L’inceneritore di Belvedere non ripartirà mai.
La Procura sta indagando su Se.Ver.A. e chi ha sbagliato pagherà. La raccolta differenziata “porta a porta” dovrà partire a breve.
Questi i punti salienti ribaditi dall’amministrazione durante il consiglio comunale straordinario e aperto sulla società in crisi. Un consiglio fiume, terminato all’una di notte, molto concitato. Tra i sindaci soci, erano presenti solo Michele Giannini di Vergemoli e un rappresentante di Fosciandora. Presenti anche i sindacati, i lavoratori e l’azienda.
L’arringa iniziale è stata dell’assessore alle partecipate Elena Picchetti. Che ha seguito sin dal primo giorno di insediamento la storia di Se.Ver.A. e può tracciarne un quadro preciso.
«La novità degli ultimi giorni è il fallimento di Se.Ver.A. servizi - esordisce Picchetti - una criticità che abbiamo evidenziato sin dal primo giorno di amministrazione. È una srl, ma con le garanzie di Se.Ver.A. spa per 1 milione e 746mila euro di fideiussioni presso Bcc e Crl. Il fallimento porta all’escussione di queste fideiussioni. Se.Ver.A. è strutturata come scatole cinesi.
Sono stati approvati bilanci non veritieri dove sono stati capitalizzati i costi. Noi abbiamo il 17% di Severa: da 1 milione e 400mila euro iniziali, oggi ci troviamo con 200mila euro di capitale e non finirà qui. Volevamo portare l’impianto alla naturale dismissione, ma è chiuso.
La Provincia non lo prevede più e noi cerchiamo di tenere in piedi un inceneritore con capacità antieconomiche? La raccolta differenziata non risolverà tutto - prosegue Picchetti - ma intanto partiamo. La preoccupazione è per i lavoratori, ma l’impianto resterà chiuso perché così vogliamo noi, la Provincia e 20 associazioni turistico-commerciali.
Da inizio 2011 abbiamo pagato 1 milione di debiti pregressi a Se.Ver.A., abbiamo un piano di rientro che siamo certi di rispettare perché arriveranno i soldi che Gaia deve al Comune».
Clima teso per gli interventi dell’azienda e dell’ex sindaco Sauro Bonaldi, oggi nella minoranza. «I soci spesso non sono coerenti con l’obbiettivo che ci hanno richiesto - dice il presidente di Se.Ver.A. Gianni De Mastro - il piano di galleggiamento sta dando risultati e i primi 6 mesi daranno un segno positivo alla gestione. Il problema è legato alla liquidità dell’azienda e ai pagamenti arretrati che ci devono alcuni Comuni. Se i soldi non arrivano, ecco il problema benzina ed ecco gli scioperi. L’impianto di Belvedere c’è nel piano di smaltimento, non funziona ma c’è e una ristrutturazione tecnica dopo 35 anni è necessaria. Vorremmo chiarezza dai soci per trovare un contesto che produca reddito perché noi vogliamo salvare l’azienda e i posti di lavoro, ma i tempi sono strettissimi».
Bonaldi sostiene che «invece di guardare al passato, dovremmo valutare la situazione attuale - esordisce l’ex sindaco -; oggi il problema è salvaguardare una società pubblica dove il nostro Comune è uno dei maggiori azionisti. Se Se.Ver.A. fallisce ci sarà ripercussione anche sui Comuni. L’assenza dei sindaci al consiglio comunale è un segnale di come Castelnuovo non sia considerato e di come sia isolato. Il piano, infatti, sta producendo risultati. Anche noi siamo per la dismissione dell’impianto, ma i tempi della Provincia parlando di 2019. Nel piano regionale, Belvedere esiste ancora. Oggi è chiuso, non ha futuro, ma esiste. Entro un anno, il gestore unico della Regione arriverà. Il debito dal 30 giugno 2009 ad oggi è aumentato: da 679mila euro a 1 milione 800mila. Il consigliere Casanovi in due anni non è riuscito ad estendere il nostro progetto di “porta a porta” in altre aree di Castelnuovo. A Gallicano partirà a breve».
«Si parla del passato per fare chiarezza - conclude Gaddi -. Il debito di Se.Ver.A. ce lo siamo trovati sul tavolo. I dipendenti? Abbiamo fatto un bando per i cassintegrati per fare lavori per il Comune, ma abbiamo ricevuto una sola domanda e non da un operaio di Se.Ver.A. Se.Ver.A. vogliamo salvarla, ma l’inceneritore non sarà riattivato».
Fonte: Il Tirreno - Luca Dini
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