Articolo tratto da "L'Aringo, Il giornale di Gallicano", di Claudia Ponziani
“Ricordo ancora il profumo della focaccia cotta a legna, la prima, quella che serviva a vedere se il forno era caldo.
Il sapore che si scioglieva in bocca, la macelleria in piazza, le acciughe marinate in un cantuccio di pane”. Carlo
Carlo Mannocci è in seconda elementare
quando la famiglia si trasferisce da
Lucca in provincia, a Gallicano. Siamo nei
primi anni Quaranta e il padre Romeo
lavora nel panificio “Corti” del paese.
Carlo, da tutti conosciuto come “il Carlo
del Romeo”, assieme ai fratelli Lina e
Giulio abita nella casa davanti al comune,
saltata poi in aria con la ritirata del
Natale del 1944.
La madre lavora negli
stabilimenti della Società Metallurgica
Italiana.
La guerra finisce e gli anni trascorrono
con la leggerezza dell’adolescenza, tra
versioni di greco e qualche batticuore.
Il giovane si diploma al liceo classico di
Barga e saluta tutti salendo su una nave
diretta nel Nuovo Mondo, per inseguire
l’amore. Si chiama Lillian, e Carlo l’ha conosciuta
a Gallicano.
Negli States, in Rhode Island, lavora in
una fabbrica con i parenti di colei che
nel frattempo è divenuta sua moglie, e
frequenta una scuola serale d’inglese.
Anche nella lontana America le giornate
possono diventare routine conosciute,
solo nella lontana America a spezzare i
ritmi quotidiani intervengono occasioni
inaspettate. Per Carlo quell’occasione si
chiama “esercito”.
Nel 1955 inizia il militare, dodici mesi
dopo, con la U.S. Army, si trasferirà a Verona,
dove presterà servizio per dieci anni.
Seguiranno significative esperienze lavorative:
al Pentagono, per il Ministero
della Difesa in Thailandia, a Berlino (erano
gli anni del Muro e Carlo rilasciava
permessi per andare a Berlino Est)…
Un anno di guerra in Vietnam, ventitré
di servizio militare e tantissimi viaggi,
per lavoro prima, come turista poi. Carlo
ha visitato 48 dei 50 stati americani e
nel 2014 ha raggiunto il traguardo di un
milione di miglia (ben 1.600.000 chilometri!)
con la United Airlines.
Oggi vive a Salem, in Oregon, uno stato
con quattro milioni di abitanti ed
esteso quasi come l’Italia. Sono gli anni
della pensione e l’Oregon offre un clima
ideale, spazi immensi.
Non ha figli, ma la
moglie Shirley ne ha tre - tutti e tre innamorati
di Gallicano -, così Carlo dal 2013
è bisnonno di una bellissima bambina
di nome Aria (nella foto).
Carlo fa parte dell’Associazione Toscana
dell’Oregon da lui fondata nel 1996, è
stato coordinatore delle Associazioni
Toscane dell’America del Nord e console
onorario dell’Oregon per cinque
anni.
Ha persino ricevuto l’onorificenza
di commendatore dal Presidente della
Repubblica. Nel tempo ha organizzato
tour nella nostra regione con tappa obbligata
nell’adorato paese di Gallicano
(dove tra l’altro vive ancora la sorella)
per un pranzo all’Eliseo, una visita alle
bellezze locali.
Dei fatti di provincia Carlo legge abitualmente le notizie su Facebook, sul
blog di Daniele Saisi, e anche sul nostro
giornale.
Tutto testimonia un solido legame
con le proprie origini. Le immagini
degli anni di gioventù sono ancora
impresse nella sua mente, e Carlo ricorda
in particolare due episodi in cui ha
provato un’emozione fortissima per il
vederle riaffiorare.
«Mi trovavo a Melbourne, in Australia,
quale membro di una delegazione della
Regione Toscana in occasione dell’anniversario
del club toscano locale - racconta
Carlo in webcam -. Quando fu annunciato
il mio nome e mi alzai, cinque miei
vecchi compaesani corsero al tavolo in cui
ero seduto per salutarmi affettuosamente
con le lacrime agli occhi.
Simile scenario
qualche anno dopo a Montreal, Canada,
dove un gallicanese che conoscevo da
ragazzo venne ad abbracciarmi...
Come
dice il detto - prosegue Carlo -, se bevi
l’acqua delle due fontanine di San Rocco
(in piazza Vittorio Emanuele II, n.d.r.)
torni sempre a Gallicano.
Cosa significa
vivere in paese per me? Significa sentirsi in
famiglia, in paradiso».
La nostra chiacchierata su Skype sta
per terminare. Ci separano migliaia di
chilometri e un fuso orario di nove ore.
A Salem è mezzogiorno e dalla finestra
dello studio di Carlo si intravede una
serra colorata di limoni.
Claudia Ponziani - L'Aringo n. 5 - Marzo 2016
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