Un giorno di maggio del 2002 trovandomi
presso la sede della Misericordia
di Gallicano, sentii alcuni volontari di
turno che parlavano di seminare fagioli,
tra questi il signor Giuliano Bertolotti
di Gallicano discuteva sulla semina del
fagiolo fico.
Incuriosito domandai che
varietà di fagiolo fosse. Mi spiegò che
era un fagiolo storico di Gallicano, conosciuto
solo nel paese e allora gli chiesi
se poteva darmi un poco di fagioli per
seminare presso il centro “La Piana” di
Camporgiano, dove era in atto la nascita
del centro di recupero del germoplasma
frutticolo e orticolo della Regione
Toscana, gestito allora dalla Comunità
Montana della Garfagnana.
Gentilmente mi fu data una manciata di questi
fagioli che furono seminati subito, con
grande interesse, presso il centro.
I fagioli raccolti a fine stagione, furono
mantenuti per la semina del 2003.
Ma
l’anno 2003 fu un anno storico di grande
siccità e questo fagiolo rischiò la scomparsa,
infatti ne furono raccolti pochi
semi sia nel vivaio La Piana che nei pochi
orti di Gallicano.
Cominciai a chiedere
ad alcuni anziani contadini del paese
se lo coltivavano e con grande stupore
scoprii, oltre le sue grandi qualità organolettiche,
il suo utilizzo e soprattutto le
sue origini.
Il signor Enrico Puppa mi raccontò che
questo fagiolo era arrivato dall’America
portato da Micheli Vincenzo al suo rientro
in Italia, nascondendo cinque di
questi fagioli all’interno del nastro del
suo cappello.
Successivamente ci fu la conferma dalla
signora Claudia Da Prato che mi raccontò
la stessa storia, essendo il sopracitato
suo parente di famiglia.
Nella sua descrizione
dice: “Micheli Vincenzo, nato a Gallicano
nel 1863, ancora giovane parte per
l’America per far fortuna e va in California
a lavorare. Quando torna in Italia dagli
Stati Uniti nel 1889 decide di portare dei
semi a casa, ma non essendo permesso,
nasconde una manciata di fagioli cuciti
nel nastro di raso del suo cappello.”
Il fagiolo fico, proprio per la sua unicità,
non essendo presente in nessuna
altra parte d’Italia, verso la fine degli
anni 2000, fu iscritto nell’albo regionale
sulla tutela e conservazione delle
varietà locali (L.R. Toscana n° 64 del
16/114/2004), con la denominazione
di “Fagiolo fico di Gallicano” e conservato,
grazie ai coltivatori custodi,
nella Banca regionale del Germoplasma
di Camporgiano in gestione
oggi all’Unione Comuni Garfagnana.
Pianta rampicante molto vigorosa, a
fioritura tardiva e maturazione scalare
da luglio fino a settembre, il fagiolo fico
ha caratteristiche organolettiche veramente
eccellenti: presenta una buccia
molto delicata, una pasta morbida ma
consistente, un sapore molto caratterizzato.
Come fagiolo in erba è ottimo in
umido, oppure semplicemente lessato
e condito; come fagiolo secco può essere
usato nei passati così come lessato e
condito.
Una particolarità di questo fagiolo
è che quando viene lessato fresco
emana nell’aria un profumo di fichi da
cui deriva il nome assegnatogli.
Coltivato in pochissimi orti familiari nel
Comune di Gallicano in Garfagnana, è a
rischio di erosione.
Fagiolo conosciuto da tutti i gallicanesi,
si mangia, lessato in erba, con le nostre
mitiche focacce leve.
Ivo Poli
Fonte: L'Aringo - Il giornale di Gallicano n. 5 marzo 2016
Buongiorno, sento parlare di questo fagiolo unico. Sono in Lunigiana, Fosdinovo. Potei chiederle una manciata di semi? In gentile concambio le darei dei semi di un fagiolo di Scicli (rg), antica varietà autoctona, nana, detta "cosaruciaru" (cosa dolce) per la sua buccia gentile, oggi presidio slow food.
RispondiEliminaA risentirla. Grazie, cordialmente Orazio
orfico@gmail.com