La passione per la competizione, con sfottò e politiche annesse, è da sempre un
elemento caratteristico degli abitanti di Gallicano, tanto da portare, in epoche ben
note, alla nascita del Palio di San Jacopo.
Mentre in via Cavour si vedevano le prime sfilate dei carri, questo sentimento si insinuava
anche negli animi degli abitanti delle frazioni vicine.
Cardoso, ad esempio,
seppur costituito da un abitato apparentemente uniforme, è da sempre diviso in
zone ben distinte: Colle, sul versante che si affaccia sulla Valle di Turritecava; Borgo,
la via con la chiesina di San Rocco; Grabbia, la piazza di arrivo dalla strada comunale;
Sperone, dall’omonima via; Figarello, la parte alta al centro del paese; Foce, ai piedi
dell’aringo.
Già negli anni ‘70 i paesani facevano a gara per abbellire il proprio rione
con fiori e piante, dando vita nel tempo ad una vera e propria competizione: i Rioni
Fioriti, che vedevano come trofeo una targa da affiggere lungo la via centrale del
vincitore. La gara è poi stata riproposta a fine anni ‘90 per l’ apertura di una manifestazione
più articolata: il Palio di Cardoso, organizzato dal comitato paesano,
vedeva ogni rione schierare i propri abitanti per difendere i propri colori in diverse
prove.
Ai rioni del paese si era aggiunta la Campagna, comprendente tutto il territorio
della parrocchia esterno al paese, ed in particolare gli abitati di Busdagno,
Turritecava, Colle Acinaia e Campi.
Le gare si aprivano a luglio e si concludevano
ad agosto con la Gara delle Torte, a chiusura della Festa del Villeggiante, una cena
in onore dei numerosi emigrati cardosini che trascorrevano l’estate al paese natio.
Il Palio si componeva di alcune prove fisse, come il Burraco under 21, il tiro alla
fune, la gara di pesca, il Tappin Tour, dove si doveva far fare il giro del paese ad un
tappo di bottiglia a suon di “biscotti”, e l’attesissimo torneo di calcetto, oltre a prove
inserite o cancellate nel corso degli anni, come il torneo di freccette e la caccia al
tesoro.
Tutti i partecipanti dovevano abitare nel rione per cui gareggiavano, oppure
avere qui parenti stretti o fidanzati, ma erano ammessi anche i “villeggianti” e, per il
solo calcetto, pochi “stranieri”.
Col tempo, però, l’entusiasmo dell’organizzazione si
è spento, e del Palio rimane solo il cencio, che fa il giro del paese in occasione della
Triennale. E rimane qualche amore, nato per finta con lo scopo di far partecipare il
fidanzato al calcetto ed arrivato, per davvero, fino all’altare.
Mirko Monti
Fonte: L'Aringo - Il giornale di Gallicano n. 6 - giugno 2016
Nessun commento:
Posta un commento