Ringrazio Mario Bonuccelli per la gentile concessione.
Chi parte da Taliedo per Roma, dopo pochi minuti – al rombo del trimotore – è sopra Piacenza. L’occhio del viaggiatore segue il tortuoso corso del Po, vede alzarsi le prime colline verdeggianti e l’intrecciarsi delle arterie della Nazione.Poi – quasi a cercare una distrazione – guarderà a destra, verso ponente. A vincer la monotonia del piano ubertoso e delle ondulate colline, ecco sorgere - di là dalla cresta degli Appennini ormai prossimi – una selva di puntute lance, un gruppo di ardite montagne dai fianchi scoscesi e diruti.Sono le Apuane!Il cuore dell’alpinista salta in gola.Chi – al ritorno da una crociera mediterranea o reduce dalle Americhe – sta sul ponte della nave ansioso di rivedere l’Italia, allorchè le rocce selvaggie di Capo Corso si son perse verso Sud-Est, prima di scorgere le coste della Riviera e la Lanterna di Genova, vedrà balzare dall’orizzonte come un’isola fantastica, un gruppo di monti altissimi che pare sorga dalla spuma del mare.Sono le Apuane.Il cuore dell’alpinista prova un’emozione indicibile: ecco l’Italia.Chi – lasciata la solatìa Riviera, uscito col convoglio ferroviario dall’interminabile rosario di gallerie, di squarci di mare, di paesini appollaiati tra flutti e scogliere, sorpassata La Spezia, arriva al piano di Luni – vedrà a sinistra come una visione di candide montagne e ripenserà alle lontane Alpi.Sono ancora le Apuane!
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