giovedì 15 settembre 2011

Intervista a "Gallicano C'è" di Lucca Libera sull'impianto a biomasse di Gallicano

Lucca Libera ha intervistato "Gallicano C'è" sull'impianto a biomasse di Gallicano.

Lucca Libera: impianto a biomasse di Gallicano: potete fare una breve cronistoria della vicenda?
Gallicano C’è: tutto inizia nel novembre 2008, quando la lista Gallicano C’e’ ancora non esisteva, con una delibera del Consiglio Comunale che approva la costruzione di un impianto a biomasse e rende disponibile a Se.Ver.A (e sue società controllate) un terreno di proprietà del Comune in località Zinepri, adiacente all’impianto di cogenerazione di Pantarei.
Nel 2009 Nasce una nuova società, Feu de Bois, partecipata da Terra Uomini Ambiente, SETA (controllata da Se.Ver.A.) e alcuni soci Valdostani che si occupano di progettazione e realizzazione di impianti a biomasse.
A giugno 2009 viene presentato alla Provincia di Lucca il progetto di costruire una centrale a biomasse di 5,9 Mw di potenza termica ed 1 Mw elettrica.
Nel giugno 2009 Gallicano C’e’ entra in consiglio comunale e a settembre, acquisito il progetto, iniziamo a fare le pulci al documento e capiamo subito che ci sono delle forti criticità sia sulle emissioni che sullo spreco di energia termica. Insieme ai comitati della zona, organizziamo incontri pubblici per spiegare il progetto e vengono invitati anche importanti studiosi che si occupano di inquinamento e di salute.
Vengono fatte numerose osservazioni sia all’ARPAT che alla Provincia, ma alla fine, nel maggio 2010, il progetto viene autorizzato, anche se vengono imposti dei vincoli più restrittivi sulle emissioni e l’uso di tecnologie più evolute rispetto al progetto iniziale.
Nel 2011 esce un importante studio epidemiologico del prof. Biggeri relativo alle malattie ed alle mortalità nella valle del Serchio, da cui si evince che non c’e’ da stare per niente allegri perché abbiamo già una forte emissione di sostanze inquinanti nella Valle.

Lucca Libera: a che punto è attualmente il progetto in questione?
Gallicano C’è: la società Feu de Bois ha ottenuto quest’anno un grosso finanziamento di circa 2 milioni di euro dalla Regione Toscana, ma ancora i lavori non sono iniziati. Ci sono tre ricorsi al Tar pendenti presentati da privati cittadini e aziende della zona, preoccupati per le conseguenze che l’impianto potrà provocare nell’area dove sorgerà. L’esito dei ricorsi si dovrebbe sapere a breve.

Lucca Libera: secondo voi c’è un legame tra questo impianto e quello di bricchettaggio?
Gallicano C’è: l’impianto di bricchettaggio, ex Verdeazzurro, è un impianto che riceve rifiuti solidi urbani (spesso da fuori provincia), ne essicca la parte umida, e produce delle bricchette di rifiuto compattato che poi vengono cedute ad altri impianti (come cementifici) per la combustione. Recentemente l’impianto è stato chiuso per la crisi che ha colpito sia la Società Verdeazzurro che il gruppo Del Carlo a cui fa capo la società. L’impianto è stato rilevato a maggio 2011, tramite procedura di affittanza concessa dal tribunale alla società CSS Energy.
I legami fra i due impianti sono evidenti: il primo legame è nella struttura societaria degli impianti, nella CSS Energy (bricchette) Pasquale Nardini ha una partecipazione ed è nel CDA, in Feu de Bois (biomasse) la società SETA controllata da Severa, ha come amministratore unico sempre Pasquale Nardini.
Il secondo legame è che fra un impianto che brucia biomassa ed uno che brucia bricchette, dal punto di vista tecnico, non c’e’ una grossa differenza: è solo una questione autorizzativa. Se, come è accaduto recentemente per l’impianto a biomasse di Scarlino, la Provincia concede l’autorizzazione per bruciare anche bricchette il gioco è fatto.
Il terzo legame è l’immediata vicinanza dei due impianti: produrre bricchette e mandarle a bruciare nel forno dell’impianto non comporterebbe neanche le spese di trasporto.


Lucca Libera: la popolazione che opinione ha dell’impianto? Secondo voi è abbastanza e correttamente informata?
Gallicano C’è: per la visibilità che abbiamo, sappiamo che ci sono persone contrarie e preoccupate, soprattutto sugli impatti che questo impianto potrà avere sulla qualità dell’aria e sulla salute dei cittadini, e molte altre persone sono quantomeno perplesse.
La prima cosa che abbiamo fatto noi di Gallicano C’e’ è stata quella di informarci, studiare, confrontare diverse tipologie di impianti e poi informare i cittadini, attraverso incontri pubblici, volantinaggi casa per casa, articoli sul nostro sito web (www.gallicano.org) e sui giornali. L’informazione è necessaria affinché la gente si formi un’opinione e qui la nostra Amministrazione ha sbagliato in pieno: ha inserito l’impianto a biomasse nel programma elettorale, senza informare su cosa fosse, ha fatto autorizzare l’impianto, e solo a giochi conclusi ha organizzato un incontro pubblico in cui spiegava blandamente che cosa fosse.

Lucca Libera: considerato che a Fornoli sorgerà un mega impianto a biomasse, e che molti altri di dimensioni più ridotte sono già in funzione in vari comuni della Garfagnana, non pensate che la Valle del Serchio da questo punto di vista stia rischiando la “saturazione”?
Gallicano C’è: assolutamente sì. Questi impianti sono fortemente ed eccessivamente incentivati (con soldi trattenuti dalle nostre bollette elettriche) e finanziati con soldi pubblici, per cui a forte rischio speculativo.
La domanda di legna, soprattutto quella da filiera corta (maggiormente incentivata), rischia di diventare superiore all’offerta. Proprio in questi giorni circolano notizie sulla volontà di altri comuni come Barga e Castelnuovo di costruire altri impianti a biomasse.
Quando si parla di disponibilità di legname, si dice che la Garfagnana è piena di boschi, e si dice anche che i boschi sono abbandonati e che hanno bisogno di manutenzione per limitare i rischi idrogeologici. Affermazioni vere, ma va tenuto anche conto che molti boschi non sono facilmente raggiungibili, e quelli economicamente sfruttabili sono quelli attraversati dalle strade, quindi molto meno di quelli potenzialmente disponibili. Ci sono diversi studi scientifici che affermano che nella Valle del Serchio la disponibilità di cippato di legna è inferiore a quella necessaria a coprire gli impianti esistenti e i nuovi di Fornoli e Gallicano.

Per scaricare l’intervista in formato pdf clicca qui.

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