Il
Rifugio Pania, che così si intitola perché sorge sul versante settentrionale
delle due Panie, a ridosso dell’Uomo Morto, bizzarra figura di una testa
adagiata, con la fronte rivolta verso la Pania Secca e il mento verso la Pania
della Croce, fu inaugurato dalla sezione di Lucca del Club Alpino Italiano il
24 agosto del 1924.
Il
Rifugio fu costruito per stabilire un comodo punto di appoggio per le
ascensioni nel gruppo delle Panie ed un collegamento tra l’Albergo Alto Matanna
e la Garfagnana, cioè tra il versante meridionale e il versante settentrionale
delle Apuane.
Per
20 anni, dal 1950 al 1969, questo storico rifugio è stato gestito da Pocai
Vittorio, babbo del Dante, che abitava all’Alpe di Sant’Antonio, dove aveva,
con la moglie Santina, la bottega del paese.
L’altra
sera sono andato a casa del Dante per farmi raccontare qualche aneddoto di
quegli anni.
Vittorio Pocai (camicia nera) e i pastori al Rifugio |
Daniele: Dante, raccontami qualcosa.
Che periodi stava aperto il Rifugio?
Dante: il Rifugio stava aperto da metà
giugno a metà settembre mentre d’inverno era chiuso. Se passavano quelli del
CAI, gente che si conosceva, gli si davano le chiavi.
Daniele: il tuo babbo quanti anni aveva
quando prese il rifugio?
Dante: il mi’ babbo era dell’11quindi
aveva circa 40 anni.
Daniele: era un’alpinista?
Dante: eh, il mi’
babbo era bravo, se ti dico che era bravo, era bravo!!! S’arrampicava da tutte
le parti, dove gli altri andavano con le funi lui ci andava senza, roba da
rimbecillire!
A volte gli dicevo “oh
babbo, ma che fai? Sei ammattito?” “No,
te stai qui” mi diceva, “io ci passo,
va tranquillo”, io ca’ c’è da fassi il nome del padre eh! Lasciamo perde’.
Una sera lassù al passo del callare, mi pa’ prima di andare
a letto andava sempre fuori e ascoltava
se c’era qualcuno che aveva bisogno, sarà stata mezzanotte e mezzo l’una, sentì
“Vittorio!! Vittorio!! Vieni qua!”. Ho già capito dove siete e
partì con la fune, che se la portava sempre dietro perchè andava quando a
raccatta’ uno e quando un altro..
Quando arriva al passo del callare ce n’erano 4, dentro al
passo, oh un si movevano… e quando s’accorsero che c’era lui lì si
tranquillizzarono… “oh fate silenzio eh,
che vengo là da me e ci penso io!” E allora loro tutti zitti. Per portarli
di qua gli toccò legalli uno per uno, come salami! Oh, un c’è nulla da fa’
quando chiappa la paura chiappa la paura!
Mi’ pa’ stava su fisso al rifugio, faceva da mangiare e da
bere a chi gli capitava ed io facevo da spola, tutti i giorni anche 3 viaggi al
giorno.
Daniele: racconta,
racconta..
Dante: la mattina
mi chiamava mi’ ma’, dice: “lesto va via,
va a Castelnuovo che alle otto aprino, c’è da carica’ la roba, col mulo, e
portalla su e poi c’è da fare il carico per anda’ al rifugio”.
Quindi tutte le mattine partivo dall’Alpe, andavo a
Castelnuovo col mulo a compra’ la roba, tornavo a casa per mezzogiorno,
mangiavo, caricavo nuovamente il mulo con un quintale e mezzo e andavo al
rifugio. E così l’ho fatto per centomila volte!! Che vitaccia!!
Dopo che successe, venne il Bertini (il presidente del CAI)
che voleva fare una giunta dietro al rifugio e c’era da portare tutto il
materiale su, “te la senti?“ Mi
disse. “Noi ci abbiamo gli operai, ma gli
operai è meglio falli veni’ su quando c’è tutto il materiale lassù” …
allora ci facevo 3 viaggi al giorno con 2 – 3 muli. A volte c’avevo anco uno
dell’Alpe che mi aiutava. Avevo 17 anni, andavo su come una palla, facevo
presto ad anda’ su!
Una volta arrivai su e c’erano quelli di Gallicano: il
Leonello, il babbo del Furio... arrivo su e mi fa il Piccinini, “mi dici una cosa, quanto ci vuole di qui ad
anda’ sulla Pania Secca perché se n’è discusso ora mezzora… chi dice 20 minuti,
chi dice 30 chi dice 40”.
Gli dissi “io in 20
minuti vado e torno”… oh, ci misi
prima!! Di corsa!!
Daniele: Dante, andavi
di più sulla Pania della Croce o sulla Pania Secca?
Dante: sulla
Pania Secca! Ma io non andavo da nessune parti, andavo dappertutto e non andavo
da nessune parti. Andavo sul Pizzo delle Saette quando c’era da anda’ alle
capre della Vincenza… eh, ci andavo perché se si chiappava una capra, hai
capito no?!
Daniele: cioè? Andavi
sul Pizzo delle Satte a che fare?
Dante: andavo a
chiappa’ una capra, se mi riusciva!
Daniele: col
fucile?
Dante: eoh!
S’intende!
Daniele: ma chi
era la Vincenza?
Dante: era quella
dell’Isola Santa che aveva un mucchio di capre, bestie di tutte le razze e ci
aveva anco vacche e tori giù più bassi però, ma lassù ci venivin le capre,
belle tu vedessi branchi che ce n’era, era una meraviglia.
E sicchè, quando si poteva si chiappava una capra, il
frigorifero ce l’avevimo, era la buca della neve, mi pa’ aveva fatto il forno
dentro la buca, imbucavi la roba dentro, lo ritappavi e poi andavi là e quando
arrivava gente diceva “ma volete un
bell’arrosto?” “In du l’hai Vittorio
l’arrosto?” “Ma lo voi o non lo voi?”
“Lo vogliam sì” e allora andava alla buca, chiappava un pezzo
e lo portava qua.. E poi sotto il rifugio c’era una buca che ci tenevano il
formaggio i pastori, lo tenevino al fresco lì, c’era fresco davvero!
La buca della neve |
Sira: Dante, digli
come ti chiamava all’Alpe
Dante: Mi pa’,
per chiamarmi, andava in cima al pizzico della Pania e poi ci aveva un corno e
mi suonava quello, 3 o 4 volte, e mia madre lo sentiva subito, “il babbo chiama” e io “allora c’è d’anda’ su!”. Quando lo
sentivo sapevo che aveva bisogno, non c’era nulla da fa’!
Ma non è che io andassi su voto eh? Diceva mia madre “pane, vino porta su tutto quello che ce la
fai, fai una zainata di roba e poi portigliela su e poi ti dirà quello che gli
manca”. E io preparavo lo zaino e poi assù. Poi arrivavo su, “oh babbo che c’è?” “Eh io ca’, mi è mancata questa roba qui”, e io ho porto questo e
questo, “eh allora va bene siamo a posto”
menomale!
Daniele: e se non
andava a posto?
Dante: e se non
andava a posto domani mattina c’era da ritorna’ su, e via… a parte che ci
tornavo lo stesso perché ai quei tempi lì erano momenti che si lavorava lassù!
Daniele: a quel
tempo veniva tanta gente?
Dante: eh!! Ci
andavino col pulman! A quel tempo lì si organizzavino… c’erano Pisa, Livorno,
Lucca, Firenze…. E mi’ padre, quando gli arrivavino quelle gite di 30-40-50
persone più quelli che c’erino extra, eh insomma, ti faceva 40-50-60
pastasciutte, poi formaggio…
Messa al Rifugio Rossi |
Daniele: quindi
c’era un bel giro?
Dante: Ma già a
quel tempo! Insomma si lavoricchiava! Erano 3 mesi, ma si lavoricchiava, non
c’era nulla da dire. Una mattina, per Santa Maria e San Rocco, ci si alza e si
vede in fondo al prato un sacco di gente che viene in su, io dissi “speriamo non siano lucchesi sennò un si
lavora”, arrivonno su e eran tutti livornesi, non ti dico quanto mangionno
e quanto bevettino! La sera fei una borsata di soldi!! E poi in più mi successe
un equivoco!
A mezzogiorno mi chiama uno di quei giovanotti lì, anzi era
già su con l’età, “Pocai vieni un po’ qua
fuori”, “che c’è ora?” Li vedi lassù in cima al naso, lo sai quanti
ce n’è? Ce n’è 20! Un ne scende giù neanche uno!” “Come?” Gli dissi. “Un mi fate
mica ride’”, mi toccò chiappa’ in su e mi ci volse un quarto d’ora per
tirarli fuori tutti, oh non se ne moveva
uno eh? Lo sai che strappavino l’erba quando li tiravo, attacchi all’erba, no!?
Li passai tutti di qua dove non c’era più la balza e allora tutti ricominciarono
a prendere colore, erano bianchi…
Allora, dopo che avettero mangiato, si finitte saranno state
le due e mezzo, arrivò quell’ometto che mi aveva chiamato prima con una
cappellata di soldi!! Perché ero andato lassù a tirarli fuori! Oggi è stata bona!!
Quanti soldi!!
Sira: Dante,
raccontagli un po’ quella della stufa?
Dante: c’era da
cambia’ la stufa, come si fa a portarla su? Era 108-110 chili, “e come si fa ragazzi?” In cima alle
bestie un ci sta, perché è quadrata e non si sa come metterla. L’unico posto
che sta, gli dissi, è qui (indicando la schiena).
Portai da solo 110 chili dal Piglionico.
Daniele: e quanto
tempo ci hai messo? Una giornata?
Dante: Che
giornata?! Un’ora, un’ora e dieci. Mi riposai una volta e basta, arrivai su a
mezzo e dissi “via riprendo un po’ di
fiato”, la posai li per 5 minuti e poi me la rimisi in collo!
Daniele: ho
capito via, il tuo babbo c’aveva il rifugio e te facevi il miccio!
Dante: ti
racconto anco questa e poi basta.
Un giorno parto di qui, parto giù carico e vado via e mi fa
mi’ madre, “bestia com’è brutto il tempo,
speriamo tu un becchi una sgrandinata prima di arriva’ lassù!”. “Eh, allora che si deve fa’, se la chiappo
c’è poco da fa’!”
C’era una famiglia in villeggiatura lassù all’Alpe che ci
aveva un figliolo, Pierangelo, che ci aveva passione, era sempre lì da me. “Dante vengo anch’io, vengo anch’i vengo
anch’io”. Vieni, gli dissi ma
un mi garba tanto il tempo ma insomma
vieni via, ti metterai la giubba in cima alla testa. E infatti, quando s’arrivò
su verso il mezzo cominciò la grandine, mi toccò chiappa’ l’incerato e mettelo
sulla testa al mulo perché sennò vanno a rutola, si tirin via quando sentino
picchia’ la grandine nella testa, sulle orecchie!
Daniele: come si
chiamava il mulo?
Dante: quello lì
lo chiamavo Pallino, ma ascoltimi bene eh. Sicchè si arriva su al rifugio,
smise di sgrandina’ dio bono ma il tempo era brutto. Mi fa mi pa’, il mulo si
mette dentro, in quell’entrata. “C’è
sempre?“.
Daniele: sì, sì
c’è sempre.
Dante: mettiamolo
dentro che riattacca la grandine di sicuro. Va bene via, mettiamolo dentro e
noi si va di là, si chiude la porta. Mxxxxxx pxxxxxx! Ariva una saetta, Saisi,
una botta!!
Picchiò nel rifugio sai! E il babbo aveva preparato da
mangia’, erimo a sede’ tutti e tre. Mi
pa’ saltò su, io anco e questo giovanotto un si alzava… dissi, l’ha fulminato!
Che avresti detto te? “Pierangelo!
Pierangelo! Pierangelo!”, ehi non ti rispondeva! Andò là mi pa’, lo chiappò
così… “Che c’è?” Disse il Pierangelo.
Menomale!! Bè, è andata bene via, ma si ebbe una paura che non ti dico come. Dopo
dico io, andiamo a vede’ che fa il mulo… secco come un chiodo! Secco come un
chiodo!! Avrà picchio forte quella saetta o no?
Daniele: morto?
Dante: stecchito!!
Si tirò fuori dalle gambe e si straginò dentro la buca larga laggiù!!
Madonna come mi dispiacette di quella povera bestia.
Il Dante sul mulo (1959) |
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