domenica 29 maggio 2011

Il Monte Corchia da Isola Santa

Sabato, con Maurizio, ho fatto una bellissima escursione: il Monte Corchia da Isola Santa.
Per la descrizione di questa tappa farò riferimento all'ottima descrizione di Paolo Bertolucci e Nicola Lazzarini del sito paesiapuani.it

Per vedere le foto clicca qui.

Questo itinerario si snoda sul versante settentrionale del M.Corchia, tra il laghetto di Isola Santa, il paesino abbandonato di Col di Favilla e i dolci terrazzamenti di Puntato, antico alpeggio di Terrinca.

Isola Santa
La bellezze naturali sono, come sempre accade sulle Apuane, di prim’ordine, ma il fascino di questo itinerario risiede anche e soprattutto nella visita del borgo abbandonato di Col di Favilla, dove accanto ad alcune case ormai ridotte a ruderi, è presente una chiesa recentemente restaurata ed un piccolo cimitero. Sono ancora molti i segni del tempo che fu a Col di Favilla.
Il nostro itinerario inizia da Isola Santa (m. 545), piccolo paesello dai tetti di ardesia, ormai abbandonato dopo la costruzione della diga che forma un lago artificiale dai colori incantevoli. Il paese fu lasciato e ricostruito più in alto, perché le infiltrazioni dell’acqua del bacino minavano la stabilità delle case.
Questo luogo è facilmente raggiungibile da Castelnuovo Garfagnana.
Il nostro sentiero (CAI n°9) inizia proprio all’altezza della diga, e sbagliare è impossibile stavolta visto che dobbiamo passare proprio sopra lo sbarramento.
L’ambiente è dominato dall’aguzza cima del Freddone, che domina severa Isola Santa.
Superiamo la diga ed iniziamo a salire blandamente e poi più decisamente in un bel bosco di castagni. La mulattiera è in alcuni tratti lastricata, a ricordarci che questa via era un tempo una delle principali vie di comunicazione tra la Garfagnana e la Versilia. Continuiamo a salire tra castagni secolari fino a che non scorgiamo dapprima alcune case, poi un campanile.


Col di Favilla
Siamo a Col di Favilla (m. 938), borgo abbandonato, posto in una posizione fantastica, su un’ampia dorsale che scende dal Corchia.
Il Pizzo delle Saette si para orgoglioso davanti a noi con i suoi burroni selvaggi, il Freddone perde l’aspetto rude che aveva da Isola Santa e diventa più dolce, la marmorea parete del Sumbra illuminata dal sole è di un bianco perfetto, mentre più nascosto fa capolino anche il misterioso bosco del Fatonero, sulle pendici del Fiocca.
Merita una sosta Col di Favilla: la chiesa è ben curata (anche sé è stata vittima, ahimè, di atti vandalici in passato) ed il piccolo cimitero sorge proprio lì vicino.
Passiamo accanto alla chiesa (a pochi metri presente una fonte), fino ad arrivare, proprio al centro del paese, ad un bivio: il sentiero n°9 prosegue verso Mosceta, noi invece dobbiamo prendere il sentiero CAI n° 11, svoltando a destra. Perdiamo leggermente quota fino ad incrociare una strada sterrata proveniente da Isola Santa che abbandoniamo subito, rituffandoci nuovamente nel bosco. Ignoriamo una traccia a destra che ci porta ad una casa recentemente restaurata e continuiamo il nostro cammino tra faggi e castagni fino ad incrociare il sentiero n°128 che qui è in comune col sentiero n°11.
Arriviamo in breve a Puntato (m. 987), alpeggio di Terrinca, caratterizzato da ampi terrazzamenti, terra strappata con fatica alla montagna per il sostentamento degli abitanti di Terrinca che venivano qui in estate. Lasciamo alla nostra destra il sentiero CAI 128 (noi proseguiamo sull’11) ed arriviamo alla bella chiesetta di Puntato. Sono presenti alcune case sparse, molte delle quali restaurate.


Puntato
Proseguiamo lungo la mulattiera costeggiando geometriche file di faggi e guadando un paio di ruscelli, fino ad arrivare, dopo una blanda salita, alla Torbiera di Fociomboli, spazio pianeggiante posto proprio ai piedi del Corchia, unico luogo umido delle carsiche Apuane.
Dopo aver superato una bella marginetta arriviamo finalmente al valico di Fociomboli (m. 1270), posto tra il Corchia ed il Freddone, dove giunge anche una strada sterrata da Passo Croce.
A questo punto dobbiamo seguire a sinistra la marmifera per le cave di Retrocorchia (ormai abbandonate da anni). Proseguiamo lungo la marmifera (ignorando a sinistra l’inizio del sentiero CAI 129 per la Foce di Mosceta) fino a che, dopo diversi tornanti, non termina proprio in prossimità dei tagli di cava. Qui, poco prima della cava, dobbiamo salire a sinistra sui pendii sommitali del Corchia, puntando un’evidente insellatura della cresta. Non ci sono particolari problemi, ma la ripidezza del versante suggerisce prudenza, soprattutto in caso di scarsa visibilità.
Giungiamo finalmente sulla cresta (ormai ridotta ad un esile passaggio dalle cave che stanno inesorabilmente rosicchiando tutta la montagna: fare attenzione), ed il panorama che si presenta davanti a noi è di quelli mozzafiato: il mare dall’Elba a La Spezia è tutto un luccichio, mentre a est si intravedono la Piana di Lucca ed a sud le vette delle Apuane meridionali. Proseguiamo a sinistra, sempre seguendo la cresta, ed in 10 minuti arriviamo sulla vetta del Corchia (m. 1677). Il panorama è ovviamente magnifico, ma l’occhio è attirato dal lago di Isola Santa ancora immerso nell’ombra, e dalla chiesetta di Col di Favilla, il cui campanile svetta in mezzo a castagni secolari.

Panorama dal Monte Corchia m. 1677
Dopo una sana sosta ristoratrice riprendiamo la via del ritorno seguendo però una strada diversa da quella dell’andata. Puntiamo infatti verso la Foce di Mosceta, ampia insellatura tra il Corchia ed il gruppo delle Panie. Proseguiamo quindi lungo la cresta est seguendo i segni blu e superiamo lo scheletro del Bivacco Lusa-Lanzoni, vittima della guerra tra i cavatori e gli speleologi.
Senza problemi (attenzione in caso di scarsa visibilità), scendiamo verso il Rifugio Del Freo (m. 1180), posto in una posizione strategica: da qui infatti hanno inizio moltissimi sentieri…questo è un vero e proprio svincolo sentieristico! Questo luogo ha un che di dolomitico: le bianche rocce del Pizzo delle Saette infatti svettano sopra gli abeti di Mosceta, donando al luogo un sapore veramente alpino.

... dal Rifugio di Mosceta

Oltrepassiamo il rifugio e, tenendo la destra, superiamo un ponticello che ci conduce ad un altro bivio, proprio in prossimità della Foce di Mosceta (m. 1170) Ignoriamo il sentiero 125 che ci porterebbe a Foce di Valli e svoltiamo a sinistra sul sentiero CAI n° 9 che qui corre insieme al 127 (da qui ha origine anche il sentiero 126 che conduce al Callare della Pania).
Siamo proprio sotto i dirupi del Pizzo delle Saette, che incombe su di noi. Dopo circa 25 minuti troviamo un bivio, noi dobbiamo girare a sinistra seguendo il sentiero 9, abbandonando quindi il 127 che ci porterebbe a Piglionico. La mulattiera, che perde quota piuttosto rapidamente, è in questo punto molto ampia e quasi totalmente lastricata. Attraversiamo quindi il Canale delle Verghe ed in poco tempo giungiamo nuovamente a Col di Favilla.
Da questo punto, seguendo ancora il sentiero n°9, il percorso è il medesimo dell’andata.

Per maggiori informazioni sull'itinerario, sui sentieri percorsi, difficoltà, dislivello e tempi di percorrenza visita il sito paesiapuani.it

Che ne diresti di leggere un altro articolo a caso del blog? Potresti trovarlo utile e interessante!

Nessun commento:

Posta un commento