Un momento
emozionante è stata l’esibizione
dei “vecchi” Sbandieratori, anch’essi
vittoriosi nella Grande Squadra proprio
a Gallicano nel lontano 1994 e la commozione
è stata grande per i presenti;
d’altronde dal 1974 questo gruppo ci allieta
con le sue bandiere colorate e con
il suono dei suoi tamburi. Quarant’anni
di storia gallicanese, una moltitudine di
ragazzi ne hanno fatto parte, vedendo
il succedersi di generazioni, padri, figli,
fratelli e amici.
Conosciuti da tempo in
tutta Italia gli Sbandieratori sono un
orgoglio per il paese, ma in molti, anche
a Gallicano, ne ignorano l’inizio, il
seme da cui è maturata questa bella
realtà gallicanese.
Era il lontano 1973 e
all’interno dell’allora Rione Roccaforte
(insieme alla Strettoia è diventato l’attuale
Borgo Antico) si discuteva della
sfilata al seguito dei carri allegorici per
il nascente Palio di San Jacopo. Essendo
il Rione della parte storica di Gallicano,
si pensò ad una sfilata in costume d’epoca,
abiti medievali meravigliosi al
seguito di una carrozza per rimembrare
la Vicaria di Gallicano suddita di Lucca
ma… mancava qualcosa.
Un signore
propose di arricchire la sfilata con degli
Sbandieratori che potessero dare “movimento”:
questo signore era Giovanni
Biagioni detto “Giona”, un brillante tassista.
Avendo parenti a Querceta, dove si
teneva da anni il Palio dei Micci, aveva
visto più volte il corteggio storico con
gli Sbandieratori; fu così contattato il
Gruppo Sbandieratori di Querceta che
riempì la sfilata del 25 luglio 1973.
Per le
misere casse del Rione fu un bell’esborso
pagare questi Sbandieratori, per cui
l’anno seguente si cercò bene di imparare
a sbandierare. Mosso dall’entusiasmo,
Adolfo da Prato detto “Pulcino”
si armò di cinepresa e andò a filmare
gli Sbandieratori di Querceta, che allo
stesso tempo vennero a Gallicano per
un pomeriggio ad insegnare due soli
movimenti ai ragazzi della Roccaforte:
l’Otto e la Ruota. I ragazzi gallicanesi
mossero i primi passi e guardando il
video del Pulcino iniziarono ad inventare
nuovi movimenti, che pian piano
si fecero sempre più complicati. Restava
il problema di costruire le bandiere
particolari che servono per sbandierare,
anch’esse di un costo elevato, per
cui fu comprata una bandiera dagli
Sbandieratori di Querceta e smontata
in tutte le sue parti per vedere come
era composta.
A questo punto entrò in
gioco Bruno Baldacci, che, dopo aver
costruito le prime bandiere con legno
di frassino in modo artigianale, diventò
un vero e proprio esperto nella piombatura
del manico grazie ai piombini
forniti da Filippo di Maggio, titolare
di una carrozzeria anche lui del Rione
Roccaforte.
I ragazzi della Roccaforte e
non solo, furono presi dall’entusiasmo
e con un impegno lodevole si allenarono
per tutto l’anno sull’Aringo e nella
piazzetta Sbandieratori, che allora era
un piccolo spazio in mezzo alle vecchie
macerie della seconda Guerra mondiale:
pomeriggi interi con le bandiere
e un tamburo per dare il tempo.
Questo
gioco portò una sferzata di novità
nel piccolo mondo di Gallicano, giorni
nostalgici di un’epoca lontana quando
con poco ci si divertiva. Il 25 luglio 1974
fu tutto pronto e nove ragazzi si esibirono
all’interno della sfilata del Rione
Roccaforte per il Palio di San Jacopo:
Alberto Saisi, Carlo Puccetti, Adolfo
Da Prato, Giulio Baldacci, Angelo Torri,
Giuseppe Simonini, Marco Suffredini,
Giampaolo Tognocchi e Ubaldo Bertoli.
L’esibizione fu un grande successo e
quel giorno, inconsapevoli del cammino
glorioso che li avrebbe attesi, otto
ragazzi diedero vita al Gruppo Sbandieratori
e Musici di Gallicano; una brillante
e solida realtà che ha instillato negli
anni a venire passione e amore nei giovani
del paese verso questo gioco antico
ed affascinante.
Un sentito grazie
da parte de L’Aringo a Bruno Baldacci,
Adolfo Da Prato, Giovanni Biagioni e Filippo
Di Maggio, che insieme ai ragazzi
di allora, ai loro genitori, hanno contribuito
con volontà e mezzi alla nascita
del Gruppo, portando in alto il nome
di Gallicano in tutta Italia e all’estero.
Dopo quarant’anni “il ragazzo” Giulio
Baldacci continua a tirare le fila dell’associazione;
una perseveranza che denota
la tenacia di tramandare tradizioni
e passione nel futuro della comunità.
Antonella Cassettari
"L'Aringo - Il Giornale di Gallicano" - anno 1 numero 1 maggio 2015
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