Dal panificio "L'ARCO", di R. Mazzanti.
IL FORNO NELLA STORIA E NELLA TRADIZIONE
L’edificio dove è situato l’attuale forno è strettamente legato alla nascita dell’attività.
Proprietario di esso fu verso la fine dell’800 un tal Saisi Amedeo. Questi, il 23 agosto 1884 chiedeva al Comune il permesso di costruire un ponte sopra la Turrite che lo metteva in comunicazione con la via dell’Eremo dal lato opposto; permesso che gli fu accordato.
Tornando un passo indietro è interessante sapere che la casa già dal 1500 fu costruita sul basamento delle mura che circondavano il cosiddettto “Castello di Gallicano”. Il ponte, una volta terminato, facilitava l’accesso alla casa, inoltre costituiva un comodo supporto per il carico e lo scarico delle merci.
IL FORNO NELLA STORIA E NELLA TRADIZIONE
L’edificio dove è situato l’attuale forno è strettamente legato alla nascita dell’attività.
Proprietario di esso fu verso la fine dell’800 un tal Saisi Amedeo. Questi, il 23 agosto 1884 chiedeva al Comune il permesso di costruire un ponte sopra la Turrite che lo metteva in comunicazione con la via dell’Eremo dal lato opposto; permesso che gli fu accordato.
Tornando un passo indietro è interessante sapere che la casa già dal 1500 fu costruita sul basamento delle mura che circondavano il cosiddettto “Castello di Gallicano”. Il ponte, una volta terminato, facilitava l’accesso alla casa, inoltre costituiva un comodo supporto per il carico e lo scarico delle merci.
Questa peculiarità non sfuggì certamente a Saisi David (mio trisavolo) il quale acquistò la casa iniziando l’attività di panificazione con licenza datata 1904.
Nel contempo, all’interno del forno Saisi iniziò anche un laboratorio per la produzione di pasta.
Genio ante litteram ebbe l’idea, poi messa in pratica di fabbricare una piccola centrale che mediante una dinamo sfruttasse l’acqua del sottostante torrente e producesse elettricità sufficiente ad azionare la macchina della pasta e probabilmente l’impastatrice.
Comunque il forno continuò ad essere riscaldato a legna fino verso la metà degli anni ’50 quando fu provvisto di bruciatore per l’utilizzo della nafta sostituita più avanti dal gasolio ed attualmente dal metano. Il forno vide per lungo periodo la fatica di molte donne le quali, nottetempo, andavano a far fascine nei boschi per avere in cambio pochi centesimo o pane per la famiglia.
Fino agli anni ’30 i contadini in cambio di pane portavano al forno grano macinato,mentre le donne del circondario, e questo fino a non molti anni fa, venivano a prendere carbonelle per gli scaldini o acqua calda. Un’altra consuetudine, adesso scomparsa, era quella di portare a cuocere al forno torte,sformati ed arrosti specialmente durante i periodi delle festività di San Jacopo e Santa Maria.
Ora quei tempi sono passati ma il forno continua ancora a fare le cose in maniera tradizionale
Nel contempo, all’interno del forno Saisi iniziò anche un laboratorio per la produzione di pasta.
Genio ante litteram ebbe l’idea, poi messa in pratica di fabbricare una piccola centrale che mediante una dinamo sfruttasse l’acqua del sottostante torrente e producesse elettricità sufficiente ad azionare la macchina della pasta e probabilmente l’impastatrice.
Comunque il forno continuò ad essere riscaldato a legna fino verso la metà degli anni ’50 quando fu provvisto di bruciatore per l’utilizzo della nafta sostituita più avanti dal gasolio ed attualmente dal metano. Il forno vide per lungo periodo la fatica di molte donne le quali, nottetempo, andavano a far fascine nei boschi per avere in cambio pochi centesimo o pane per la famiglia.
Fino agli anni ’30 i contadini in cambio di pane portavano al forno grano macinato,mentre le donne del circondario, e questo fino a non molti anni fa, venivano a prendere carbonelle per gli scaldini o acqua calda. Un’altra consuetudine, adesso scomparsa, era quella di portare a cuocere al forno torte,sformati ed arrosti specialmente durante i periodi delle festività di San Jacopo e Santa Maria.
Ora quei tempi sono passati ma il forno continua ancora a fare le cose in maniera tradizionale
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