giovedì 26 ottobre 2017

Il CAI regione Toscana interviene sulla nomina del Presidente del Parco delle Apuane



Dopo le ennesime indiscrezioni sulla scelta della Regione Toscana, questa volta pare definitiva, in merito alla riconferma del Presidente uscente Alberto Putamorsi alla Presidenza del Parco delle Alpi Apuane, il Club Alpino Italiano Regione Toscana ribadisce la propria posizione: il rinnovo di Putamorsi, così come una eventuale scelta di Davini, non rappresenta un indirizzo politicamente e ambientalmente sostenibile per il futuro del parco delle Alpi Apuane. 
Il CAI Regionale Toscano non accetta il gioco “al ribasso” e “al meno peggio”; non ci sta a “farsi strizzare l’occhiolino” quando si tratta di nominare o riconfermare nominativi poco sensibili alla vocazione naturalistica del Parco. 
Il CAI Regionale Toscano ribadisce alla Regione Toscana quanto già espresso in passato su questa vicenda: serve un cambio di passo e una svolta politica cosciente e consapevole per la Presidenza del Parco Regionale delle Alpi Apuane, un Parco che merita di più di quanto fino ad oggi la politica vi abbia investito, anche in termini di rappresentanza istituzionale. 
E per sbloccare l’impasse in cui si trova oggi la Regione Toscana, il CAI Regionale Toscano domanda al Presidente Rossi di voler chiedere alla Comunità di Parco il rinnovo di tutte le designazioni, perché la politica locale sia chiamata ad esprimere un nuovo nominativo, a scegliere persone in grado di svolgere adeguatamente il ruolo di Presidente di un Parco Naturale, così come previsto dalla Legge Regionale 30/2015. 

Ufficio Stampa Cai Regione Toscana

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mercoledì 25 ottobre 2017

Documentario della Garfagnana del 1970

La Garfagnana (1970), vista dall'obiettivo di F. Farneti e G. P. Lang. Testo di R. Sprecher.

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Itinerari MTB in Garfagnana: Gallicano, Vescherana, Cascio, Palleroso, Fiattone, Gallicano

Per chi ha poco tempo consiglio di fare questo giro di circa 17 Km e 460 metri di dislivello positivo.



Gallicano, Broglio, Vescherana, Cascio, Monteperpoli, Palleroso, Fiattone, La Barca, Gallicano.

Partenza da Gallicano direzione Broglio. Poco prima della "Maria Albis" svoltiamo a sinistra per la Loc. Tre Canali, saliamo per strada sterrata a Vescherana, svoltiamo a destra e per sentieri raggiungiamo prima Loc. Vigne, poi San Rocco ed infine Cascio.

Vescherana, svoltare a destra
Loc. Vigne 
Porta d'ingresso di Cascio

Per asfalto continuiamo per Monteperpoli e poi a destra per Palleroso.

Da Cascio a Monteperpoli
Loc. Debbio
Dopo una breve visita alla torre di Palleroso, alla Chiesa di San Rocco imbocchiamo a sinistra la sterrata, che dopo poco diventa sentiero, che ci porta sotto Fiattone. 

Torre di Palleroso
Palleroso 
Chiesa di San Rocco
Sentiero per Fiattone
Da qui rientriamo a Gallicano.

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Fusione comune di Gallicano - rassegna stampa

Il Tirreno del 25-10-17

La Nazione del 25-10-17

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martedì 24 ottobre 2017

Foto del Lago di Gramolazzo vuoto

Quel che resta del lago di Gramolazzo...





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Fusione comuni Gallicano, Fabbriche di Vergemoli e Molazzana. Sì o No?


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Restauro architettonico della Rocca di Trassilico

Progetto “Ducato Estense” – Restauro architettonico e ripristino della fruizione pubblica della Rocca di Trassilico. Investimento di Euro 406.000.
Rocca di Trassilico
Complesso fortificato di origine medievale posto in posizione strategica nel territorio.
La rocca era già in decadenza alla fine del '400, e in una lettera del 1524, Ludovico Ariosto, commissario estense in Garfagnana, lamentava al Duca le cattive condizioni del presidio.
Agli inizi del '600 le lotte per motivi di confine, che si combatterono in questi luoghi, resero necessarie opere di ristrutturazione e di ricostruzione delle mura rendendole più sicure.
Il definitivo declino della rocca avvenne nel '700, in concomitanza con lo spostamento degli edifici pubblici e delle residenze degli amministratori all'interno del paese.
Alcune foto dei lavori.









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lunedì 23 ottobre 2017

Interventi sulla strada comunale per Fiattone

Proseguono a buon ritmo i lavori di mitigazione del rischio idrogeologico lungo la strada comunale per Fiattone, colpita dagli eccezionali eventi atmosferici del novembre 2012, dal nubifragio del 20 e 21 ottobre 2013 e dalle eccezionali precipitazioni dei mesi di gennaio e febbraio 2014.
L'investimento, finanziato al 100 per cento con fondi statali, è di 200 mila euro ed il lavoro è eseguito dalla cooperativa agricola forestale Centro Legno Ambiente di Castelnuovo Garfagnana.

Ecco alcune foto scattate sabato 21 ottobre 2017.





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Cena Cittadini Virtuosi - Bar Sport 10 novembre 2017


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Gallicano Halloween party


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domenica 22 ottobre 2017

Ottobre alle Capanne






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L'anello della Pania Verde

La Pania Verde è l'ante-cima Est della Pania Secca e dalla sua vetta (m. 1500) il panorama sulla Garfagnana e le Apuane Meridionali è stupendo. Grandiosa è la veduta del versante Est della Pania Secca.



L'itinerario comincia dalla strada per il Piglionico dove, a circa 1080 metri d'altezza, in prossimità di uno slargo con alcuni tavoli e panche, ci si inoltra nel bosco seguendo il tracciato di una vecchia marmifera.
Alla partenza possiamo ammirare una bella scultura realizzata da Leonildo Bertozzi nel 2006 intitolata "In cerca di Amore!"













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sabato 21 ottobre 2017

I "vaglini" a Gallicano

Questa è una narrazione circolare. 
Parte dalle donne e dagli uomini che abitavano Fabbrica di Careggine, sulle rive del torrente Edron affluente destro del Serchio, sotto le alpi Apuane. Arriva alla diga, realizzata dall’ing. Ignazio Prinetti Castelletti tra il 1943 ed il 1953, che ha originato il lago di Vagli e le sue acque che SELT Valdarno usa “per trarne disciplinata energia elettrica”. 
Ritorna alle donne ed agli uomini che nel 1947 se ne andarono da lì -costretti- e si trasferirono altrove: a Gallicano ne arrivarono più di venti, quasi un quinto di quelli che stavano alla Fabbrica. 
Dunque una narrazione circolare tra diversi luoghi e persone. Innanzitutto i “vaglini”, come comunemente venivano chiamati dai gallicanesi, non venivano da Vagli ma dal paese a quota 533 slm sotto Careggine: appunto Fabbriche oppure Fabbrica, come hanno sempre detto gli autoctoni. 
Si legge nel Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana, scritto da Emanuele Repetti nel 1833: ... la comunità di Careggine, tre miglia toscane ad ostro di Camporgiano, nella Diocesi di Massa già di Lucca, Ducato di Modena, consiste in 1347 abitanti suddivisi in sezioni ... tra cui il borgo di Fabbrica con 66 abitanti. Il paesetto è conosciuto e famoso solo anni dopo la sua scomparsa sotto il lago, quando viene svuotato per far manutenzione ai condotti della diga: la prima volta avviene nel 1954 poi nel 1968, nel 1983 ed infine nel 1994. Un articolo sulla Domenica del Corriere del giugno ‘54 titola infatti “un paese scomparso”, su La Garfagnana dell’agosto ‘68 si legge “pompei in garfagnana”, su Sette del Corriere della sera del 1994 “il paese che appare e scompare”, su Qui Touring del giugno 1994 il titolo è “Pompei del ‘900 riemerge dal passato Fabbriche di Careggine”, addirittura sull’Herald Tribune del 31 agosto ‘94 è scritto “a tuscan atlantis resurfaces as tourist mecca” e sull’Informatore di Unicoop Firenze dello stesso anno: “il paese fantasma”. 
Ma l’articolo più completo esce sul mensile Bell’Italia del novembre 1986 titolato “piccola atlantide” che ci regala anche un bel disegno di Francesco Corni che lo ricostruisce a volo d’uccello visto da Vergaia, in alto ad ovest. 
Non si può dire che il paese non abbia avuto attenzione ... postuma! Se ne era occupata anche la Settimana INCOM 65 del 3 luglio 1947 che filmò la gente che sfollava e con l’edizione 633 del 13 agosto 1951, quando riemerse una prima volta ancora con i lavori di rialzamento della diga in corso. 
Subito dopo la conclusione della 2a guerra mondiale ci abitavano in 146 e c’erano una dozzina di ragazzi e ragazze che frequentavano le prime quattro classi delle scuole elementari, per la 5a andavano a Vagli. Una delle ultime maestre fu Letizia Mariani che avrebbe poi sposato Mauro Lucchesi, lo stesso geometra che aveva preparato le indennità d’esproprio per i proprietari d’immobili e terreni ed avrebbe progettato e costruito le case dei “vaglini” a Gallicano, per conto di Selt Valdarno. 
Anche Don Guerrini, un prete trentenne, veniva da Vagli per dir messa nella piccola chiesa del 1590 a navata unica, abside rettangolare e volta a botte, dedicata a San Teodoro. Il medico condotto veniva invece da Careggine, il Comune. 
Molti lavoravano per la società elettrica ligure toscana SELT Valdarno, che già aveva in Garfagnana altre dighe e centrali idroelettriche, alcuni erano addetti alla costruzione di quella accanto al borgo che la guerra aveva fermato, altri lavoravano la terra, allevando animali e coltivando castagni, pochi altri commerciavano. 
Qualche tempo prima parecchi facevano i fabbri ferrai, utilizzando l’energia del torrente Edron e giacimenti ferrosi sul monte Tambura: una lontana provenienza lombardo bresciana dava cognome ai tanti Pellegrinotti ed -appunto- Bresciani. 
Gli affioramenti del paese dal lago, svuotato, hanno sempre fatto vedere l’ultima trentina di case più alcune dintorno ed il ponte a tre archi sull’Edron, i suoi argini, le recinzioni e la cappella del cimitero, che le correnti sott’acqua degradano sempre più. 
Ben si vede la chiesa, ancora con le coperture dell’abside ed il campanile alto, resistono i muri perimetrali delle case senza tetto che qualcuno aveva smontato per farne ancora materiale da costruzione: mezzo secolo di acque lasciano solo scheletri. 


Poca attenzione ricevettero gli abitanti, quando nel 1947, completata la diga in costruzione dal ‘41, furono allontanati: vecchi e bimbetti, tutti, sopra sarebbero arrivati più di 80 metri di acqua. I proprietari di immobili e terreni furono indennizzati e poterono scegliere dove andare ad abitare in case costruite dalla stessa Selt-Valdarno oppure acquistate, gli altri nulla. 
Fu una diaspora. Una delle tante famiglie Bresciani andò a Fornaci di Barga, qualcuno si trasferì in Svizzera ed in Australia, a Castelnuovo Garfagnana ed a Vagli, a pochi chilometri, i Giannecchini si trasferirono a Bolognana. Una delle famiglie Pellegrinotti anni prima era ritornata da San Paolo di Brasile: rientrati dall’emigrazione avevano costruito una bella grande casa accanto alla chiesa. Armida se ne andò a Pian della Rocca, Lola a Lucca: Dina, Pietro e Bernardino si trasferirono a Vergaia subito fuori dal lago, su verso Careggine. 
Le acque presero il posto delle due stanze di una casa Pellegrinotti sull’Edron, usate dalla Scuola elementare. Furono allagate quelle della trattoria gestita dai Bresciani, accanto al campanile e pure il mulino poco oltre il ponte sul torrente. 
Il ponte in pietra costituiva un attraversamento della strada Vandelli, abate ingegnere, realizzata ai tempi di Francesco III d’Este alla metà del ‘700, che collegava Modena con Massa traversando avventurosamente Appennino ed Apuane. 
A Gallicano, in quella che sarà via Traversa e poi della Repubblica a trecento metri dalla centrale idroelettrica, direttore dei lavori il geometra Lucchesi, furono iniziate a esser costruite fin dal 1944, ben in fila, quattro unifamiliari -piano terra e primo- ed una più grande casa quadrifamiliare. Si vedono bene in una foto d’epoca pubblicata nel librino fotografico di Daniele Saisi, Gallicano in Garfagnana nella prima metà del ‘900, sotto la chiesetta di Santa Maria in Panizza. 



Arrivarono più di una ventina di “vaglini”. Nella prima casa su via Giovanni Pascoli, verso la chiesetta di Santa Maria vennero a stare Luigi Bresciani e sua mamma Maria sopranominata “schioppo”. Nell’altra accanto Chiara Bresciani con le tre figlie Ettorina, Maria, Bice ed il figlio Domenico. 
Più giù vennero ad abitare Maria Pellegrinotti, Aldegonda madre di Maria, Laura e Laerte, poi Giuliano, Linda, i giovani Carlo ed Emma, Annunziata ed Antonio detto “tono”, Giovanni Ardelio. 
Nella grande ci stava anche America ovviamente chiamata “merica”. Nell’ultima casa della fila Domenico Geremia Gigli ed un’altra Pellegrinotti: Annunziata ed i figli Mario e Carlo. 
A molti di loro e tutti imparentati, la società elettrica aveva tolto il paese ma continuava ad offrire lavoro. A Gallicano dove in quegli anni ci abitavano non più di 1700 persone i “vaglini” erano il 2% ... un bel gruppo chiuso, isolato ai margini del paese verso nord est. 
Poi arrivò la contaminazione e negli anni successivi molti giovani misero su famiglia, taluni si spostarono anche per lavoro, altre sposarono gallicanesi. Nacquero Guido, Maurizio e Maria Luisa Simonini. Giuliana Saisi, Clara e Domenico Gigli. 
Con il cognome Pellegrinotti arrivarono Antonella, Lorenzo, Elisa, Floriano ed Ardelio Giovanni.
 Quest’ultimo ha fatto il consigliere comunale ed il Sindaco di Gallicano per 24 anni. Conosco Clara da quarantasei anni e siamo oramai sposati da quarant’uno. Sua zia Bice, una delle ultime ultraottantenni nate alla Fabbrica, ha dato mano con i nomi delle persone e memoria dei fatti, scusando le dimenticanze. 

Adolfo Moni - L'Aringo di Gallicano n. 9 marzo 2017

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venerdì 20 ottobre 2017

C'era una volta... lo Juventus Club

Una piccola grande storia gallicanese conosciuta in tutta la valle del Serchio purtroppo, per vari motivi, non fa più parte da qualche anno della vita paesana. 
Nei pensieri di molti, tanti, abitanti di Gallicano rimarrà per sempre impressa nei ricordi più belli perché legati alla passione, al divertimento, all’evasione che la fede calcistica e non solo che rappresentava: parliamo dello storico Juventus Club Gallicano “Don Mansueto Simonini”. Juventus Club Gallicano nasce come associazione nel 1971 da un gruppo di gallicanesi simpatizzanti dei colori bianconeri della Juventus. 


Al comando, se così si può dire, dell’associazione, c’è una figura singolare, un “prete tifoso”, il compianto Don Mansueto Simonini. È proprio al parroco che viene intitolato il Club ai suoi albori e, a parte una parentesi di qualche anno, porta il suo nome fino alla sua dolorosa estinzione. 
Nella parentesi citata il club viene intitolato ad un calciatore “garfagnino” nato a Capanne di Careggine, il grandissimo Marco Tardelli che milita nelle fila bianconere per parecchi anni contribuendo in maniera tangibile alle fortune della Juventus di quegli anni. 
Tardelli viene a trovarci anche nel nostro paese, visita la sede del Club e si reca al campo sportivo dove dà il calcio d’inizio ad una partita dell’U.S. Gallicano. 
Nel tempo lo Juventus Club Gallicano acquista importanza anche nel tessuto del paese all’interno delle associazioni senza scopo di lucro, dimostrandosi sempre pronto ad iniziative quali feste, sagre ed eventi. 
Rimangono nella memoria di molti gallicanesi bianconeri gli straordinari viaggi a Torino che, da gite per lo stadio, si trasformano in vere e proprie “scampagnate” nello spirito proprio del gallicanese Doc. Divertimento allo stato puro. Per molti che ne hanno preso parte, quelle gite sono rimaste per sempre motivo di gioiosi ricordi, risate, aneddoti da raccontare al bar in calorosa amicizia. 
Nel 1986, dietro l’imposizione della Juventus FC Spa, il club si costituisce formalmente dotandosi di uno statuto sociale e diventa a tutti gli effetti un’associazione legalmente riconosciuta. 
La sede del Club è sempre localizzata nel paese di Gallicano, per molti anni nella centralissima via Cavour, per poi trasferirsi negli ultimi anni in via I°maggio. 
Senza fare torto a nessuno dei vari personaggi che nel tempo si sono impegnati all’interno dello Juventus Club Gallicano, dobbiamo ricordare un presidente storico, gallicanese nell’anima, che è stato uno dei fondatori del Club, ne è stato attivo rappresentante senza sosta, e ne è stato presidente per tantissimi anni fino alla sua chiusura, parliamo di Antonio Simonini. 


Purtroppo, con l’avvento della TV a pagamento e ancor di più con il nuovo, fantastico, Juventus Stadium, l’organizzazione che imponeva e tuttora impone ai Club Doc riconosciuti la società calcistica della Juventus era diventata troppo gravosa per un club di un piccolo paese che oltretutto vedeva, negli ultimi anni, sempre minore partecipazione. 
La scelta di chiudere il club in effetti non è stata una scelta, ma una inevitabile conseguenza di tutto questo. Adesso che non c’è più, per chi ne ha preso parte ed anche per coloro che ne sono stati coinvolti anche solo per una gita, rimane e rimarrà per sempre un bel ricordo, quello non potrà mai svanire, anche perché, forse non è un caso, la bandiera bianconera a Gallicano non mancherà mai. 


Alberto Lucchesi - L'Aringo di Gallicano n. 9 Marzo 2017

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