinvolgere tutti in un ambizioso piano di riqualificazione.
Il sindaco David Saisi ha sempre avuto a cuore la causa, e grazie al suo aiuto e quello di alcuni liberi professionisti che volontariamente hanno redatto i progetti, sono arrivati dalla Fondazione cassa di risparmio di Lucca ben 30mila euro negli ultimi tre anni. Ma di soldi ne servono molti di più, e in questi casi il cordone ombelicale mai staccato tra i fiattonesi emigrati e gli indigeni, ha fatto il resto.
E come ha detto Duse Lemetti alla sua veneranda età di 93 anni: «Il mio sogno, finché potrò, è quello di tornare a salire le scale del campanile e suonare di nuovo quelle campane a me familiari».
Fonte: Il Tirreno - Nicola Bellanova
Il libro può essere acquistato in tutte le edicole della zona ed anche su Amazon.
Questo attraverso anche un libro finanziato col contributo dei paesani, e i cui proventi serviranno per le opere pubbliche. Un impegno, rinnovato in occasione della festa del patrono San Pietro, appuntamento in cui oltre duecento fiattonesi sparsi per il mondo come sempre si sono ritrovati per una rimpatriata dal sapore antico.
Durante i festeggiamenti celebrati dal pievano don Fiorenzo Toti (che di storia dell'arte e architettura sacra è rinomato cultore), è stato presentato il libro "Fiattone" scritto da Ivo Poli, vulcanico e attivissimo sostenitore della causa e membro dell'Istituto Storico Lucchese.
Il volume, edito dalla Effegi, è frutto di una ricerca di documenti e testimonianze di gente ancora in vita, sulle pagine inedite (e spesso drammatiche) di un paese che, prima della guerra, contava centinaia di persone.
Emigrazione e trasmissione della memoria storica sono il leit motiv di questo lavoro, e tante famiglie originarie di Fiattone sono emigrate, senza tagliare il cordone ombelicale.
E quelle famiglie, assieme agli infaticabili paesani hanno voluto contribuire economicamente alla stampa del libro, il cui ricavato sarà interamente destinato alla ricostruzione del campanile, che ha bisogno di imponenti lavori di ristrutturazione.
A presentare il volume Gianluigi Di Giangirolamo, originario di Mologno, ricercatore per il dipartimento di scienze per la qualità della vita dell'Università di Bologna e con numerose esperienze a Parigi all'Istituto di ricerca sul turismo dell'università Sorbona.
Memoria storica, non solo di Fiattone, è stata la professoressa Duse Lemetti, che ha contribuito, con le sue testimonianze, ad arricchire un'opera gradevole e che servirà per un fine nobile. Il piccolo e grazioso borgo arroccato su un colle, conta appena 26 residenti che vivono soprattutto sulla strada principale del paese.
Come ha spiegato il giovane storico Alessio Adami, il paese, centro strategico sulla Linea Gotica, nel 1945 fu raso al suolo dai tedeschi, e l'unico edificio rimasto intatto fu proprio il campanile, uno tra i più alto di tutta la Garfagnana.
Dove non riuscirono le truppe nazifasciste, arrivò l'incuria del tempo, e dagli anni Sessanta le strutture interne del campanile cedettero, rendendo l'edificio inagibile. Da qualche anno però un manipolo di coraggiosi parrocchiani ha deciso di coinvolgere tutti in un ambizioso piano di riqualificazione.
Il sindaco David Saisi ha sempre avuto a cuore la causa, e grazie al suo aiuto e quello di alcuni liberi professionisti che volontariamente hanno redatto i progetti, sono arrivati dalla Fondazione cassa di risparmio di Lucca ben 30mila euro negli ultimi tre anni. Ma di soldi ne servono molti di più, e in questi casi il cordone ombelicale mai staccato tra i fiattonesi emigrati e gli indigeni, ha fatto il resto.
E come ha detto Duse Lemetti alla sua veneranda età di 93 anni: «Il mio sogno, finché potrò, è quello di tornare a salire le scale del campanile e suonare di nuovo quelle campane a me familiari».
Fonte: Il Tirreno - Nicola Bellanova
Il libro può essere acquistato in tutte le edicole della zona ed anche su Amazon.
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