C'è un paese, in Garfagnana, dove si può rincorrere il sole e vederlo tramontare più volte dietro ai monti. Farsi abbagliare e un attimo dopo trovarsi immersi in una luce speciale, delicata ma ancora potente e capace di svelare quello che fino a un attimo prima era difficile distinguere. Ma da lì si può vedere la grande stella luminosa andar giù anche attraverso una montagna bucata, così da regalare uno spettacolo unico come il doppio tramonto.
Succede a Trassilico, borgo nel comune di Gallicano a 720 metri d'altitudine e dalla vista mozzafiato. Circondato dai monti, davanti ha le Apuane e dietro gli Appennini. Ci si arriva in auto lungo una strada che s'inerpica per circa dieci chilometri dentro la valle della Turrite, sopra Gallicano, abbandonati alle spalle il traffico e il rumore che della via Ludovica.
Lungo il percorso solo poche case e un altro paese, Verni, ma tanti boschi, dai cui alberi si aprono via via superbi panorami. Il primo è l'eremo di Calomini, che appare improvvisamente in alto, incastonato tra le pareti di roccia. Scelto nel XII secolo da alcuni eremiti che là vissero in grotte da loro stessi scavate con le mani, l'attuale santuario fu costruito nel 1700 e ampliato poi nel secolo successivo.
Il bivio per raggiungerlo si trova lungo la strada. Man mano che si sale verso Trassilico, poi, appaiono, altrettanto improvvisi e fulminanti, scorci sulle montagne, in particolare sul maestoso gruppo delle Panie.
D'estate, il sole scompare e riappare proprio lì, sulle Panie, così vicine da vederne i crepacci e i boschi che caratterizzano il versante garfagnino, più verde di quello versiliese.
D'autunno e d’inverno, invece, la magia del doppio tramonto si svela sul monte Forato, la vetta a due punte con il buco nel mezzo, più lontana, ma anch'essa ben visibile. Il sole nell'arco è uno dei fenomeni più visti dalla Garfagnana, a novembre e a febbraio, ma non c’è una data certa: uno spettacolo unico osservare la palla scomparire dietro la cresta per poi riapparire incorniciata dentro il foro.
Foto di Abramo Rossi - febbraio 2011 |
Il Forato, tuttavia, entra di prepotenza anche nel tramonto estivo. Il suo caratteristico buco – un grande arco calcareo scavato dall'erosione naturale di acqua e vento – sembra un occhio che osserva tutto quello che accade intorno. E quando il sole cala, allunga i raggi fin là verso di lui, quasi a voler dare proprio al monte bucato l'ultimo saluto prima della notte. Del resto intorno a quel foro ci sono tante leggende popolari, quasi tutte animate da spiriti maligni e folletti.
La più conosciuta racconta che a formarlo sia stato il diavolo in persona, al termine di una lotta titanica con l'eremita San Pellegrino, che gli dette il colpo fatale sbattendolo sulle montagne. Il punto esatto attraversato dal diavolo sarebbe, appunto, l'arco.
Quando arriviamo sul crinale della cappella di Sant'Ansano - il punto di partenza, a Trassilico, per osservare la sequenza del tramonto – non ci stupisce, così, trovare sul prato un grande cerchio perfettamente disegnato con la legna al centro. Facile fantasticare e immaginare chissà quali riti legati alle leggende. In realtà quello di Sant'Ansano è tra i più frequentati punti di osservazione e vi si trattengono in molti, anche d'inverno, magari davanti a un bel falò e a un bicchiere di vino per riscaldarsi. Proseguiamo la rincorsa al sole – che da Sant'Ansano è già sparito dietro alla cima della Pania – passando dentro il paese in direzione della sua parte più alta, la Rocca.
Da un vicoletto che sbuca sulla vallata, nella parte del borgo rivolta verso le Apuane, ecco una luce abbagliante: è il sole, poco prima di andar giù, questa volta sul fianco della vetta. Continuiamo a salire verso la Rocca, che dal paese vediamo ancora inondata di luce.
E sul torrione alla sommità dell'edificio – costruito originariamente nel 1200 e poi diventato il simbolo degli Estensi che dominavano tutta la zona - ci aspetta uno spettacolo grandioso con un vista a 360 gradi sia delle Apuane che degli Appennini.
Mentre il sole si diverte a disegnare l'ultimo cerchio luminoso, prima di sparire definitivamente, i suoi raggi proiettano fasci di luce ora sul ponticello là in fondo alla vallata, ora sui paesini arroccati là sotto, ora sulle pendici dei monti, fino al Forato. Sono, questi che viviamo, i primissimi attimi del crepuscolo: tanto pacati, sospesi e affascinanti quanto eccessivo è il momento che li ha preceduti.
Il cielo è ancora blu, ma si tinge di tonalità rosa, violette e rossastre che si riverberano dappertutto, sui tetti delle case, sulla pietra della Rocca, sulle montagne. E girando lo sguardo, la magnifica distesa appenninica, da qui visibile in tutta la sua estensione. Ma lo spettacolo della natura, coniugato con l’arte dell’uomo, non finisce e ci regala ancora delle sorprese inaspettata. Lungo la strada, al ritorno quando ormai è notte, la sorpresa che non ti aspetti: l'eremo di Calomini illuminato.
Ce lo ritroviamo davanti, poco prima di arrivare a Gallicano. Candido, tra le pareti di roccia, di rara suggestione: se nella versione diurna era bello, di notte è magico.
Articolo di Paola Taddeucci - Il Tirreno - Foto di Daniele Saisi
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