Oggi ho percorso con i ragazzi del Gruppo MTB "Tutto no! Ma pigia!" l'ottava tappa della Via Francigena in Toscana da San Miniato a Gambassi Terme (21 Km).
Un itinerario molto bello lungo i crinali collinari della Val d'Elsa (clicca qui per vedere le foto).
Sopra ho riportato la traccia della sola andata visto che nel ritorno abbiamo percorso la solita strada. A/R è quindi un giro di circa 42 chilometri e circa 900 metri di dislivello.
Le 15 tappe della Via Francigena della Toscana
Tappa 1: dal Passo della Cisa a Pontremoli
Tappa 2: da Pontremoli ad Aulla
Tappa 3: da Aulla ad Avenza
Tappa 4: da Avenza a Pietrasanta
Tappa 5: da Pietrasanta a Lucca
Tappa 6: da Lucca ad Altopascio
Tappa 7: da Altopascio a San Miniato
Tappa 8: da San Miniato a Gambassi Terme
Tappa 9: da Gambassi Terme a San Gimignano
Tappa 10: da San Gimignano a Monteriggioni
Tappa 11: da Monteriggioni a Siena
Tappa 12: da Siena a Ponte d'Arbia
Tappa 13: da Ponte d'Arbia a San Quirico d'Orcia
Tappa 14: da San Quirico d'Orcia a Radicofani
Tappa 15: da Radicofani ad Acquapendente
La storia della Via Francigena (dal sito della Regione Toscana)
I viaggiatori del passato
Anche se può apparire strano nella nostra epoca, in cui la velocità è un mito, in passato si viaggiava molto, e anche su lunghe distanze. Nell'età dell'impero di Roma una fitta rete di strade lastricate percorreva l'Europa, e su di essa si spostavano mercanti e viaggiatori, carri e masserizie, generali ed eserciti, che trascorrevano sulla via settimane o mesi di viaggio.
Anche le invasioni barbariche non posero fine al continuo viaggiare, e alle vie commerciali nel medioevo si affiancarono i percorsi che conducevano alle grandi mete della cristianità medievale: Santiago, Roma e Gerusalemme.
La via Francigena diretta a Roma, che altro non era se non una direzione e una consuetudine (non certo una strada unitaria vera e propria), nacque in questi anni. Per noi oggi il nome della via è strettamente legato alla figura di Sigerico, il vescovo che della strada diretta da S. Pietro fino a Canterbury ci ha lasciato una descrizione precisa, tappa per tappa. Partito da Canterbury
nel 990, Sigerico raggiunse Roma per ricevere l'investitura papale da Giovanni XV e il simbolo della sua carica di arcivescovo: il pallio.
Lungo la via del ritorno, attraversata tutta l'Italia da Roma al Gran San Bernardo, toccate l'attuale Svizzera e la Francia, Sigerico raggiunse il punto di partenza, lasciando scritte le tappe che avevano segnato il suo viaggio.
Il prezioso manoscritto fa parte della Cotton Collection della British Library di Londra, ed elenca le 79 località in cui il prelato e il suo seguito sostarono per la notte.
La maggior parte delle tappe indicate da Sigerico corrisponde a località esistenti anche oggi, o
a toponimi che sono stati identificati dagli storici. Mancano all'appello solo due o tre luoghi, il cui nome è stato cancellato dallo scorrere dei secoli e anche, probabilmente, dalle successive deviazioni dall'itinerario originale da parte dei pellegrini diretti a Roma.
Una strada o tante vie?
Non sarebbe corretto immaginare la via Francigena come un unico asse viario, una sola strada ben definita come era stata la norma nell'epoca delle solide e ben costruite vie consolari romane: progettate con un tracciato stabilito e con le loro stazioni di posta, venivano poi mantenute in buono stato da appositi funzionari.
Secondo gli storici, nel medioevo i viaggiatori seguivano sì una direttrice fondamentale, ma spesso, a causa della mancanza di infrastrutture solide e ben definite (come i tratti di lastricato o i ponti in pietra), il traffico passava senza problemi da una via a una sua parallela, segnando così le fortune e le disgrazie di paesi e borghi lungo il tragitto.
Quella che noi, grazie all'itinerario segnato dalle tappe di Sigerico e al percorso pedonale di oggi, pensiamo come una sola via Francigena, in realtà era un fascio di strade che, nel corso dei decenni e dei secoli, hanno conosciuto fortune molto variabili e diverse.
Punti fermi fondamentali erano, e sarebbero rimasti anche nella nostra epoca, le grandi chiese meta di pellegrinaggio e gli ospitali per i pellegrini, dove si poteva dormire, mangiare e nell'evenienza essere curati dagli acciacchi del viaggiatore, che all'epoca erano decisamente più gravi e problematici di oggi.
Per chi ha dovuto ricostruire dal punto di vista storico l'evoluzione della via Francigena, le pievi, le reliquie e gli antichi ospitali sono stati fondamentali per tracciare, sulla mappa dell'oggi, il percorso della grande via del passato. Insieme ai punti fermi indicati dalle tappe citate da Sigerico nel resoconto del suo lungo viaggio dalle chiese di Roma alla Manica e alla lontana Canterbury.
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