Una bella intervista di Simone Alex Sartini ad Alina Righini pubblicata oggi su "La Gazzetta del Serchio"
Alina |
Signora Righini, ci parli del suo negozio.
Questo negozio è stato aperto a Gallicano nel 1989, mezzo paese mi disse che ero matta e che avrei “campato” sei mesi, dopo 24 anni sono sempre aperta; la gente del paese mi vuole bene e mi ha sostenuto tutto questo tempo, le istituzioni un pochino meno.
Quando il negozio è stato aperto la grande distribuzione era già sbarcata a Gallicano?
La grande distribuzione non c’era, sfortunatamente quando è arrivata ci ha messo in ginocchio. Lo ammetto, ho pianto tanto perché pensavo di non farcela; le bollette, l’affitto, le tasse. A differenza della grande distribuzione non possiamo permetterci a fine anno di essere in passivo. Fortunatamente ho retto il “colpo”, per ora.
Come è riuscita a reggere quello che ha definito “colpo”.
Nel mio caso offrire un servizio diverso, un prodotto migliore e un rapporto umano. La grande distribuzione si permette di prendere il prodotto e venderlo sotto prezzo. Noi non possiamo certo farlo. Da parte mia il rispetto per il cliente è totale e viene percepito in ogni momento.
A Gallicano quanti negozi sono rimasti?
Sette o otto. Non siamo mai stati forti commercialmente, ma l’arrivo della grande distribuzione ha tolto ogni stimolo di crescita. Si permettono di vendere di tutto, riesce a “dare alle gambe” a chiunque. Inizialmente proposi di specializzarsi comprando e vendendo “localmente”, piccoli negozi con prodotti locali di prima qualità; sfortunatamente l’idea fu bocciata. Gallicano ha fondamentalmente un giro di clienti interno. Il mio negozio è tra i più fortunati perché riesce ad essere conosciuto anche fuori del paese.
Possiamo dire che per tenere in vita un negozio di questo tipo ci vogliono tanto sacrificio e tanta passione.
Il nostro è un lavoro di pura passione e sacrificio, non ho mai fatto un giorno di malattia, ho lavorato fino all’ultimo giorno prima di partorire. Sarebbe anche giusto riuscire ad avere 100 euro in fondo al mese di guadagno, ma il sistema non lo permette. Chiediamo almeno di poter lavorare, ho dovuto anche levare la tenda esterna; tassa per la tutela degli automobilisti. Se paghi la tassa l’automobilista non si distrae. Chi vende la frutta sulle strade che tasse paga? Noi dobbiamo sentirci in colpa se regaliamo una banana ad un bambino. La Tarsu è aumentata, alla fine chiuderemo e andremo a mangiare a casa dei politici. Ci dovrebbero dare un premio; socializziamo con la gente, regaliamo un sorriso quotidianamente, ci siamo inventati un lavoro, non siamo sulle spalle di nessuno. Invece ci aumentano le tasse. A Gallicano ci sono nove fondi commerciali vuoti. Non credo che le istituzioni siano interessate alla nostra sopravvivenza. La burocrazia è pazzesca.
Gallicano è un paese di grande interesse turistico?
Interesse turistico? Inizialmente volevo stare aperta il mercoledi pomeriggio e chiudere il lunedi mattina. Per forza dovevo stare chiusa il mercoledi. Arrivata la grande distribuzione siamo diventati un posto di interesse turistico… il mercoledi posso stare aperta. Ci sono flotte di turisti ovunque a Gallicano….
Finiamo in bellezza questa intervista.
Ringrazio tutte quelle persone che in questi anni mi hanno sostenuto, altrimenti avrei chiuso. Tengo dei buoni prodotti e anche dopo i controlli mi hanno fatto i complimenti. Preferisco vendere prodotti locali, o al massimo italiani. La qualità deve essere sempre altissima. Non venderei mai un prodotto estero a basso prezzo, per principio e per rispetto verso il cliente.
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