Iniziando a leggere questo editoriale qualcuno potrebbe domandarsi: ma cosa ci incastrano tra loro il titolo cinquecentesco, la foto del ponte della Villetta con su il trenino (magnifico scatto di Francesco Saisi) e la Tarsu? Ebbene c’entrano. Eccome se c’entrano. E li ho volutamente messi tutti insieme proprio per dare, a voi lettori, l’idea di un bell’ingarbuglio. Proprio come quello che voglio raccontarvi.
Ma facciamo ordine.
In questo editoriale vi voglio parlare di immondizia e ovviamente di Tarsu. Ma mettiamo sul tavolo alcuni numeri.
La Garfagnana nell’anno 2005 ha prodotto 15.196 tonnellate di immondizia con un tasso medio di Raccolta Differenziata del 23,87% (a fronte del minimo di legge del 35%). I rifiuti a smaltimento ammontano a 11.196t/anno mentre la produzione media pro-capite è di 516kg/abitante (la media provinciale è di 780kg/abitante). Il comune con la maggiore media procapite è il Comune di Gallicano con 704t/abitante, mentre quello che produce meno rifiuti pro-capite è quello di Fosciandora con 306,11kg/abitante che rappresenta anche il territorio che anche in campo provinciale fa registrare la minor produzione di rifiuti pro-capite. Invece il Comune che in assoluto produce il minor quantitativo di rifiuti è quello di Vergemoli con appena 157t/anno con una media pro-capite di 417,46kg/abitante.
Nessun comune nel 2005 aveva superato la soglia del 35% di Raccolta Differenziata.
Una delibera regionale approvata nel 2005 prevede l’obbligo per tutti i Comuni della Toscana di raggiungere nel 2010 una riduzione dei rifiuti di almeno il 15% ed una Raccolta Differenziata ad almeno il 55%. Ma come raggiungere questi punti? Ebbene qualcosa si potrebbe fare subito come il divieto di utilizzare stoviglie usa e getta (quanta plastica viene prodotta alle sagre o nelle mense?); reintrodurre l’obbligo del “vuoto a rendere” con particolare riferimento al vetro; introdurre e incentivare la vendita dei detersivi, detergenti e saponi alla spina; diffondere l’uso dell’autocompostaggio; il riuso e la riparazione di beni durevoli; ridurre ed eliminare tutti i contenitori di plastica. Ma soprattutto introdurre la raccolta porta a porta che di fatto riduce il livello di produzione dei rifiuti. Semplice, potrebbe osservare chiunque. E forse anche innovativo. Verrebbe da esclamare: cose mai viste!!! Certo ma con una appunto. I dati che vi ho fornito, così come le “ricette” per ridurre le immondizie, sono state studiate a formulate qualche anno fa dal Comitato Non Bruciamoci la Garfagnana. Per la precisione il Comitato garfagnino inviò alle istituzioni, agli amministratori, agli enti, alla stampa e ai cittadini un documento molto preciso e dettaglio con considerazioni, suggerimenti, consigli e note nel 2006 (dunque quasi 5 anni fa). Si parlava soprattutto di Raccolta Differenziata con dati, statistiche e scelte per ottimizzare il servizio (e non vi racconterò della visita dell’americano Paul Connet - che molti di voi hanno conosciuto a Castelnuovo nel 2008 - che da anni sta portando in giro l’idea di raggiungere quota zero nella produzione dei rifiuti. Avete letto bene: eliminare del tutto i rifiuti e farlo nel 2020). Poi il Comitato con Danilo Musetti non più tardi del giugno dello scorso anno organizzò un incontro tra i tre candidati alle elezioni comunali affrontando proprio la questione dell’inceneritore. E anche quella fu occasione per parlare di raccolta differenziata. Dunque abbiamo studi, analisi, soluzioni; sono stati fatti dibattiti, ma qualcosa sembra ancora non tornare.
Ma cosa? Non saprei, ma vi riporto una piccola notizia dalle nostre parti passata in secondo ordine.
Pochi mesi fa la Regione Toscana ha premiato con oltre 6 milioni di euro (6.095.476,05 euro per la precisione) alcune aziende di smaltimento della provincia di Lucca attraverso l’ATO Costa Toscana Lucca, Pisa, Livorno e Massa Carrara. L’Ascit riceverà 164 mila euro per il progetto porta a porta sulle colline nord del territorio di Capannori; 444 mila per il porta a porta nella zona del Compitese (Capannori); 177 mila euro per la stazione ecologica zona nord di Capannori; 92 mila sempre per la raccolta a domicilio in Valfreddana. Alla Sea sono stati assegnati 1,4 milioni di euro per l’attuazione del progetto porta a porta nel quartiere Varignano di Viareggio e per il progetto “Non restare indifferente-differenziati” a Torre del Lago. All’azienda Ersu vanno, invece, 1,7 milioni per la realizzazione del servizio di raccolta differenziata porta a porta nella frazione di Marina di Pietrasanta. A Sistema Ambiente sono destinati 1,8 milioni per la realizzazione dei sistemi integrati di raccolta dei rifiuti finalizzati all’incremento della raccolta differenziata, mentre all’azienda Aimeri vanno 215 mila per l’incremento della raccolta separata della spazzatura a Barga.
E a noi? Nulla.
Anzi è come se fossimo rimasti immobili su una sponda del ponte della Villetta mentre tutti gli altri sono andati brillantemente avanti. E facendo ciò saranno in grado poi di diminuire la Tarsu o passare alla Tia (Tariffa Igiene Ambientale), ovvero non pagare più in base ai metri quadri delle abitazioni, ma al reddito (Isee). E credetemi sarebbe una bella conquista sociale. Da molti infatti la Tarsu è considerato un sistema di tariffazione poco equo. E basta fare un piccolo esempio. Prendete un’anziana signora vedova che rimane a vivere nella casa familiare di 100 metri quadrati con la sola pensione sociale. Dunque una persona sola, con una grande abitazione, con un reddito di 400 euro al mese, che alla fine paga una bolletta Tarsu smisurata e ingiusta. In questo caso sarebbe più giusto e corretto applicare la Tariffa di Igiene Ambientale e far pagare alla signora una bolletta legata al suo reddito. Ma non è facile. Come bene sapete infatti (o forse sarebbe il caso di dire ‘purtroppo’), l’immondizia negli anni è diventata elemento di sostentamento di molti. Il “caso Campania” o “l’affare Palermo” insegnano. Laggiù enti, società più o meno controllate, strutture più o meno oscure, amministratori, presidenti, segretari, direttori e alla via così un mare di amici degli amici hanno creato strutture che portavano poi diritti al solito “furbetto del quartierino”. Quello che non dimentica mai di affermare “O Franza o spagna purché se magna”. Si passa su tutto, senza guardare se è etico o se si tratta di un’affare immondo. Franza o Spagna... La “monnezza” è diventata oro, e, badate bene, che questo affare sta già per essere soppiantato dall’acqua.
Lì sì che ne vedremo delle belle, noi che in Garfagnana ne abbiamo a milioni di litri d’acqua. Già se alzate gli occhi al cielo li potete vedere gli avvoltoio e i falchi pronti a gettarsi a capofitto sull’affare acqua. Almeno in questo però speriamo ci sia qualche nostro buon amministratore pronto a difendere un nostro bene.
E quando dico nostro mi riferisco a tutti (ma proprio tutti) i cittadini. Anche quelli di Pisa, Livorno o le grandi industrie del capannorese che hanno estremo bisogno di acqua dolce. Qui ce n’è per tutti, se non entrano in gioco i “furbetti del quartierino”.
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