Ogni uomo, ogni paese vive storie buone
e cattive, partecipa ad eventi positivi
e negativi: la nuova passerella è stata
sicuramente tra le prime.
Collegava le due rive del Serchio tra Bolognana
e Fornaci di Barga, proprio all’altezza
della stazione ferroviaria ed un par
di botteghe per il mangiare e si può usare
il tempo passato perchè solo dal 2001
è stata sostituita da un nuovo ponte.
Racconta l’ultranovantenne Renzo
che “ancor prima della SMI degli Orlando
che si insediò a Fornaci nel 1915,
funzionava una barca con corda per
tirarla ... era un servizio su prenotazione
che teneva mia nonna Nicolina Cecconi,
che stava giù verso l’argine ... tutti la
chiamavano Nicolà. Ricordo che quelli
che arrivavano dall’altra parte e traghettavano
verso Bolognana ... venivano
chiamati fiorentini, forse perchè i barghigiani
avevano a che fare con Firenze”.
Anche a Turritecava c’era un altro servizio
di barca per passare il fiume verso
Ponte all’Ania.
Poi venne costruita una passerella con
due ripide discese dalle sponde che
erano abbastanza alte sull’acqua e tra
due piloni c’era un impiantito di legno
su cavi d’acciaio, largo un paio di metri:
ci sono ancora foto d’epoca nel circolo
di paese e bar pasticceria proprio in corrispondenza
della scesa e che non poteva
non chiamarsi “la passerella”.
“... ogni volta che veniva la piena la portava
via e c’era bisogno da ricomodàlla: la
passerella era stata commissionata alla
ditta Egeo Lazzerini di Gallicano”.
Nell’agosto del 1942 - proprio in mezzo
alla guerra che a quell’epoca però era
parecchio lontana - una nuova passarella
in cemento armato, alta sull’acqua
e larga quanto serviva per il passaggio
delle auto, fu fatta costruire dagli Orlando,
quasi in senso di rispetto e sicuramente
per aiuto ai tanti che lavoravano
alla Metallurgica e che ogni giorno ci
arrivavano a piedi ed in bicicletta.
“Solo di Bolognana la usavano quasi in
dugento, ci lavoravano intere famiglie”
dice il Poli, all’epoca diciannovenne e
così dà senso al rapporto che il paese
- ed anche Gallicano, Vallico e Cardoso
per citare i più vicini - ha sempre avuto
con la Metallurgica.
“Anche il mì babbo lavorava alla SMI, era
stato alpino nella prima guerra mondiale
ed anche la mamma Elena ci aveva lavorato,
ma da militarizzata durante la guerra,
quando servivano le donne; io ci sono
entrato per la prima volta nel ‘35 a dodici
anni, poi fui mandato via perche non si
poteva lavorare sotto i quattordici.
Ci tornai nel 1937: fino alla pensione sono
entrato ben sei volte in quella fabbrica ma
ho lavorato anche all’Arsenale a San Pietro
in Campo”.
Anche se non lo dice apertamente, probabilmente
perchè non era del tutto
coerente con i dettami politico sindacali
richiesti.
La passerella fu spesso bombardata
dagli alleati, ma mai presa in pieno e
distrutta, mentre era stato più facile
abbattere i capannoni della fabbrica,
come avvenne la sera del 29 settembre
1944.
Solo i tedeschi, in una delle loro due ritirate
verso l’alta Garfagnana, la minarono
e la buttarono giù: “era il 1 ottobre 1944”,
poi una campata fu distrutta anche dagli
americani durante una controffensiva
tedesca.
Del resto anche la centrale idroelettrica
della SELT Valdarno ed un magazzino
di polvere nera della SIPE, nel paese di
Gallicano, furono minati dai tedeschi e
danneggiati il 28 o 29 settembre.
Le parti ricostruite in legno rimasero
fino al 1950, quando la Provincia di
Lucca le rispristinò: ricostruita quasi
larga come prima, tanto che ci passavano
solo le macchine più piccole e non
certo i camion, la “passerella” è rimasta
in uso fino al 2001, quando è arrivata la
versione attuale.
Ma questa è un’altra storia,
contemporanea.
Articolo di Adolfo Moni tratto da L'Aringo - Il Giornale di Gallicano
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