Nel giorno dedicato al ricordo dei caduti della Sipe Nobel, sessantesimo dell'evento 1953/2013, i parenti delle vittime si sono ritrovati presso la sala consiliare del comune di Gallicano per non dimenticare quella tragica mattinata del 27 febbraio 1953 in cui dieci operai della fabbrica, a seguito dell'esplosione della polveriera, persero fatalmente la propria vita. Tra questi, anche Luciano, figlio di quel Giuseppe Nardini che la mattina dell'incidente risultò nella lista dei tre feriti portati d'urgenza all'ospedale di Barga.
Nardini, chi era suo padre?
Si chiamava Giuseppe Nardini e lavorava come magazziniere, al reparto imballaggi, presso la Sipe Nobel di Gallicano. Aveva 40 anni ed era un uomo tutto “casa e lavoro”. Eravamo in cinque in famiglia: Io, le mie due sorelle Maria e Maria Teresa, mia madre Giulia e mio padre Giuseppe. Quest'ultimo dava da mangiare a tutti con il suo lavoro.
Il 27 febbraio 1953, quando avvenne l'esplosione, suo padre si trovava in fabbrica?
Sì, si trovava regolarmente a lavoro. In seguito all'esplosione, mio padre fu ferito gravemente alla testa, a causa di un mattone che cadde e lo colpì in pieno nella parte destra del cranio. Fu fasciato, messo in barella e trasportato d'urgenza, assieme ad altri due feriti, all'ospedale di Barga. La foto di mio padre, mentre veniva soccorso, apparve il giorno dopo sulle testate giornalistiche locali, che gelosamente conservo ancora a casa e che vedo qua esposte alla mostra.
Suo padre, quindi, non morì in quell'occasione...
Fortunatamente si salvò. A Barga, però, le sue condizioni apparvero subito molto critiche, a differenza degli altri due feriti che vennero fatti tornare a casa il giorno dopo. Il colpo alla testa che aveva subito era molto grave e, per questo, fu trasferito al Centro Traumatologico di Bologna. Il mattone gli aveva perforato il cranio, così, prima si pensò di apporre una placca, poi si optò per rimettere a posto l'osso. Fu un intervento molto complicato...
Quando è venuto a mancare suo padre?
Purtroppo, quell'incidente gli costò la paralisi per i restanti quarant'anni della sua vita. E' morto a 86 anni. Il mio ricordo della Sipe Nobel, però, non si ferma a mio padre. A 18 anni venni assunto anche io, fino a che lo stabilimento non chiuse definitivamente il 6 gennaio 1985. Alcuni lavoratori vennero trasferiti in altri stabilimenti, altri restarono disoccupati.
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