La possibilità di aumentare la TASI fino al 3,3 per mille produrrà effetti inaspettati per i proprietari di seconde case.
Per chi possiede appartamenti affittati nei Comuni che hanno applicato l’aliquota IMU standard sugli immobili diversi dalla prima casa (7,6 per mille), potrebbero pagare dal 30 al 40% in più, se i sindaci decidessero di portare al massimo la somma delle aliquote IMU e TASI (vedi tabella sotto).
Per chi lascia sfitti, l’aumento salirebbe ulteriormente in quanto non c’è l’inquilino a pagare una parte dell’immobile posta sui servizi indivisibili.
Dopo l’intervento del Governo, il totale di IMU e TASI può arrivare fino all’11,4 per mille per gli immobili diversi dall’abitazione principale (10,6 + 0,8).
Come si legge la tabella.
Esempio (vedi parte evidenziata in rosso):
Aliquota IMU 2013 seconde case: 7,6 per mille
Aliquota TASI 2014: 3,3 per mille
Nel 2013 il proprietario della seconda casa (rendita catastale pari a 1.000) pagava € 1.277 mentre nel 2014 pagherà da un minimo di € 1.665 (se l’inquilino pagherà il 30% della TASI) ad un massimo di € 1.776 (se l’inquilino pagherà il 10% della TASI).
Note: nella tabella ho ipotizzato quattro diverse aliquote IMU di partenza (7,6 - 8,6 - 9,6 - 10,6) e tre diverse aliquote TASI (1 – 2,5 – 3,3 per mille) su un’abitazione-tipo con una rendita catastale di 1.000 euro. Gli importi minimi e massimi si riferiscono all’ipotesi in cui l’inquilino paghi il 10% o il 30% della TASI, a seconda delle decisioni comunali.
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