La storia della "Minestrella":
C'era una volta nel nostro paese piccolo di campagna, tanta miseria, perché i lavori non esistevano e chi lo voleva doveva espatriare per guadagnare qualche lira, e la maggioranza della popolazione facevano i contadini e vivevano con quello che la terra gli dava. Ed allora le massaie tante volte dovevano inventare qualche cosa per variare quel misero pasto del giorno che quasi sempre era polenta con salacchini. Un giorno di primavera una massaia stanca di sentire dire anche oggi..... pensò di inventare qualche cosa di diverso. Prese un paniere un coltellino, andò verso i prati che incominciavano a inverdire, e china china guardava sceglieva e svelgeva delle erbette che le guardava, le odorava, e diceva questo è un piscialletto, questo è un papavero, una lingua di vacca, ecco un cicerbita, ecco una sporta vecchia, un ingrassaporci e via via dava a tutte queste nomi che lei coglieva e le metteva nel canestro, quando ebbe fatto assai di questo misto d'erbe se ne tornò a casa la mise a mollo nell'acqua per toglierle la terra, le lavò per bene e poi anche lei non convinta disse domani si vedrà. La mattina di buon ora mette al fuoco la pentola con i fagioli giallorini, (anche questa sono produzioni locali) qualche spicchio d'aglio un po' di salvia e lascia che tutto cuocia a fuoco lento, quando i fagioli furono cotti li colò nel colino ed una parte li strizzò bene con le mani, il passatutto allora non esisteva, poi mise nel brodo vi mise quelli che restavano e rimise tutto sul fuoco per far bollire ancora, poi prese un bei pezzo di lardo e fece un bello sfritto che poi mise nella pentola e quando incominciò a bollire mise anche tutta quell'erba che aveva già cotto prima, e con la mezzaluna l'aveva trinciata fina fina, e così tutto incominciò a bollire piano pianola massaia era un po' pessimista pensava cosa verrà fuori, l'odor era buono, odorava ed assaggiava un po' di sale un po' di pepe. Però gli venne un dubbio, se io ci facessi delle focaccette di farina di granturco? Così se non va mangiano quelle, e così fece. Venne l'ora di mangiare, gli uomini vennero a casa trovarono le scodelle piene di questa cosa verde, oddio che hai fatto stamani? Chiesero ,e la massaia imbarazzata, disse a voce alta: " la minestrella " e da quel giorno minestrella fu , e tutti mangiarono con appetito e curiosità questa minestrella fatta di nulla con le sue focaccette, ed ancora è rimasto il piatto tipico del mio paese, ma un piatto che tutti chiedono e vorrebbero mangiare, piatto povero fatto di nulla che però ha il sapore della terra, della nostra terra che noi l'amiamo perché i nostri vecchi ci hanno insegnato a amarla e rispettarla e questa è la storia della ricercata minestrella con le sue focaccette di granturco.
Ricetta:
Questa non è che una delle tante versioni presenti nel territorio di Gallicano, in quanto il numero delle specie degli erbi utilizzati può variare sensibilmente, quella riportata è però una versione assai rappresentativa.
Si fa un soffritto con aglio, lardo e la piccola cotenna di maiale. Una volta imbiondito, vi si aggiungono i seguenti erbi, tritati finemente: cicerbite (Sonchus oleraceus e Sonchus asper), tassello (Crepìs capillarìs), sportevecchie (Burnus erucaso e Lapsana communìs), favagelli (Ranunculus ficarìa), viole (le foglie, Viola odorata), primole (le foglie, Prìmula vulgarìs), pizzicacorni (Campanula tracheli um), pastinelle (Daucus carota), salossi (Symphytum tuberosum), romici (Rumex crìspus e Rumex obtusìfolium), sassaioli (Reìchardìa pìcroides), ingrassaporci (Hypochoerìs radicata), lingue di vacca (Plantalo lanceolata), orecchiette (Sì lene alba), ortica (Urtìca urens ed Urtìca dioica), bietola selvatica (Beta vulsarìs ssp. marìtima), radicchi di campo (Cichorium intybus, Crepìs leontodontoides, Crepìs sancta, Pìcrìs echìoìdes, Pìcrìs hieracìoìdes, Leontodon communis, Leontodon hìspidus), fiori di San Pietro (le foglie, Raphanus raphanistrum), boragine (Borogo offìcìnalis), erba striscia (Sì lene vulsarìs), inoltre poche foglie di papavero (Papaver rhoes), di Geranìum molle (manca una denominazione dialettale), di crescione (Apìum noeti/forum) e di piscialletto (Taraxacum officinale) e, a piacere, un po' di finocchio selvatico (Foenuclum vulsarìs ssp. piperìtum) e di aglio selvatico (Allium vìncale). Si passano metà dei fagioli "giallorini" lessati in precedenza e si aggiunge la purea ottenuta agli erbi. Si allunga con acqua, si regola di sale e si fa cuocere il tutto a fuoco lentissimo per circa due ore. Infine si aggiungono i fagioli rimasti (interi), già lessati. La mìnestrella verrà accompagnata dai cosiddetti "mignecci", focaccine di granoturco senza lievito, preparati a partire da una pastella di farina di granturco, sale ed acqua e cotte nei "testi" (quelli che si usano anche per i necci di farina di castagne) o dalle "focacce leve", facacce di farina di grano a pasta lievitata e cotte anch'esse nei "testi".
Che strana cosa! Un articolo così bello, del 2007, che leggo oggi nel 2021 per la prima volta, dove nessuno ha mai postato alcun commento........... Allora scrivo io per primo: Vorrei leggere tante altre testimonianze e/o storie simili che rappresentano un pò quel passato dove affondano le nostre radici e dove si possono ritrovare ricette e preparazioni che ancora oggi potrebbero essere assai apprezzate e fare la loro figura sulle nostre tavole, attraverso l'utilizzo di ingredienti oramai quasi dimenticati. Mi riferisco alle erbe spontanee commestibili di cui le nostre campagne italiane sono ricche, in quasi tutte le stagioni.
RispondiEliminaBellissimo
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