Il 23 gennaio 1985, trentadue anni fa, è una data che difficilmente la Garfagnana può dimenticare. L’anno si era aperto con eccezionali nevicate e un freddo polare che aveva colpito tutta l’Italia ed aveva portato anche alla chiusura per due giorni delle scuole.
In valle si era registrato qualche piccolo terremoto, scosse di assestamento con le quali gli abitanti avevano imparato a convivere. Anche quella mattina, alle 11:10 la terra aveva tremato, epicentro in Appennino.
Alle 20 tante famiglie erano riunite per la cena, le tv sintonizzate sul Telegiornale di Rai Uno. Verso la fine sullo schermo si vide una mano che allungava un foglio al conduttore il quale lesse in diretta un comunicato della Protezione Civile che alcuni in Comuni della Garfagnana, che vennero elencati con strane assenze ed accenti sbagliati, sussisteva la possibilità di una forte scossa di terremoto nelle prossime 48 ore. Buona serata e sigla.
Lo stupore e lo smarrimento furono enormi. Nessuno sapeva bene cosa fare. Era la prima volta al mondo che si cercava di prevedere un terremoto (e della cosa si interessarono subito anche i giapponesi). Non ci furono scene di panico, ma in tanti fuggirono verso la Versilia e Lucca, i distributori esaurirono le scorte di benzina, i telefoni andarono in tilt.
Quasi tutti passarono la notte all’aperto (sotto un diluvio) o in case ritenute sicure. In poche ore partì la macchina dell’emergenza.
Da Pisa e Livorno arrivò l’esercito che montò tende da campo in diversi punti con posti letto e cucine, alla Stazione di Castelnuovo venne allestito un treno speciale ove passare la notte, i volontari si rimboccarono le mani cercando di offrire assistenza ai più anziani e bisognosi, gli ospedali di Castelnuovo e Barga erano in stato di massima allerta. E iniziarono a circolare le notizie, false, più disparate. Come quella che dava per certo l’arrivo di centinaia di bare pronte all’uso in caso di necessità. 48 ore di attesa, che scivolarono via senza alcuna scossa tellurica e senza episodi di isteria collettiva.
Terminato l’allarme, tutti, Ministro della Protezione Civile Zamberletti in testa, elogiarono il comportamento della popolazione. Ma non andò così ai livelli più "alti". Il direttore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Enzo Boschi, fu criticato, e Zamberletti stesso venne accusato di procurato allarme.
Per la macchina dei soccorsi, però, fu l’occasione per un’esercitazione in grande stile che gettò le basi per un percorso di consapevolezza del rischio sismico nella Valle e della necessità della prevenzione. Quella, oltre alla previsione sbagliata, fu la grande fortuna della Garfagnana che in trenta anni si è posta all’avanguardia nel sistema di prevenzione e monitoraggio dei terremoti, grazie anche alla rete di volontariato che si è sviluppata nel tempo.
Tanto che, l’allarme del 1985 si è ripetuto quattro anni fa, sempre a gennaio. Questa volta fu il Comune di Castelnuovo che, a seguito di un comunicato dell’Istituto Nazionale di Geofisica non molto chiaro sulla possibilità di una forte scossa di terremoto, invitò i cittadini ad uscire di casa e rimanere all’aperto. Altri tempi: il messaggio partì su Twitter ed in pochi minuti aveva fatto il giro del mondo. Un cambiamento epocale, rispetto all’annuncio in tv di trentadue anni fa.
Fonte:Il Tirreno - Luca Dini
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