Ormai il nostro parroco si è rassegnato,
lo importunerò fino a che non avremo
finito le chiese di Gallicano! Oggi la mia
curiosità si è spostata sulla chiesetta di
Santa Maria che, a causa dei lavori in
corso in duomo, ospita, da qualche settimana, la messa domenicale delle 11.
Nell’arrivare in canonica l’occhio mi
cade sul ponteggio che cela la facciata
della chiesa di San Jacopo. Don Fiorenzo
si affaccia alla porta e con una
comprensibile punta di orgoglio mi
dice: ”Vedrai come sarà bella quando leveranno
il ponteggio!”
Così, anche se la
mia visita riguarda un altro argomento
non posso fare a meno di chiedere lo
stato e l’entità dell’intervento. Il parroco
mi spiega che i lavori nella chiesa principale
del nostro paese si svolgeranno
in due tempi.
Un primo lotto, quello in
corso, ha ad oggetto il rifacimento del
tetto e la pulizia della facciata. I lavori
sono stati pagati con i risparmi della
parrocchia, un contributo elargito dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
e le offerte libere dei parrocchiani.
Il secondo “blocco” di lavori riguarda
il rifacimento dell’impianto elettrico e
la tinteggiatura dell’interno del duomo.
Per questi ulteriori interventi c’è
già il progetto approvato dalla sovrintendenza
dopo l’esecuzione di saggi
sull’intonaco esistente.
Noi gallicanesi
non ci possiamo certo lamentare sulla
manutenzione delle nostre chiese!
Tornando all’edificio dedicato a Santa
Maria, apprendo che, sia nei testi antichi
che in quelli più recenti, la denominazione
completa riportata è “Santa Maria
in Pianiza”, questo nome compare anche
nel testo più datato in nostro possesso,
un estimo diocesano del 1260 che elencava
le chiese che facevano parte delle
varie pievanie. L’estimo non è altro che
une elenco atto a valutare i beni immobili,
e in quell’anno ne fu compilato uno
di tutta la vicaria di Lucca.
La chiesetta di cui stiamo parlando, seppur
di dimensioni ridotte, è sicuramente
molto suggestiva e il suo aspetto è messo
in risalto dall’illuminazione notturna,
ma, devo ammettere, che ad una occhiata
superficiale certi particolari sfuggono.
Infatti, Don Fiorenzo mi sottolinea
come la struttura riveli la presenza di
pietre tra loro molto differenti anche
sotto l’aspetto dell’epoca di appartenenza
e questo non può che suggerire
che la chiesa è stata oggetto di numerosi
interventi in epoche diverse.
Una pietra sul lato destro riporta la data
1763 e questo fa pensare che uno dei
rifacimenti risalga a quella data. Poiché
gli stessi numeri sono presenti anche
su una pietra della chiesa dedicata a
Santa Lucia, tutto porta a ritenere che
in quell’anno furono poste in essere entrambe
le ristrutturazioni.
Don Fiorenzo
ha scoperto che, pochi anni prima, nel
1750, nelle nostre zone, avvenne un
forte terremoto, quindi, si può presumere
che gli interventi del 1763 siano
riparazioni a seguito dei danni provocati
dal sisma.
La chiesa di Santa Maria
fu in quell’anno ristrutturata in maniera
molto importante, lo si nota dalle pietre
presenti nella facciata. Si ipotizza
che, anche la porta laterale, sia frutto di
quell’intervento.
Spiccano sulla facciata
e anche internamente alcune pietre
evidentemente “riciclate” dalla struttura
preesistente, sicuramente molto antica.
La sovrintendenza le ha datate intorno
all’anno mille ma, anche i motivi incisi,
fanno pensare a un’epoca antecedente.
Sono pietre decorate, alcune con motivi
floreali, altre geometrici e altre ancora
astronomici.
Una pietra, presente
all’interno, sembra riportare una figura
umana seppur molto stilizzata. La presenza
di queste pietre fa pensare che
l’edificio, prima di diventare luogo di
culto cristiano dedicato alla Madonna,
fosse un tempio pagano, forse dedicato,
come molti altri in Garfagnana alla
dea Feronia. S
econdo una tesi molto
quotata la nostra terra dovrebbe il suo
nome proprio a quella dea. La divinità
predetta era votata alla foresta, infatti
la nostra valle all’epoca appariva come
una foresta, da qui casa della dea Feronia,
Ca’ Feroniana poi trasformato in
Garfagnana.
La struttura della chiesetta è molto
semplice, a capriata con una sola navata.
Don Fiorenzo spiega che, di recente
fine anni 60 c’è stata una nuova ristrutturazione
che lui ritiene discutibile,
principalmente intorno all’altare fatta
per adattare la chiesa alle norme stabilite
dal Concilio Vaticano II.
A questo punto gli chiedo chiarimenti
su alcune voci che avevo sentito, ovvero
che questo edificio religioso sia stato
anche una sorta di “fortino”, o quanto
meno sia stato utilizzato per vigilare
sulla strada antistante.
Lui mi conferma
questa teoria e mi spiega che oggi la
via che costeggia la chiesa è una strada
poco transitata che unisce Gallicano
al piccolo comune di Molazzana, un
tempo, invece, era un’importante snodo
che univa due stati, la repubblica
di Lucca allo stato Estense, probabilmente
ci sarà stata anche una sorta
di dogana, di qui la necessità di una
costruzione adibita alla sorveglianza.
Questa funzione non è ipotizzata solo
dall’ubicazione ma anche dal fatto che
sul muro che affaccia sulla strada sono
presenti numerose feritoie, con una
conformazione tale da far dubitare che
si trattasse solo di luci.
Come sempre questa chiacchierata con
il nostro parroco si è trasformata in una
lezione a 360 gradi sulla nostra storia e,
chi come me adora la nostra terra, non
può che rimanerne affascinato.
Ringrazio ancora Don Fiorenzo per la
disponibilità e gli chiedo fin da ora la
possibilità di un nuovo incontro per
parlare, magari, delle ricchezze del nostro
duomo.
Silvia Lucchesi - L'Aringo n. 11 - Settembre 2017
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