Il Comitato “Non bruciamoci la Garfagnana” ritiene non compatibile il piano industriale di Se.Ver.A. spa con le esigenze della Garfagnana e propone soluzioni alternative.
«La situazione di Se.Ver.A. spa e la cattiva gestione dei rifiuti urbani nella nostra Valle - spiega il comitato - destano grande preoccupazione tra cittadini e associazioni della Garfagnana».
La “minaccia” più sentita riguarda il futuro dell’inceneritore di Castelnuovo attualmente fermo per inadeguatezze strutturali e ormai a fine vita.
Il cda di Se.Ver.A. ha proposto due soluzioni:
adeguare l’attuale impianto mantenendo la stessa potenzialità, oppure agevolare l’entrata in Se.Ver.A. di un nuovo socio privato, che acquisterebbe il pacchetto di maggioranza relativa e la direzione tecnica della società, subordinando il tutto a un accordo preventivo sulla costruzione di un nuovo inceneritore, più grande dell’attuale, e importare rifiuti da incenerire a Castelnuovo.
«Di fronte alla proposta di trasformare la Garfagnana nel più grande sito di incenerimento rifiuti della Toscana settentrionale, ribadiamo la non correttezza e la non praticabilità di entrambe le ipotesi presentate, per motivi sia economici che di immagine per la Valle - dice il comitato -.
Ci rivolgiamo agli amministratori pubblici per chiedere che la gestione dei rifiuti venga ricondotta alle caratteristiche di una zona montana che ha un territorio di alto pregio, una vocazione ambientale, e dove l’economia è già integrata fra paesaggio-agricoltura-prodotti tipici-ospitalità-montagna e parchi».
Il Comitato ritiene, perciò, che l’unica strada percorribile sia riportare Se.Ver.A. ad operare in maniera conforme alla sua originaria missione aziendale di ditta pubblica al servizio dei cittadini. L’alternativa possibile, secondo il comitato, è «ricominciare tutto da capo: un soggetto diverso e un sistema nuovo e virtuoso di gestione rifiuti, impegnato sulla qualità ed economicità dei servizi, che previlegi e incrementi l’occupazione, e dia il necessario decoro urbano ai nostri magnifici paesi».
Fonte: Il Tirreno
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