Con l'arrivo dell'Imu sulla prima casa, molti contribuenti, calcolata la base imponibile con le procedure e i nuovi moltiplicatori, si sono resi conto che in diversi casi il valore catastale di fatto risulta molto elevato, tanto da superare talvolta – quello di mercato.
Di norma, questo capita nei piccoli Comuni di provincia, in zone a vocazione agricola, dove i vecchi fabbricati sono molto simili a quelli rurali, per tipologia, carenza di servizi e per il precario stato di conservazione. Ma anche nelle grandi città alcuni quartieri possono aver subìto nel tempo un processo di degrado socio-economico, fortemente influente sul valore di mercato. Dato che il classamento catastale avviene nel momento in cui i fabbricati vengono ultimati, questi edifici risultano ancora censiti in categorie, ma soprattutto classi, elevate.
In attesa della riforma del catasto, i proprietari degli immobili (abitazioni, negozi e uffici) in questi quartieri non possono disporre di mezzi normativi adeguati per poter ridurre la rendita. Ma ci sono alcune eccezioni. Per le unità immobiliari degradate, abbandonate, prive di servizi e di fatto inabitabili ai fini igienici, è possibile presentare una denuncia di variazione per passare alla categoria F/2, senza rendita, così da essere esclusi dalla tassazione, a meno che in questi casi il regolamento comunale preveda il pagamento dell'imposta sul valore dell'area. La denuncia di variazione può essere presentata mediante incarico a un tecnico professionista.
Anche le unità immobiliari nate come negozi e classate con rendite elevate che – magari con la crisi intervenuta per l'apertura di supermercati – hanno dovuto chiudere o cambiare utilizzo, per essere usate come deposito o laboratorio, possono essere oggetto di variazione catastale, con riduzione della classe di merito, ridimensionando notevolmente la rendita.
I fabbricati di vecchia costruzione, solo in parte degradati, possono essere frazionati, distaccando le porzioni degradate, da classificare nella categoria F/2 e riducendo la consistenza della parte residua ancora abitabile.
Infine la villetta dotata di una rendita più elevata rispetto a quella di immobili simili, compresi in una stessa zona, potrebbe risultare erroneamente censita. In questo caso si può presentare un'istanza di rettifica in autotutela, all'ufficio provinciale dell'agenzia del Territorio. Ma deve trattarsi di un vero errore.
Per l'unità immobiliare semplicemente ubicata in un quartiere urbano degradato, i margini d'intervento sono ridotti. Tuttavia, secondo una giurisprudenza della Cassazione (sentenza n. 22557/2008) è comunque possibile chiedere la riduzione della rendita, con un'istanza all'agenzia del Territorio competente. Secondo i giudici, infatti, «l'ordinamento riconosce ad ogni titolare di immobile il diritto di una definizione mirata e specifica relativa alla sua proprietà, e che ove il classamento o la modifica catastale , non risultino soddisfacenti, il privato può ricorrere al giudice tributario».
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